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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

Downey Robert

• jr. New York (Stati Uniti) 4 aprile 1965. Attore • «Vive ormai tra Hollywood e il carcere, dove è finito ben 4 volte - fa accapigliare destra e sinistra. ”Se non riesce a disintossicarsi è tutta colpa della Mecca del Cinema, troppo permissiva - tuonano in molti - più si droga e più gli danno lavoro”. ”Macché - ribattono i teorici della riabilitazione -, Downey è solo un malato cronico, come tutti i drogati, e in quanto tale andrebbe curato in ospedale, non sbattuto in carcere”. La sua dipendenza dalla droga - secondo alcuni cominciata addirittura quando aveva 6 anni, dopo che il padre gli offrì uno spinello - ne ha fatto suo malgrado una specie di simbolo. ”Quello del tossicodipendente creativo, sensibile e adorabile - scrive ”Newsweek’ - condannato dalla propria irrefrenabile tendenza all’autodistruzione”. ”La sua disintegrazione ha toccato una corda profonda negli americani”, nota il settimanale in un lungo articolo di copertina sull’origine ”biologica” delle tossicodipendenze che ricorda come 14 milioni di americani si trovino nella stessa situazione. Qualcuno se la prende con la cultura permissiva di una certa Hollywood che ha mitizzato la morte per droga di John Belushi e l’uso di ero di Courtney Love. ”Siamo troppo clementi con i nostri vip - punta il dito Joseph Pursch, uno specialista di disintossicazione che ha curato Betty Ford e Buzz Aldrin -, nel momento in cui li condoni li inviti alla ricaduta”» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 26/4/2001). «Una vita divisa tra Hollywood e le carceri della California. Secondo i maligni le frequenti apparizioni di Robert Downey jr. nei tribunali e le foto dei suoi arresti cominciano a essere più numerose delle sue interpretazioni. Salutato come uno degli attori più brillanti della sua generazione, Robert Downey jr. è diventato una vittima della droga e, superata la fase in cui era coronato dall´aureola di angelo caduto, i registi e i produttori hanno cominciato a prendere le distanze dalla sua presenza considerata pericolosa. Non si fidavano più di lui.[...] Le sue disavventure carcerarie sono cominciate nel giugno del 1996. Fermato dalla polizia mentre viaggiava a tutta velocità sulla strada costiera di Malibu, fu trovato in possesso di cocaina, eroina, crack e di una Magnum fortunatamente scarica. Nel giugno dello stesso anno lo trovarono addormentato, sotto gli effetti della droga, nel letto del figlio del suo vicino di casa. Nel 1999 diventa la matricola P50522 del carcere di Corcoran, prigione statale della California. Due arresti anche nel 2000, in agosto e poi in novembre, quando fu sorpreso in un albergo con anfetamina e cocaina. Nel 2001 è di nuovo in prigione, arrestato mentre è sotto l´effetto di qualche sostanza stupefacente. Supera in una classifica di permanenze in prigione, altri attori turbolenti come Christian Slater, Charlie Sheen, Johnny Depp e Sean Penn. Circolano sempre più spesso le sue foto mentre indossa, davanti ai giudici, la camicia arancione dei galeotti della California. La sua assidua frequentazione dei carcerati diventa rapporto quasi affettivo: a loro dedica il Golden Globe vinto per la sua interpretazione nella serie tv Ally McBeal. Dallo stesso programma sarà licenziato poco dopo per il suo ennesimo arresto. Figlio del regista indipendente Robert sr.[...] il suo debutto nel cinema risale al 1970 in un film del padre, Pound, e proprio al padre Robert Downey jr. attribuisce la sua iniziazione alle droghe, all´età di otto anni gli fa fumare il primo spinello. Negli anni Ottanta interpreta tra gli altri Vivere e morire a Los Angeles di William Friedkin, Uno strano caso di Emile Ardolino, Air America di Roger Spottiswoode. Nel 1992 è candidato all´Oscar per la sua performance in Charlot di Attenborough. E poi lavora con Robert Altman, Oliver Stone, Mike Figgis, Neil Jordan, Curtis Hanson. Molti registi e colleghi esprimono la loro solidarietà. Mel Gibson ottimista: ”Ho fiducia in Bob, le cose andranno a posto”. Curtis Hanson impressionato dopo che l´ha visitato in carcere: ”Si è rassegnato. ridicolo tenere lì un dipendente dalla droga che non ha fatto male a nessuno”. Mike Figgis giustificatorio: ”I suoi problemi nascono da frustrazioni, artistiche o chissà per quali altre cause”. Ma, insieme alle testimonianze di solidarietà, le porte si erano chiuse in faccia al turbolento attore che faceva la spola tra detenzione e libertà vigilata» (Roberto Rombi, ”la Repubblica” 23/10/2003). «Sono un businessman adesso, non posso permettermi di fare più l´artista ubriaco alla Bukowski. Se 21 anni fa mi avessero detto: hai davanti due strade, una ti porterà alla pazzia, a farti male, ma alla fine crescerai e ne uscirai maturo, con l´altra fra vent´anni starai ancora a fare il cameriere, avrei scelto la prima. Mi ritengo fortunato che le cose siano andate come sono andate, anche con tutti i danni che mi sono fatto. Almeno io ora sono qui, James Dean non ce l´ha fatta. E se sono stato in un coma per 21 anni, so di gente cui sono successe cose peggiori» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 23/10/2003).