25 febbraio 2002
Gambaro Franca, di anni 88. Discendente di un’antica famiglia genovese, da mesi in coma, viveva in una stanza terapeutica con tenda a ossigeno nella dépendance della villa di famiglia che porta il suo nome
Gambaro Franca, di anni 88. Discendente di un’antica famiglia genovese, da mesi in coma, viveva in una stanza terapeutica con tenda a ossigeno nella dépendance della villa di famiglia che porta il suo nome. Con lei abitavano due dei quattro figli avuti dal matrimonio con l’imprenditore Remondini: Piero Costantino, addetto alla certificazione di sistemi ad alta qualità; Giuseppe, 61 anni, manager nell’azienda di famiglia, sposato con Marcella, tre figli, amante del mare, barca a vela nuova, l’idea fissa che «bisogna curare l’abbigliamento e la capigliatura». Costui tornò dagli Stati Uniti alle 13 e 45 di mercoledì, in tempo per partecipare alla festa di compleanno di una nipote. Passò il pomeriggio davanti alla tivvù, uscì per fare una commissione. Rientrò alle 20 e 30, disse alla moglie che non aveva fame e andò a far visita alla madre. Fu accolto dalla dama di compagnia Erlionda, ecuadoregna, 68 anni. La mandò via con una scusa. Avvicinò lo sgabello al letto, si sedette, premette con cura la sua pistola contro la tempia della Gambaro e le sparò. Si ficcò poi la canna in bocca e fece partire il secondo colpo. L’arma, vecchia di sedici anni, scivolò sotto il letto. A villa ”Franca”, prato all’inglese, cancelli in ferro battuto verde scuro, nel quartiere residenziale di Albaro, Genova.