varie, 25 febbraio 2002
Tags : Clint Eastwood
EASTWOOD Clint San Francisco (Stati Uniti) 31 maggio 1930. Attore. Regista. Oscar come regista (e per il miglior film) nel 1993 (Gli Spietati) e nel 2004 (Million dollar baby)
EASTWOOD Clint San Francisco (Stati Uniti) 31 maggio 1930. Attore. Regista. Oscar come regista (e per il miglior film) nel 1993 (Gli Spietati) e nel 2004 (Million dollar baby). Come attore è stato lanciato da Sergio Leone e si è poi definitivamente affermato con il personaggio dell’ispettore Callaghan • « stato l’anonimo protagonista di serie televisive di modesto successo. L’eroe silenzioso dagli occhi di ghiaccio e dalla pistola facile dei western di Sergio Leone. Il poliziotto-giustiziere della serie Dirty Harry. Il raffinato regista de Gli Spietati e di numerosi altri successi, uno che invece di scegliere la via del film-formula ha ancora il desiderio, e il coraggio, di rinnovarsi in continuazione. [...] ”Quando reciti devi stare a preoccuparti delle pieghe dei tuoi vestiti e dei capelli fuori posto. Tante distrazioni che ti impediscono di concentrarti sul tuo lavoro di regista. E poi, penso che la gente ne abbia abbastaza di vedermi davanti alla cinepresa. [...] Da piccolo non ero molto bravo a suonare il piano, ricordo che la mamma voleva sempre che mi esercitassi e io mi rifiutavo. Poi ho scoperto che anche se non ero bravo serviva comunque ad attirare le ragazzine e così ho iniziato a prenderlo più seriamente. E ho finito per scrivere la musica per alcuni dei miei film. [...] Cerco toni che non dominano il film, ma che lo aiutano. [...] Pensavo che avrei fatto uno o due film e che poi mi sarei messo a fare altro. Ho anche pensato spesso, okay, adesso ne faccio ancora uno e poi smetto. Ma ho ancora cose da dire, mi diverto. E poi l’età dipende da come ti senti dentro e io mi sento giovane e pieno di curiosità”» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 26/9/2003). «A Hollywood non c’è nessuno come lui, il duro di fascino per antonomasia. Gringo, ispettore Callaghan, attore, regista, produttore. Una carriera che dura dagli anni ”50, una leggenda vivente. […] ”Se ho uno stile speciale lo sanno i critici, ma non io. Cambio stile a seconda della storia. La storia comanda, lo stile obbedisce. Ma se proprio vuole una riposta direi: veloce. Uno o due ciak e via alla scena successiva. Giro in economia, e per la troupe uso le stesse persone da anni, gente di cui mi fido ciecamente. […] Mi piacciono i personaggi eroici con debolezze personali. Sono i personaggi con cui mi identifico. Ho recitato il supermacho a sufficienza. […] Ho sempre raccontato personaggi appartenenti a minoranze, ma non ho nessuna crociata da portare avanti. […] Si dice che io sia un conservatore. Non è vero. Sono un conservatore sul piano fiscale, ma sono liberal sul piano sociale […] La gente diceva che io ero il prodotto degli anni di Nixon. Ma se io avevo avuto successo molto prima di Nixon. E poi a me Nixon non è mai piaciuto. Don Siegel, il regista di Ispettore Callaghan, il caso Scorpio e tuo, del 1971, era di sinistra. E come s’incazzava quando leggeva il critico del ”New Yorker” Pauline Kael che scriveva che il suo eroe era un fascista!» (’la Repubblica” 11/8/2002). «Ho imparato tanti anni fa da Don Siegel, che diceva: ”magari una scena non mi viene bene al primo ciak, ma ci provo ogni volta” [...] Ho cominciato con film che erano più azione e spettacolo, ma già all´inizio degli anni 70 ho cominciato a sperimentare con film più oscuri come La notte brava del soldato Jonathan (di Siegel, ndr), e ho capito che ogni storia ha la sua luce. [...] Sono cresciuto negli anni Trenta, nel pieno della depressione, ma finché qualcuno ti dà qualcosa da mangiare e hai un bastone con cui giocare non noti la differenza con chi ha vite diverse. Oggi è cambiato tutto, c´è la televisione, la società è molto differente, i bambini fanno confronti. Io ero molto introverso da piccolo, ero mancino, ma le penne a inchiostro che usavamo allora macchiavano se scrivevi con la sinistra e così mi hanno costretto a scrivere con la destra: forse per questo ancora oggi la mia scrittura è pessima. Oggi forse mi avrebbero considerato dislessico, ma io penso che se mi avessero lasciato in pace sarei stato a posto. Oggi tutti sono così scientifici, una volta o eri stupido o intelligente. Io ero uno studente mediocre e miglioravo man mano che mi interessavo ad altre cose nella vita. [...] Sono cresciuto a Oakland, ascoltando blues alla radio. Ho cominciato a interessarmi alla musica perché quando mi sedevo al piano le ragazze alle feste mi venivano tutte intorno» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 21/9/2003). Famoso per fare pochi ciak: «Molti anni fa ho girato un film con Vittorio De Sica (era Le streghe del 1966, ndr), e lui non girava un centimetro in più di quello che avrebbe usato. Potevi trovarti nel bel mezzo di una frase e lui gridava: ”Stop”! E tu dicevi: ”Ma non posso finire la frase, ho trovato l’ispirazione?”. ”No, tanto non intendo usarla!”» (’L’espresso” 18/2/2004). «[…] quando ero ragazzino, il cinema era un rituale al quale partecipava l’intera famiglia. Erano tempi in cui non si parlava di gruppi demografici, ma solo di che cosa è una buona storia. A volte il pubblico rispondeva, a volte no. Adesso gli spettatori vengono dati per scontati, come se la gente volesse solo rivedere un’altra volta l’ultimo film che ha avuto successo. Nessuno prende più rischi, gli studios giocano sul sicuro facendo ricorso a remake e sequel e riciclando dalla tv. Rimpiango i giorni in cui le storie venivano scritte dagli sceneggiatori e non da comitati di executives. E per qualche ragione sono ancora attratto dall’idea di raccontare una storia […] entrare dentro le scarpe di altri personaggi e scoprire che cosa si prova. […]» (Lorenzo Soria, ”L’Espresso” 31/3/2005).