25 febbraio 2002
Tags : William Eggleston
Eggleston William
• . Nato a Memphis (Stati Uniti) il 27 luglio 1939. Fotografo. «Un nome che in Europa, a parte gli intenditori, pochi conoscono. un uomo gentile e riservato, appassionato melomane, lui stesso compositore e abile pianista. Ma anche quell’agguerrito provocatore che usa lanciare le sue sfide con la macchina fotografica, con la quale è diventato famoso per immagini dalle tinte forti e dai toni mai anonimi. Scatti che descrivono gente qualunque, oggetti e simboli che raccontano il nostro quotidiano o che mostrano una natura vissuta come tramite di una approfondita ricerca poetica e nello stesso tempo spregiudicata. [...] La sua vocazione nasce casualmente quando negli anni Sessanta scopre l’opera di Henri Cartier-Bresson e, sulle orme del grande maestro del XX secolo, viene affascinato dal fotoreportage. Ha inizio così un vagabondaggio che lo porterà da Berlino al Sudafrica, dal Kenya all’Asia alla ricerca d’ispirazioni. Tuttavia, lascia presto la stampa in bianco e nero, per trovare maggiori soddisfazioni nel colore sul quale compie esperimenti fondamentali. Il suo nome sembrerebbe irrimediabilmente destinato a rimanere tra i sommersi, finché nel 1976 una celebre istituzione mondiale, il Moma di New York, gli rende omaggio. Con una esposizione che fa subito scandalo. Davanti a foto così abbaglianti e al qualunquismo dei soggetti dalle prospettive esasperate, immagini che evocano dietro l’apparente semplicità temi sconvolgenti, i critici rimangono scioccati. Ecco le pareti piastrellate di una doccia trasformarsi in una stanza di tortura, il soffitto rosso fuoco in una violenta allucinazione, l’interno di un forno nero nel baratro che attende il suicida. L’ambiente dei sobborghi americani appare sinistro, simile a tante metafore di una società angustiata, esaltata nelle sue deformazioni da un miscuglio di tinte così violente da rendere ogni particolare quasi grottesco. Molto riservato, circondato dalla famiglia che ne cura gli interessi, Eggleston, malgrado le apparenze, è un uomo sofferto» (Giuseppina Rocca, ”Il Messaggero” 5/1/2002).