Varie, 25 febbraio 2002
WINDSOR
WINDSOR Elizabeth Londra (Gran Bretagna) 21 aprile 1926. Regina d’Inghilterra (dal 1952) • «Ha assorbito per mezzo secolo tutta la fuliggine che il tempo depositava sul suo regno: la fine dell’Impero, il collasso dell’economia, l’inabissarsi della Chiesa, la crisi della coppia, la dissolutezza dei giovani. Ne è uscita impolverata, insieme alla ”ditta”, la sterminata famiglia reale; ma ha tenuto al riparo la nazione, presentatasi all’inizio del terzo millennio in sorprendente forma e di ottimo umore. […] Non sarà stata ”grande” come l’altra Elisabetta, o ”magica” come Vittoria: ma male non se l’è cavata. [...] Quel lontano febbraio 1952, quando una ragazza di 26 anni apprese durante un safari in Kenya che il papà era morto e che lei era monarca [...] Quando Elisabetta assurse al trono c’era la guerra in Corea, Churchill era primo ministro, Tony Blair non era stato nemmeno concepito. Il 30 per cento dei suoi sudditi ancora credeva che fosse stata scelta dall’Onnipotente, mentre oggi il 34% se ne sbarazzerebbe senza drammi. Appena regina, proibì alla sorella Margaret di sposare l’amante perché divorziato. Poi Margaret ha divorziato, i figli Carlo, Anna e Andrea hanno divorziato, Anna si è risposata, Carlo è stato adultero e concubino, e il quarto rampollo, Edoardo, ancora non divorzia da una moglie che ha giurato alla stampa che lui non è gay, ma avrà forse bisogno di un aiuto artificiale per metterla incinta. Se Elisabetta voleva salvare intatto il suo mondo, ha fallito. Ma non era questa la sua missione terrena. Lei doveva solo tenere in vita il Regno Unito. E ci è riuscita. C’è qualcosa nella monarchia inglese che si è rivelato prezioso nei momenti di burrasca. La scelta del capo dello stato in base al Dna potrà sembrare – ed è – lievemente retrograda. Ma ci sarà una ragione se la maggioranza dei paesi dell’Europa unita, otto contro sette, sono ancora retti da sovrani. Nessuna coabitazione, nessun dibattito sui poteri del presidente, nessun conflitto costituzionale, nessun picconatore che perde la trebisonda. Neanche una ”gaffe” politica. Solo secoli di stabilità. Il segreto è in quella prerogativa che Hugo Young chiama l’’impotenza” della monarchia. Elisabetta non può fare nulla. Ma il governo è di Sua Maestà, l’opposizione pure; e sotto quel simbolo silente ma resistente dell’unità della nazione tutto può accadere senza mai minacciare la continuità dello Stato. Protetto da quell’usbergo, il primo ministro può esercitare la più onnipotente ”dittatura elettiva” dell’Occidente. Solo così l’Inghilterra poteva passare in un paio d’anni dal socialismo reale laburista dei ’70 alla rivoluzione liberista e thatcheriana degli ’80 senza un solo scricchiolio istituzionale, navigando nel più violento conflitto di classe che il dopoguerra europeo ricordi. Solo così Tony Blair poteva fare la ”devolution” senza Bicamerale e processi per vilipendio alla bandiera, perché sopra la Scozia semiindipendente resta la Corona a vegliare sull’Act of Union del ’700. Perfino Ciampi sembra aver scelto il modello-Elisabetta: dedica più tempo alla promozione del tricolore che all’inciucio politico. Il sistema monarchico ha una semplicità che manca alle repubbliche, come risultò chiaro agli spagnoli alla morte di Franco. Soprattutto quando non tradisce nel momento del pericolo e non ci mette cinquant’anni a riconoscere i verdetti della Storia, alla Savoia. E poi, con i tempi che corrono, chi mai vorrebbe sostituire un sovrano con un politico? […] L’anziana Elisabetta si è presa in casa tutti i tumulti della modernità: i matrimoni in pezzi, gli amanti delle nuore, i Tampax del figlio in calore, gli alluci succhiati, la morte tragica ad alta velocità, il nipotino che fuma gli spinelli. Gli inglesi hanno digerito e sublimato perché quella è anche la loro vita, la vita di tante famiglie realissime ma non reali, i cui turbamenti vengono quasi riscattati dalla semplice constatazione che ”accade perfino nella migliore famiglia”. Certe volte, affidandosi alla mani esperte di diabolici ”spin doctor”, sono i reali stessi ad alimentare la fame di scandali dei sudditi. Il giovane e brillante Mark Bolland, fino a ieri consigliere per l’immagine di Carlo, ha ”manipolato” il disastro della marijuana di Harry trasformandolo in un trionfo per il padre: così sollecito, così paternamente severo, così politicamente corretto che perfino il repubblicano Guardian si è inchinato, assolvendo gli eccessi del figlio e i fallimenti del genitore come una conferma della loro modernità. […] Una sola volta un grumo di tragedia familiare ha rischiato di inceppare il sicuro tiraggio dell’aspirapolvere: la morte di Diana. Per qualche misteriosa ragione, gli inglesi reagirono da sudamericani. Pianti, fiori e orsacchiotti di peluche per la ”regina di cuori”. […] Il clamoroso lutto inglese e l’indifferenza tedesca dei Windsor vennero alle mani. La parola proibita, ”abdicazione”, fu evocata. D’un colpo, Elisabetta e il figlio Carlo sembrarono scavalcati nella linea di successione dal giovane William, erede diretto dell’amata Diana. Fu allora che la Regina diede prova di un’altra sua eccezionale qualità, affinata nell’esercizio del potere: il cinismo. Capì che doveva chinare la testa, e lo fece con grazia, ma senza lasciare nessun dubbio che si piegava per puro senso del dovere. […] Gli inglesi le perdonano stravaganze e anacronismi. La sua famiglia possiede da sola un quarto di tutta la terra posseduta da 45 milioni di sudditi. E’ la legale proprietaria di tutti i cigni del Tamigi, e l’unica persona del Regno autorizzata a mangiarseli, volendo. Nutre di persona i suoi quattro cagnolini ”corgis" ogni giorno all’ora del tè, mescolando il cibo con coltello e forchetta d’argento. Ama le bestie più degli uomini» (Antonio Polito, ”la Repubblica” 5/2/2002). «Nel 2003 ha festeggiato i 50 anni dall’incoronazione, avvenuta nel 1953: A quell´epoca c´erano ancora molte colonie e buona parte del mappamondo era colorato di rosa, per indicare i possedimenti e i dominions britannici tra i quali il Sudafrica, il Canada e l´Australia. Era morto da un anno Giorgio VI, il re che dovette affrontare in condizioni di salute precarie l´incubo della guerra mondiale. Nel 1952 Elisabetta che era in Kenya con il marito principe Filippo: lì la raggiunse un messaggero che la informò della tragedia familiare. Dopo un periodo di lutto, venne incoronata nella stessa abbazia di Westminster. In Inghilterra c´era l´austerity ed il razionamento. Erano tempi difficili. Ma Elisabetta ebbe al suo fianco il vecchio Winston Churchill che si rivelò per lei un grande maestro. La scuola sua scuola si rivelò provvidenziale per una donna che in così giovane età e senza esperienza doveva occuparsi di ben 650 milioni di sudditi su scala mondiale. Era un momento storico di svolta. Nell´Unione Sovietica la situazione si andava evolvendo: nel 1953 sarebbe morto Stalin e si sarebbe alleggerito il pericolo di una terza guerra mondiale. Ma nei territori imperiali cominciavano le ribellioni: tutto sarebbe cambiato da allora nella posizione della Gran Bretagna nel mondo. Eppure, il momento più difficile per Elisabetta è stato quello che lei stessa ha definito "annus horribilis", 1992: il matrimonio di suo figlio Andrea con Sarah Ferguson naufragò nello scandalo e così avvenne anche per quello di Carlo e Diana. Fu un vero e proprio disastro. Diana era popolarissima, e la sua immagine faceva ombra a quella del resto della famiglia reale. Il punto più alto di questa crisi fu raggiunto dopo l´incidente parigino che portò alla morte della principessa: Filippo, Elisabetta e Carlo divennero impopolarissimi. Ma come era avvenuto nel 1953, quando aveva iniziato il mestiere di regina ed aveva trovato un premier che l´avrebbe aiutata, così è avvenuto nel 1997, quando Tony Blair l´ha sostenuta a spada tratta. Ha vietato ai suoi parlamentari di criticare la famiglia reale e le ha dato idee e consigli per riacquistare popolarità e trasformare la sua istituzione in una "monarchia moderna". Elisabetta, per quanto possibile, appare sempre più vicina all´immagine della "donna qualunque". Ha anche smesso di osteggiare la relazione tra Carlo e la sua amante di sempre Camilla Parker Bowles. [...] Come se non bastasse avrebbe, secondo i pettegolezzi che circolano nella migliore società inglese, autorizzato la figlia a sbarazzarsi del secondo marito per mettersi a sua volta con l´ex consorte di Camilla, il capitano Parker Bowles del quale era stata già amante molti anni fa» (Paolo Filo della Torre, "la Repubblica" 2/6/2003).