Varie, 25 febbraio 2002
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FAITHFULL Marianne Hampstead (Gran Bretagna) 29 dicembre 1946. Cantante • «Nella vita e nella carriera ha sempre scelto il meglio
FAITHFULL Marianne Hampstead (Gran Bretagna) 29 dicembre 1946. Cantante • «Nella vita e nella carriera ha sempre scelto il meglio. A cominciare dagli anni 60, quando il fidanzamento con Mick Jagger diede a quella bellissima ventenne (1966) una fama talmente grande da poter vivere di rendita. L’unione durò poco (fino al 1970), ma lei nel frattempo era diventata la musa di un’intera generazione. E anche una brava cantante. Di tutte le sue relazioni, le meno pericolose sono state quelle professionali: ha inciso dischi con Steve Winwood, Angelo Badalamenti, Daniel Lanois. Ha cantato Brecht e Weill. E ora canta i rocker del 2000. […] Quando non fuma, toglie e mette gli occhiali, tormenta i capelli; quando non beve acqua prosciuga un misterioso bicchiere che (assieme ai tacchi) è forse la causa dei suoi passi incerti; quando non canta, si rivolge al pubblico, o pensa ad alta voce. Se non può fare tutto in una volta, allora chiama sul palco la truccatrice e per qualche minuto assistiamo in silenzio a una nuova posa di cipria, a un ritocco del rossetto» (Laura Putti, ”Repubblica”, 12/3/2002). «C’era un tempo in cui la sua vita era un dizionario di eccessi tossico-farmacologici. Per non parlare delle sregolatezze sessuali: dopotutto, questa ex ragazzaccia serafica degli anni Sessanta può vantare ben tre Rolling Stones fra le metaforiche tacche sulla cintura delle sue conquiste. Ma ormai questa è preistoria. Oggi, tutta in nero come una musa esistenzialista, scrive canzoni electro-funk con Beck e pop autobiografico con Jarvis Cocker e racconta barzellette quasi pulite sul palcoscenico in attesa che le riparino un altoparlante guasto. Inforca e posa gli occhiali come una zietta un po’ eccentrica, tiene i testi a portata di mano sul leggìo e sorseggia austeramente acqua per lubrificare la sua celebre voce arrochita da whisky e sigarette. Ma la gente la ammira per l’avventuriera scapicollata che era […] Dopo la separazione da Jagger, sprofondò nel buio della tossicomania, da cui è riemersa lavorando» (Maria Chiara Bonazzi, ”La Stampa” 13/3/2002). «Gli anni 60 sono stati un periodo davvero speciale e fanno parte della mia educazione. [...] Volevamo cambiare tutto, ma non siamo riusciti a fare grandi cose. Affrontavamo la vita in modo quasi selvaggio. Era un modo malato di vivere e siamo finiti nell’Lsd. L’unica cosa concreta su cui realmente siamo riusciti a realizzare qualcosa è sul fronte dei diritti femminili [...] per liberarmi dalla droga c’è voluto tanto tempo. Fino all’85 non sono riuscita a essere pulita. Poi è stata come una liberazione [...] Quando guardo da che inferno sono uscita, penso alle cose che avrei potuto fare e non ho fatto [...]» (Marco Molendini, ”Il Messaggero” 2/11/2004).