Varie, 25 febbraio 2002
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Falcao Paulo
• Roberto Abelardo Luz (Brasile) 16 ottobre 1953. Ex calciatore. Dal 1980 al 1985 nella Roma, vinse lo scudetto 1982/1983 • «Roma mi ha cambiato, mi ha arricchito, mi ha fatto maturare. Non è facile passare da una parte all’altra del mondo all’età di 27 anni e affrontare un’impresa completamente nuova. Non sarei l’uomo che sono se non avessi vissuto a Roma. [...] L’arrivo all’aeroporto di Fiumicino. Mi aspettavo cinque persone ad accogliermi, due dirigenti della Roma e tre giornalisti. Trovai una folla di tifosi. Faceva un caldo boia, era il 10 agosto, sbarcai a Roma alle 9.35. Ho memorizzato anche i numeri di quel giorno straordinario. [...] Poi mi portarono a mangiare in un ristorante, sulla collina di Monte Mario. Da lassù, vidi per la prima volta Roma dal vivo. L’avevo studiata sui libri di storia, l’avevo immaginata attraverso i ricordi di amici che erano venuti in vacanza. Finalmente Roma era anche una cosa mia. [...] L’impatto con la squadra avvenne a Parma, dove era in ritiro prima di una partita. Mi accolsero Liedholm e Spinosi. Cominciammo subito a parlare di calcio. Poi mi presentarono i miei nuovi compagni. Io consegnai loro un regalo, una maglia tipica delle mie parti, si chiama pala. I giocatori la sorteggiarono per vedere a chi toccava. Il fortunato fu Tancredi. [...] Ricordo la prima partitella. A un certo punto mi arrivò un pallone a mezz’altezza e inventai una rovesciata. Gol. Passò qualche minuto e Bruno Conti segnò un gol in rovesciata più bello del mio. Pensai che nella Roma c’era un altro brasiliano. [...] Eravamo forti, ma mi accorsi che soffrivamo gli squadroni. Un giorno radunai il gruppo e dissi queste parole: l’unica cosa che non ci possiamo permettere è perdere le partite prima di giocarle. [...] Roma ha l’anima brasiliana, la gente si accontenta di poco per stare bene. C’è allegria, c’è voglia di vivere. Ma quello che mi impressionò fu la galleria umana dei personaggi che incontrai. Da bambino avevo maturato l’amore per il cinema. C’era un mio amico che gestiva una sala e io vendevo le bibite nell’intervallo per avere, in cambio, il biglietto gratis. Ero cresciuto con i western di Sergio Leone e con le commedie italiane. All’improvviso, quei personaggi che avevo visto in bianco e nero divennero persone in carne e ossa. [...] Vittorio Gassman. Lo conobbi a teatro, dove aveva portato in scena l’Otello. A fine spettacolo andammo a cena con tutta la compagnia. A metà serata gli dissi che assomigliava a mio padre. Gassman mi rispose ”magnifico’. Un altro personaggio straordinario era Carmelo Bene. I nostri dialoghi erano surreali: io parlavo di cinema e di teatro, lui mi rispondeva parlando della zona. [...] Il personaggio più vicino alla Roma di quei tempi era Andreotti. Fu determinante in un momento delicato quando, dopo lo scudetto, stavo per lasciare Roma. Ma la frase che non dimenticherò mai di Andreotti fu pronunciata al Processo di Biscardi prima della finale di coppa dei Campioni Juventus-Amburgo. Biscardi invitò tutti a tifare per la Juve, anche i romanisti. Andreotti rispose: mi astengo. [...] Tornai in Brasile e vinsi lo scudetto. Nel 1986 sfiorai il ritorno in Italia. Incontrai Maradona dopo la vittoria dell’Argentina ai Mondiali. Mi disse che voleva portarmi a Napoli. Parlai con i dirigenti, trovammo l’accordo, ma intanto era esploso lo scandalo scommesse e il Napoli fu coinvolto nella vicenda. Si difese, dimostrò la sua estraneità ai fatti, ma intanto erano scaduti i termini per il tesseramento degli stranieri e saltò tutto. [...] Ho guidato la nazionale e ho scoperto talenti come Cafu, Leonardo e Marcio Santos. Poi ho allenato il Porto Alegre e la nazionale giapponese. Dal 1995 ho voltato pagina, faccio il giornalista. Commento il calcio su Rete Globo, ho una rubrica a Radio Gaucha e scrivo sul giornale Zero Hora. [...] Bruno Conti un uomo straordinario. Di Bartolomei una persona colta e intelligente. Viola un presidente geniale che riuscì a fare grande la Roma pur non essendo ricco. Liedholm, beh, Liedholm è nei primi cinque posti tra i personaggi più grandi che ho incontrato in questi 50 anni» (Stefano Boldrini, ”La Gazzetta dello Sport” 16/10/2003).