Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

FARANDA

FRUSCIO Dario Longobardi (Cosenza) 9 maggio 1937. Politico. Nel 2006 eletto al Senato con la Lega. Negli anni ”80 si distinse come difensore degli interessi dei piccoli azionisti fino a entrare nel Cda della Montedison di Cefis, del Banco Lariano e dell’Eni. Il suo contatto con Bossi avvenne in modo casuale nel ”94 su un volo Roma-Milano (il Senatur era appena stato raggiunto da un avviso di garanzia per i 200 milioni di Patelli) • «Ha portato sulla ”Padania” le idee di John M. Keynes e John K. Galbraith, Chirac e Beneduce, Drucker e Shaw, re Artù e Napoleone Colajanni. ”Se è per questo, ho anche salvato la petrolchimica italiana”. [...] fa parte del consiglio d’amministrazione dell’Eni e di Sviluppo Italia [...] nato a Longobardi, provincia di Cosenza, sul Tirreno. ”Anzi, nel Tirreno. Quando si alzava la burrasca il mare ci entrava in casa”. Base della sua teoria è che il fine dell’impresa non può né deve essere il profitto; anzi, ”ciò su cui ho irremovibile persuasione è che il movente del profitto è, in sé e per sé, un non senso”. Una posizione in questi tempi bui piuttosto isolata, ma che è piaciuta molto a Bossi [...] outsider anche nel look, le giacche a scacchi, i capelli rossicci, la statura raccolta. Seccati per l’intrusione, i malevoli hanno diffuso un ritratto del professore certamente spurio: ”Dove sono la stanza, la segretaria, la macchina, l’autista?” avrebbe chiesto al suo ingresso a Palazzo. ”Diffidano di me perché non corrispondo ai loro piani - replica -. Come le spiegavo, io sono il salvatore della petrolchimica italiana [...] mi opposi strenuamente alle dismissioni. Le lascio immaginare gli scontri, le discussioni, le ostilità”. Si narra anche di minacce di morte: per mesi il professore ha concluso le conversazioni augurandosi di poter rivedere l’interlocutore la volta successiva. Lui è troppo schivo per confermare: ”Se anche fosse vero, non glielo direi. Non voglio rischiare che mi diano la scorta e limitino così la mia libertà”. Di pensiero, innanzitutto: ”Detto in termini di compendio, le imprese sono gestite in condizione di sottoposizione all’influenza determinante della comunità finanziaria internazionale. Nel caso dell’Eni, sono quattro gestori in tutto: due a New York, uno a Londra, mezzo in Italia. quello che Galbraith definisce l’imbroglio del capitalismo di oggi. Un sistema perverso”. Dirigente dell’Azione cattolica, ”keynesiano da sempre”, formatosi negli Anni Sessanta come disturbatore di assemblee (’mi sono battuto contro Cefis in difesa dei piccoli azionisti della Montedison”), cooptato nel consiglio della Standa dove ”ho avversato la finanziarizzazione e gli atti peccaminosi con cui si drena liquidità a favore del socio di maggioranza”, all’Eni è particolarmente temuto per la sua verbosità. ”Liberateci di lui” fu l’urlo di dolore giunto al ministero dell’Economia. Una parziale soluzione si è trovata con una delega: la guida di Sviluppo Italia Turismo, holding che fin dai tempi della gestione di Dario Cossutta controlla tra l’altro l’Hotel Raphael di Palermo, in società con la famiglia Cuffaro. [...] Non rinnega le sue origini meridionali, ha portato Bossi al teatro Odeon di Reggio Calabria (e al loggione che urlava ”pecoraio!” e ”buffone!” ha risposto: ”Ecco il condottiero della nostra riscossa”), ma considera il Sud ”un problema di politica internazionale”, per cui gli aiuti statali sono inutili. Si scaglia contro i manager e le loro ”remunerazioni da spanciamento”, per poi giustificarsi: ”La piena comprensione dei fatti a volte richiede linguaggio al limite del rude”. E poi, come diceva Shaw (Show nell’originale della ”Padania”), ”tutte le grandi verità all’inizio sono bestemmie”» (Aldo Cazzullo,’Corriere della Sera” 27/1/2005).