Varie, 25 febbraio 2002
Tags : Bob Farrelly
Farrelly Bob
• Cumberland (Stati Uniti) 17 giugno 1958. Regista. In coppia con il fratello Peter. Film: Tutti pazzi per Mary (1998), Io me e Irene (2000), Shallow Hal (2001). «Gli eternamente allegri Bob e Peter Farrelly [...] sono in effetti inseparabili: vivono tuttora vicini uno all’altro nei pressi di Boston (sono cresciuti nella vicina Rhode Island), scrivono insieme i copioni dei loro film, che poi producono, dirigono e montano (spesso litigando), si amano, si odiano, terminano uno la frase dell’altro in un trionfo di inguaribile dipendenza. [...] “Noi non offendiamo nessuno, anzi. Nei nostri film usiamo sempre ritardati o tetraplegici. Sono persone bellissime, che vengono ogni giorno sul set piene di vita e di entusiasmo, ci baciano e ci abbracciano e ci fanno sentire che tutto questo ha un valore che va oltre la risata. Sono esseri imperfetti: e chi non lo è? Io mi sento molto più a mio agio con gli handicappati che coi colletti bianchi di Hollywood. E lo dico sinceramente, senza civetteria [...] E poi vorrei mettere in evidenza che nei nostri film chi tratta male i portatori di handicap è sempre ritratto come un personaggio riprovevole, odioso [...] Il politically correct ha rischiato di uccidere la commedia, è stata come una camicia di forza imposta alla comicità e l’ha allontanata da quel bellissimo spirito anarchico dei classici degli anni ‘70 come Animal House o Mezzogiorno e mezzo di fuoco. Noi cerchiamo di recuperare quello spirito [...] Siamo molto attivi in opere di carità e coinvolti in un’organizzazione chiamata ‘Best Buddies Program’, un programma di assistenza per persone con problemi mentali. Uno dei nostri migliori amici, Danny Murphy, è tetraplegico - è rimasto paralizzato dal collo in giù da ragazzino per un incidente di tuffi - e recita in quasi tutti i nostri film. Lui ci dice sempre: ‘Non dovete ritrarre il disabile come un santo: è quasi sempre incazzato, e in genere è un pazzo scatenato’. [...] Ci aiutiamo molto a vicenda come autori comici. Separati non facciamo ridere come quando stiamo insieme» (Silvia Bizio, “L’espresso” 1/4/2004).