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 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

FASCETTI Eugenio

FASCETTI Eugenio. Nato a Viareggio (Lucca) il 23 ottobre 1938. Calciatore. Lanciato dal Bologna, nel 1960/61 campione d’Italia con la Juventus (ma giocò solo due partite), poi Messina e Lazio. Diventato allenatore, ha ottenuto cinque promozioni in serie A (Lecce 1984/85, Lazio 1987/88, Torino 1989/90, Verona 1990/91, Bari 1996/97). Era l’allenatore del Lecce che alla penultima giornata del campionato 1985/86, già retrocesso, vinse 3-2 all’Olimpico contro la Roma e regalò lo scudetto alla Juventus. «[...] Genio e sregolatezza, tanto per buttarla sul luogo comune. [...] Bologna. Estate del ’56: Eugenio ha dicotto anni e tocca il cielo con un dito. Gli si spalancano davanti le porte della Serie A: ”Era la prima grande occasione della mia carriera. [...] In quella squadra c’erano Pavinato, Capra, Pivatelli, Pascutti, c’era il nucleo di quella che poi divenne la squadra dell’ultimo scudetto [...] Giocavo ala, mezz’ala, mediano [...]”. [...] Ci sapeva fare, Fascetti. Altrimenti, spiegate come avrebbe potuto approdare alla Juventus. Poi, si sa, a volte ci si infila in viottoli disagiati. Succede, ecco tutto. ”Forse andare a Torino fu uno sbaglio. Voglio dire, quella era una squadra che aveva come mezze ali Boniperti e Sivori, non so se mi spiego. E a quei tempi mica c’erano le tre sostituzioni come oggi, o il calendario fitto di appuntamenti che incombono, mica esisteva il concetto di turn-over. Insomma, giocai poco o niente”. [...] Da un capo all’altro della penisola, questa volta: Torino-Messina: ”Quella è stata un’altra tappa bella e importante. Un bel ricordo. Due anni in Serie B e poi la promozione, il ritorno ad alta quota, un altro campionato e la salvezza [...]”. Ultima fermata in Serie A: Roma, casa Lazio: ”Esperineza dimenticabile. E certamente per causa mia. C’erano in ballo questioni personali, problemi miei fuori dal campo. Non c’ero con la testa, andò male”. Dodici presenze, zero reti. Così se ne va l’ultimo tram del grande calcio. [...] Si dice all’epoca: un talento inespresso, uno che ha i numeri ma non una strada precisa da seguire [...] L’altro Fascetti [...] nasce a Latina. Sulla panchina di una squadra di dilettanti che ha un nome aziendale, la Fulgorcavi. ”Laggiù ci andai per lavoro, ma anche pensando a un futuro nel calcio. Il patron dell’azienda aveva questa squadra e mi propose di dividere il mio tempo a metà. Impiegato e allenatore. Accettai e non me ne sono mai pentito. Anzi, è un’esperienza che consiglio a tutti. Partire dal basso fa bene, nel nostro mestiere un po’ di marciapiede aiuta a crescere. Su quei campi mi sono divertito. e vorrei ricordare che sono partito dalla prima categoria e ho conquistato due promozioni. [...] Insomma, sono fiero di essere salito fino alla serie D, con la Fulgorcavi, prima di andare a prendere il patentino a Coverciano”. [...] ’78-79, Eugenio Fascetti, dopo Coverciano, parte da Varese, ed è la partenza giusta. L’inizio di un ciclo. ”Scelsi il settore giovanile, perché a me piace insegnare calcio. Poi, sono i casi della vita, entrai nel giro. Subentrando sulla panchina di prima squadra, in serie B. Ma non me l’ero cercata [...]” [...] Varese, cinque stagioni. Lecce, tre stagioni. Più avanti Bari, addirittura sei. ”A Varese, e poi a Lecce, abbiamo prodotto un gran bel calcio. A Varese ci hanno portato via una promozione che sentivamo già nostra, e non vado oltre perché se no mi arrabbio ancora [...] A Lecce è arrivata, insieme allo spettacolo [...] A Lecce credo di aver ottenuto la quadratura del cerchio, con la Lazio è stato diverso. Intanto perché partivo da -9 [...] ”. [...] Stagione ’86/87, la Lazio in serie B con quell’handicap pesante come un macigno. Una salvezza così vale una promozione. E infatti. per Fascetti, quell’annata sta alla voce ”ricordi migliori”. ”Una vittoria valeva due punti, ci tengo a ricordarlo. Come mi piace rammentare che quella era una squadra davvero offensiva. [...] Io avevo in mezzo Mandelli, Poli, Fiorini e Caso. Un gran bel gruppo. Sono stati due anni meravigliosi, il primo con quella salvezza fantastica, il secondo con la promozione. [...]”. Brusca interruzione, ancora una volta. Alle porte della A, ancora una volta. ”Calleri e io litigammo, ci fu un po’ di casino. Insomma, uno fa una scelta e se tu vuoi essere te stesso ne prendi atto. Io tolsi il disturbo, strappai il contratto e arrivederci”. Ricorrenze infauste. Fascetti contro Calleri, poco più in là Fascetti contro Borsano. ”Quella fu una vergogna, davvero. E non ci furono problemi col presidente, ma con gente che gli stava intorno e che lui non poteva mandare via. E poi ci si mise il direttore di ’Tuttosport’ a farmi la guerra per la faccenda di Müller. E la realtà è che io con Müller mi arrabbiai per tenere unita la squadra. Una volta, due volte, giri la testa e fai finta di niente. Ma quando è la squadra a non poterne più, devi intervenire. Comunque, di Torino mi resta il ricordo più importante. Una promozione col record di gol, a metà campionato eravamo già sicuri di salire Serie A. [...]” [...] Verona [...] ennesima promozione, nel ’90-91 [...] un anno di inattività, il ’92-993. [...] ”Abbiamo vinto un campionato con la società fallita. L’anno dopo mi hanno sostituito con Liedholm e Corso a nove giornate dalla fine. Quando me ne andai ero quart’ultimo. e avevo giocato un campionato con quella sciagura di Raducioiu in attacco. Dopo, fecero due punti in nove giornate. Non era proprio tutta colpa mia. E allora mi impuntai. Decisi di restare fermo, perché dovevano pagarmi. Me lo scelsi, quell’esilio”. Due anni in serie B a Lucca e poi il nuovo ciclo. L’ultimo, lungo e importante. Bari: dal ’95 al nuovo millennio, sei stagioni. ”Con alti e bassi, come è naturale che sia. La società aveva cominciato un ridimensionamento dopo la partenza di Platt e Boban. Si fece di necessità virtù [...] Abbiamo conquistato una promozione importante, ci siamo mantenuti dignitosamente in Serie A. E da Bari sono usciti giocatori importanti. Uno dice: Casssano. Vero, c’ò stato Cassano. Ma anche Zambrotta, Volpi, Sala. Gente in gamba” [...]» (Marco Tarozzi, ”Calcio 2000” dicembre 2002).