Varie, 25 febbraio 2002
FAZIO
FAZIO Fabio Savona 30 novembre 1964. Conduttore tv. Da ultimo di Che tempo che fa • Entrato in Rai con concorso nel 1983, esordisce giovanissimo in Pronto Raffaella? (1983). Nel 1984 partecipa a Loretta Goggi in quiz e nel 1985 a Sponsor city. Con L’orecchiocchio (1985) e Jeans (1986) dà il via a nuove forme d’intrattenimento giovanile. Nel 1990-91 è uno dei protagonisti del gruppo di giovani comici del varietà satirico-demenziale di Telemontecarlo Banane. Nel 1991 rientra in Rai conducendo Fantastico bis. Al fianco di Paternostro, si diverte a fustigare bonariamente i vip in Diritto di replica. Nel 1992 presenta su RaiTre il particolare quiz Porca miseria e, per Telemontecarlo, T’amo tv. Il grande successo arriva nel 1993 con la rasmissione Quelli che il calcio su Raitre, che gli vale anche il Telegatto (1994). Nel 1995 prende parte al Dopofestival di Sanremo. Nel 1997 porta al successo Anima mia, trasmissione della quale è autore e che conduce insieme a Claudio Baglioni, e presenta Sanremo giovani. Nel 1999 presenta il quarantanovesimo Festival di Sanremo. Condurrà anche il cinquantesimo Festival, assieme a Luciano Pavarotti e Teo Teocoli • «Pupazzo ridens costruito con i gilet smessi di Renzo Arbore, le figurine Panini rubate a Walter Veltroni, i rigori sbagliati di Gianluca Vialli e Roberto Mancini. il Fabio che fin da bambino lavorava per diventare Fazio, e se ieri ascoltava una canzone di Baglioni sapeva già che domani ne avrebbe fatto una compilation da vendere, se guardava la piccola Pippi Calzelunghe stava già prenotando il biglietto Copenaghen-Milano alla vecchia Astrid Lindgren per umiliarla in diretta, se gli Intillimani scappavano dal Cile lui preparava già il contratto per comprare El pueblo unido e regalarlo al piccolo dei Savoia. Nella corte dei miracoli di Quelli che il calcio è l’imperatore che può nominare un Idris presentatore, il sadico che spedisce il povero Paolo Brosio a combattere con gli squali, il diavolo che corrompe il sorriso dolce di suor Paola. Epigono della televisione abbastanza intelligente, dopo aver imparato che una telecamera deve inquadrare una coscia scosciata almeno ogni tre minuti e che la pubblicità paga di più se viene chiamata sponsor, sta seguendo la strada di un altro ex genietto dell’etere, Piero Chiambretti, che è anche un suo diretto nemico. Giovane e povero a Raitre, maturo e benestante a Raidue diventerà vecchio e miliardario alla Raiuno di Sanremo. Inquietante il suo doppiomento» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 17/10/1998) • «Ne ha fatta di strada il ragazzo di Savona. Timido, maturo, non una sigaretta o una goccia d’alcol, bravissimo al liceo classico Gabriello Chiabrera, assolutamente negato per lo sport, una frana con le ragazze. Fabio è così fino a 18-19 anni. Un po’ di destra. O comunque anticomunista: appoggia una lista ”indipendente” che si contrappone a quella della Fgci. Sono i tempi di Solidarnosc e Fabio viene da una famiglia di impiegati dello Stato a forte tradizione cattolica. Unici indizi che lasciano presagire il brillante futuro, la passione per la tele, che divora e il suo straordinario talento per le imitazioni. E proprio come imitatore approda in Rai, grazie a un concorso con selezione finale a Roma [...] Si iscrive a giurisprudenza a Genova, ma detesta quella facoltà. Passa pure a Pavia nella speranza di farcela con più facilità. Impiega tre anni prima di mollare legge e tornare a Genova per iscriversi a Lettere: si laurea con 110 facendo la spola con Roma, dove ha già i suoi primi contratti. Il suo sogno di liceale è di scampare alla professione di avvocato per fare il giornalista. Nelle radio locali a cui collabora intervista chiunque capiti a tiro [...]» (Sandro Mangiaterra, ”Panorama” 25/2/1999) • «Per me la Rai è il luogo in cui è cresciuta la mia storia professionale, l’azienda che mi ha cambiato la vita. Se chiudo gli occhi, penso a Voglino, Sacerdote, Vaime alla radio, alla prima volta che ho visto la Carrà in via Teulada. Ho un affetto autentico per la tv pubblica. [...]» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 27/9/2004).