Varie, 25 febbraio 2002
FERILLI
FERILLI Sabrina Roma 28 giugno 1964. Attrice • «Uno dice ”la Ferilli” e subito viene in mente un bel seno prosperoso. Il flash successivo è una femminona in reggiseno e mutande che percorre la passerella del Circo Massimo regalando sorrisi ai tifosi della Roma in delirio per lo scudetto. Il quadro tangibile che si ha incontrandola di persona è questo: una ragazza minuta, di media statura, magrissima, taglia 40, precisa lei. […] ”Io ascolto anzichè parlare. Me lo hanno insegnato i miei genitori. Ascolto e quando mi chiedono una cosa che non so dico che non la so […] Il libro preferito in assoluto? Follia. Ahh, ecco, lì c’è un ruolo sexy che farei subito. Quando lo lessi mi informai per comprare i diritti e interpretarlo al cinema. Non avevo abbastanza soldi. Farei quella che nel romanzo di McGrath è la moglie dello psichiatra del manicomio criminale, quella sensuale da morire che fa sesso con uno degli internati e scappa con lui”» (Claudia Carucci, ”La Stampa” 25/8/2002) • «Sex-symbol nei confini nazionali e oltre frontiera, femmina fino al midollo sulle pagine dei calendari […] Esile e slanciata, curve in regola e testa che funziona più che a dovere, è una donna solare, ironica, pepata e croccante, forte come l’acciaio. Una di quelle persone che non hanno pace finchè non riescono a rivolvere i problemi di chi le circonda. Non lo fanno per ottenere riconoscenza, ma così, tanto per generosità. E quando te la ritrovi davanti, passionale, vera, determinata, intuisci che è condannata a non potersi appoggiare ad alcuno. ”La forza”, dice, ”altro non è che un ramo dell’intelligenza. Forse è un dono di Dio, forse carattere, un qualcosa che ti fa restare saldo come una quercia ma che ti fa anche soffrire come un cane...Perchè non si può cedere, mai” […] ”Mi piaccio da morire, così tanto che se m’incontrassi m’innamorerei di me! Mi sono sempre piaciuta, anche quando non ero bellissima, perchè l’aspetto esteriore conta solo se si fonde con il cervello. Altrimenti sarebbe come portarsi la bellezza a spasso”» (Micaela Urbano, ”Il Messaggero” 12/12/2002) • «Bona della Patria. Ex serveuse alle Feste dell’Unità. Tetta molle dell’Ulivo, Ferillona dei nostri desideri, ah se tu uscissi una sera con noi, ti porteremmo in un ristorante a farci un’amatriciana: Ferillona dei nostri sogni, vorresti diventare un ”Totò con le tette”, ma poi ti svegli sul palcoscenico di Sanremo e scopri di essere una ”Valeria Mazza con i capelli scuri”. Ferillona delle nostre glorie, ci hai conquistati al Festival di Venezia mentre facevi la diva come d’estate a Panarea può farlo la sora Cecia sul dodici metri del sor Cecilio: Ferillona delle nostre speranze, per fortuna le tue 92-63-92 singhiozzanti in televisione turbarono il compagno Fausto Bertinotti e salvarono il governo Prodi. Ferillona delle nostre illusioni, ci hai riprovato supplicando Fausto di ”non spezzarmi il cuore”, ma stavolta o perché uno può stancarsi ad annusarla soltanto o perché ha visto ballare le Veline di Striscia, il compagno Fausto ha orgogliosamente e virilmente votato no. Ferillona delle nostre malinconie, poraccia, non ti è rimasto che sorridere malinconicamente dalla copertina di ”Max” puntellando con le braccia la tetta dell’Ulivo avvizzito» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 17/10/1998). «Vivo di cinema. Mi stimola, mi appassiona. qualcosa che mi viene naturale, che coinvolge. diventato un mestiere ma riesce ancora ad emozionarmi. la cosa che mi emoziona di più […] Cinema, tv e teatro fanno parte dello stesso fiume: il lavoro è trasmettere, interpretare. Io preferisco il cinema, anche se certe volte il teatro è più forte […] Dal momento che fai un mestiere pubblico e sei gradevole è inevitabile che ci possa essere questa idea, di essere un sex symbol, un sogno erotico. Non credo che la carne debba far paura, anzi, al contrario. Più c’è carne meglio è. Le persone pelle e ossa simbolicamente emanano immagini di sofferenza e di malattia. La carne è equilibrio, serenità. Non bisogna certo eccedere, però meglio tre o quattro chili in più che in meno. Sembra che il magro e il patito sia più intelligente perché soffre […] Quelli che stanno bene preferiscono donne formose. I disturbati psichicamente, invece, le anoressiche. […] Credo che essere gradevole, ironica, cordiale e schietta abbia fatto di me un personaggio pubblico vincente […] Sono vanitosa e per fortuna piaccio tanto, pur non essendo tanto bella. Pensi come sono potente» (Alain Elkann, ”La Stampa” 11/10/1998) • «Ho avuto il privilegio di fare tanti ruoli forti, combattivi, solenni, e quando ho fatto scelte leggere sono stata pienamente cosciente. Bisogna essere capaci anche di stare al lato oltre che al centro […] Tanti hanno la grande occasione, difficile è rimanere in serie A. La cosa principale, nella vita, è l’intelligenza. Sapersi fare una volta mantide e una volta formica […] Sono anche calcolatrice. Ma in 16, 17 anni mi sono così esposta in tutto che se avessi mentito si sarebbe visto […] Io ho scelto di provare l’esperienza televisiva, che ha comportato delle rinunce. Il cinema mi manca. E so che quando la tua immagine è fagocitata dalla tv perdi magia. Giustamente. Ma l’avevo previsto […] So di sapermi imporre disciplina e rigore. So che quando tante colleghe se ne andavano in vacanza, io restavo al chiodo a prendere lezioni di canto. Il pericolo che sento è la staticità, come se mi fossi un po’ appoggiata a quello che so essere efficace. Ho messo una velocità da crociera, brutto sintomo, ci si imborghesisce. Devo lasciare ciò che è scontato e vincente e rimettermi in discussione» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 1/3/2003) • «Io sono fatta così, cambio, la carriera è tutta a zig zag. Non mi sono fatta mancare nulla, ci stava bene pure il calendario e lo strip per la Roma. Sanremo era una scelta popolare, Dalla mi incuriosiva, volevo capire se ero in grado. Al cinema ho lavorato con Ferreri, poi con Virzì, un altro ruolo stupendo. Mi metto in gioco, anche se qualche volta la mia agente mi guarda strana: ”Sabrina, sei sicura?”. Io sono sempre sicura. [...] Per me non esiste la serie A e la serie B, ’sta classifica è solo nella testa delle persone. Contano le storie, e a volte la tv produce pure storie più belle: [...] Ho fiducia nel genere umano, non devo temere nulla: il pubblico sa scegliere”» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 3/11/2003).