Varie, 25 febbraio 2002
FERRANDINO
FERRANDINO Giuseppe Ischia 24 gennaio 1958. Scrittore. «Liceo classico e 25 esami a medicina, figlio di un marinaio, un fratello sindaco di Casamicciola [...] Voce a parte, che è decisa, virile, non somiglia molto ai guappi di cui racconta le storie. Magrolino com’è, gentile, allegro, è difficile immaginarselo nelle risse truculente che coinvolgono così spesso i personaggi dei suoi libri [...] ”Io di malavita ne so quanto ne sa la maggior parte della gente: quello che leggiamo sui giornali” [...] Confessa di aver desiderato fare il romanziere fin dall’adolescenza. Poi si è messo a sceneggiare fumetti, poi se n’è andato tra anni a Chicago (per amore)» (Sandra Petrignani, ”Panorama” 27/5/1999). «Pericle ha 38 anni. un poco grasso e ha i capelli già imbiancati [...] fa un mestiere molto strano: ”Di mestiere faccio il culo alla gente, stordisco la persona con un sacchetto di sabbia, la lego coi polsi vicino ai piedi a cavalcioni di una sedia o di un tavolo...”, poi procede all’oltraggio. Pericle fa questo lavoro per conto del camorrista Luigino Pizza [...] prima ha lavorato nei film porno ”ma poi quando sono arrivati i milanesi non mi hanno chiamato più”. Così, con un pugno nello stomaco, senza una parola o un aggettivo in più, comincia il romanzo di Giuseppe Ferrandino Pericle il nero [...] Ferrandino, somiglia a tutto meno che alla tradizionale immagine dello scrittore italiano. La sua formazione si è svolta sulle tavole dei fumetti [...] ha scritto sceneggiature per Lancio Story, Bonelli, Orient Express e altre case editrici di fumetti [...] ”Io tengo, come autore, a rendere le emozioni con la fisicità del personaggio. Si tratta di evocare senza mai dire, è la scuola di Hammett. Il ritmo, poi, deve essere jazzato. Infine ci vuole il gusto dell’avventura e del divertimento” [...]» (Antonio D’Orrico, ”Sette” n. 19/1998). «Batto sulla tastiera del computer con dieci dita. Ho imparato quando scrivevo le sceneggiature per i fumetti e lo consiglio a tutti. Bastano tre giorni di esercizio (io però avevo fatto un po’ di allenamento con il pianoforte) [...] Scrivo seduto in una bella poltrona da ufficio, appoggiando il portatile sulle ginocchia. Mi stanca meno che tenerlo sulla scrivania [...] Quando sono immerso in un romanzo lavoro giorno e notte» (Mariarosa Mancuso, ”Corriere della Sera” 5/6/2001).