varie, 25 febbraio 2002
FERRARA Ciro
FERRARA Ciro Napoli 11 febbraio 1967. Ex calciatore. Allenatore. Dall’ottobre 2010 alla guida della nazionale under 21. Dalla penultima giornata del campionato 2008/2009 alla 21ª del campionato 2009/2010 sulla panchina della Juventus. È uno dei tre giocatori che hanno vinto più scudetti della storia, otto come Giovanni Ferrari e Furino: due col Napoli (1986/1987, 1989/1990), sei con la Juventus (1994/1995, 1996/1997, 1997/1998, 2001/2002, 2002/2003, 2004/2005, quest’ultimo revocato causa “calciopoli”). In Italia ha vinto anche due coppe Italia (1986/1987, 1994/1995) e sei supercoppe (1987, 1990, 1995, 1997, 2002, 2003). In Europa ha conquistato con il Napoli la Coppa Uefa 1988/1989, con la Juventus la Champions League 1995/1996, la coppa Intercontinentale 1996, la Supercoppa 1996. Con la nazionale (49 presenze) è arrivato terzo ai mondiali del 1990, secondo agli europei del 2000 (membro dello staff ai Mondiali vinti nel 2006 dagli azzurri) • «Forse il più forte marcatore italiano degli anni 90. Deciso ma corretto, se in gioventù è un puro mastino da combattimento, con gli anni affina la tecnica e diventa un difensore saggio, che sa dosare le energie e “leggere” la partita come pochi […] Solamente due attaccanti l’hanno fatto impazzire: Gullit e Montesano, funambolica ala sinistra amante del dribbling» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «La partita d’esordio in serie A, 5 maggio 1985: Napoli-Juve 0-0, incarna e riassume il suo destino, la sua carriera. Prima il Napoli di Maradona, con il quale vince due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa di Lega e una Coppa Uefa, poi la Juve lippiana, in cui si conferma difensore fra i più concreti e decisi, raramente sopra le righe. Il passaggio, nel 1994, coincide con l’avvento della cordata umbertina. L’eclettismo innato lo porta a essere protagonista sia come terzino che come centrale, tanto nelle difese che marcano a uomo quanto in quelle disegnate a zona. E poi il carattere: di ferro. Neppure un grave infortunio a 31 anni (frattura composta di tibia e perone, il 1° febbraio 1998 a Lecce) riesce a scalfirne la volontà» (“La Stampa” 5/1/2004). «Il napoletano che pare una reincarnazione estroversa dell’amico Massimo Troisi […] “Venire alla Juve è stata la scelta decisiva della carriera […] sono cresciuto come professionista. A Napoli restavo sempre il ragazzino, avevo 27 anni ed ero visto come il piccolo del gruppo. A Torino ho messo a frutto le esperienze fatte in uno spogliatoio di forti personalità come quello den Napoli […] Di fenomeno ne ho visto uno: si chiamava Diego Armando Maradona. Nemmeno l’eleganza di Zidane, il piacere di vederlo allenarsi con noi, ha mai raggiunto la grandezza di Diego”» (Matteo Marani, “Guerin Sportivo” 23/7/2002).