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 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

FERRARA

FERRARA Giuliano Roma 7 gennaio 1952. Giornalista. Direttore (fondatore) de ”Il Foglio”. Ex direttore di ”Panorama”. Ha avuto grande successo in tv con i programmi Linea Rovente e L’Istruttoria. Ministro per i Rapporti con il parlamento nel primo governo Berlusconi • «Ha inventato un quotidiano, ”Il Foglio”, che, a detta di amici e nemici, è la prima forma nuova d’un giornalismo in cui non succedeva niente dal Settantacinque, in televisione è dotato d’un carisma inquietante [...] Aggressivo senza l’esibizionismo di Sgarbi, intelligente senza sforzo, colto come i figli della borghesia intellettuale d’altri tempi, nato a Roma, scolaro delle scuole elementari nell’allora Unione Sovietica, dirigente comunista a Torino fino a trent’anni, poi libero pensatore ritirato nella campagna di famiglia, con la sensazione che la sua carriera fosse già finita quando quella dei suoi coetanei stentava a cominciare. Quindi anima del centro-destra, testa pensante capace di far pensare Berlusconi [...] tonante conduttore di dirette tv capaci di arrivare come colpi di pugilato [...] poi avversario del ”galantuomista” Di Pietro nella roccaforte del Mugello, dove perde con una grazia imprevedibile in un uomo del suo peso [...]» (Lidia Ravera, ”Sette” n. 20/1999) • «Famiglia dell’aristocrazia rossa. Il padre, Maurizio, direttore e corrispondente dall’Urss dell’’Unità” [...] la madre, Marcella, per vent’anni segretaria personale di Palmiro Togliatti. Naturale che si trasformasse in giovane, colto e raffinato funzionario del Pci: 10 anni a Torino, davanti ai cancelli della Fiat, col terrorismo e l’inseparabile cane Lupo. Nei primi anni Ottanta l’innamoramento per Bettino Craxi (e approdo all’Europarlamento), poi quello per Berlusconi (del cui governo sarà ministro). E la tv, programmi forti [...] Provocatore e gran signore: un vecchio gozzo, la casa in Toscana con i cavalli, le buone letture, i vestiti confezionati in sartoria, le scarpe Church, e insieme gli affondi malandrini, i colpi sotto la cintura [...]» (’Sette” n. 40/1997) • «[...] invece di Maurizio Ferrara, direttore dell’’Unità” e creatore di deliziosi sonetti, avrebbe potuto avere come padre (chissà con quali risultati) l’ex segretario di Palmiro Togliatti Massimo Caprara, che racconta d’aver declinato la richiesta del partito perché sposasse appunto Marcella, l’indimenticabile mamma di Giuliano, che del Migliore era la segretaria. [...] nato a Roma e battezzato solo (non si sa mai: ma niente comunione né cresima!) per iniziativa di non so quale parente, fece le prime scuole a Mosca dove apprese i primi rudimenti di quella che sarebbe stata la sua prima chiesa, quella comunista, con tale entusiasmo che giocava per casa urlando ”budet revolucija!” (arriva la rivoluzione!) per poi affinare la dottrina, al ritorno in patria, nel culto del compagno Edo D’Onofrio, ”er più comunista de li romani, er più romano de li comunisti”. [...] finì ”naturaliter” nel Pci, che lo mandò a farsi le ossa a Torino cioè nella capitale italiana del mondo operaio [...] Ma si sa: c’è chiesa e chiesa. E quella rossa, a un uomo attratto ora dai messia e ora dalle eresie qual è Giuliano, diventò sempre più insopportabile. Fino a farlo rompere con la ”religione” di tutta la famiglia per abbracciare prima in Craxi e poi in Berlusconi gli uomini più invisi agli ex compagni. Guadagnando tanti insulti da spingere il padre Maurizio (che l’avrebbe difeso sempre con un leone difende il cucciolo: ”Se ha tradito qualcosa, sono cose che meritavano di essere tradite”) a scrivere un sonetto dolcissimo: ”Quanno li fiji imboccheno la svorta / e pijeno ”na via che t’è negata / puro si dentro c’hai ”na cortellata / è guera perza piagne su la porta”. [...]» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 14/6/2005) • «’Il buffo in questo Paese dominato dal politically correct è come trattano gli obesi. A uno che zoppicca nessuno direbbe mai ”brutto storpio’ su un giornale. Ma un obeso... Sia chiaro che a me non importa un fico secco, però è così”. Una teoria che congiunge cause ed effetti ce l’ha Anselma Dell’Olio, Selma, la moglie italoamericana e femminista, bionda e sottile, che è l’immagine rovesciata di Giuliano e anche il suo punto d’equilibrio, un po’ compagna e un po’ mamma [...] Dice Selma che una parte dell’aggressività di Giuliano deve risalire senz’altro al trattamento che, tra gli adolescenti, viene riservato al ciccione del gruppo. ”E lui ha sviluppato una sensibilità straordinaria, preavverte gli attacchi”. E mena per primo. Del resto la racconta così Ferrara stesso. A Marco Barbieri, che ha scritto su di lui una bella biografia non autorizzata (Il grande fratello orco) ha spiegato: ”Ho avuto una percezione complicata della vita. Forse anche per questo sono diventato un po’ cattivo”. [...] Insomma, è impossibile raccontare Ferrara senza fare i conti con i suoi 180 chili [...] ha alle spalle un’infanzia da bambino sveglio e ingordo di tutto, cibo-libri-parole, che impara in pochi mesi il russo a Mosca, dove suo padre Maurizio è corrispondente [...] Saltella sulle ginocchia di Togliatti e, nel giorno dei suoi funerali, vaga per Botteghe Oscure finché l’editore Amerigo Terenzi non lo blocca in un corridoio, ”presto, ragazzo, va a cercare il numero di telefono di ”Vie Nuove’” e Giuliano, come andasse da suo zio, va da Longo che sta sul balcone in un clima di crepuscolo collettivo, mentre i comunisti commossi sfilano di sotto, e gli picchietta sulla spalla, ”compagno, qual è il numero di ”Vie Nuove’?, lo vuole Terenzi” [...] Il finto orco coltiva pure il mito americano: ama Orson Welles (’vado in sollucchero, ma non credo di meritare il paragone...”), ha sposato una donna nata a Los Angeles, ha inventato un quotidiano che sembra il ”Wall Street Journal” [...]» (Goffredo Buccini, ”Sette” n. 40/1997) • «La mia vita funziona così. Ho, diciamo, un commando redazionale a Milano che è il mio punto di riferimento. Fare un quotidiano vuol dire che si aliena quasi completamente il proprio tempo. Cerco di ricavarmi spazi per leggere, parlare, fare e ascoltare qualche pettegolezzo e capire come va il mondo: chi vince, chi perde, chi merita di vincere. Perdo forse meno tempo a differenza di altri a cercare dove stia il bene o il male […] Sono un uomo di sinistra che milita, come tutti gli uomini di sinistra, per le sue idee fondate sulle libertà civili. […] Per un giornalista politico come me è importante la sfida attorno al comando dello Stato. Tutti invece dicono che sono importanti la società, la vita privata, l’economia globale […] Il primo comunista a Palazzo Chigi sono stato io» (Alain Elkann, ”La Stampa” 14/11/1999) • «Non è la sostanza, ma la maniera della discussione a muovere la sua potente macchina dialettica ed emotiva. Ferrara è un fanatico metodologico. Lo sarebbe da musulmano, da ateo, da romanista, da omosessuale, da pittore cubista o da latinista: gode nel litigio, si infiamma nello scontro, vive e si ravviva mano a mano che la discussione degenera. Può anche dispiacere che un’intelligenza così notevole si avviticchi con tanta incautela alla rissa verbale, giornalistica, politica e televisiva. Ma in fondo, se a lui piace così, siamo contenti anche noi» (Michele Serra, ”la Repubblica” 11/11/2004).