Varie, 25 febbraio 2002
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Ferr Gianfranco
• Legnano (Milano) 15 agosto 1944, Milano 17 giugno 2007. Stilista • «Creatore di moda, prima quella non da ribalta degli accessori, poi quella di stilista mimetizzato dietro altre etichette, perché gli esordi sono del 1968, quando era alla vigilia della laurea in architettura. [...] il fiuto di Rosy e Ada Biffi, allora proprietarie di una boutique in via Fabio Filzi a Milano, l’intuito di Franco Limonta che gli chiese una collezioncina di pelle, l’occhio delle ”talent scout”, Ileana Spinola e le giornaliste Anna Riva, Maria Pezzi, Elisa Massai, le passerelle di Mare-Moda-Capri, l’incontro con Franco Mattioli, un self made man delle confezioni, e i quattro anni di bozzetti, di disegni per la linea Baila. [...] prima sfilata in proprio, firmata nome e cognome nell’autunno 1978 [...] lo studio casa di via Conservatorio negli anni del darsi da fare, del lavoro anche per Limonta, per Walter Albini (’Non è stato il mio maestro. Il nostro era un rapporto di scambio. Per lui, mi occupavo di accessori di accessori e di ricerche. La mia non era una condizione di assistentato. Ero un architetto già formato, con idee mie che gli funzionavano. Albini, lo sentivo geniale ma chiuso in un suo guscio. Ero un neofita, ma il suo atteggiamento edonistico non mi coinvolgeva”), per gli impermeabili San Giorgio e finalmente per Mattioli. In quegli anni, Ferré stava con un piede in via Conservatorio e con l’altro a Legnano, la città dove è nato, in via De Amicis, la casa della madre e delle zie, capaci d’amore, di severità e di prodigi gastronomici come gli gnocchi di patate conditi con sbriciolatura d’amaretti saltati in padella con salvia. ”Era il 1972. I primi guadagni mi permisero di comperare due lettini da psicanalista. Erano di Mies Van der Rohe”. [...] la maison Dior in avenue Montaigne, il suo debutto come direttore artistico, come stilista alla testa di un leggendario atelier d’alta moda di Parigi. ”Otto anni. Una straordinaria esperienza. Mi è servita tanto. Ho preso più scioltezza. [...] Ho imparato a mettere gli spilli con criterio, a tirare linee non con la biro, ma con un bindello spillato che ti dà l’andamento del tessuto. La bottega Dior mi ha insegnato a sfruttare l’aria che una donna muove camminando, se voglio che l’abito abbia un fruscio, che si gonfi [...] vado avanti muovendo dal mio passato. Il metallo mi piaceva allora e oggi. Una volta lo usavo in grandi superfici, oggi sono più ridotte. Il rumore del tessuto è un’altra costante che m’affascina, come il bianco” [...]» (Guido Vergani, ”Sette” n. 40/1998). «Grande stilista lombardo purosangue, formato architetto (laurea al Politecnico nel ”69) e finito a disegnare abiti (prima sfilata nel ”78). Icone tante: Lauren Bacall, Mia Farrow, Marisa Berenson, Jane Russell, Elizabeth Taylor. Clienti famose top secret. ” un problema di formazione”. Cioè? ”La mia è stata molto seria, chez Dior (di cui è stato couturier dall’89 al ”97 ndr) dove la cliente era sacra, come la sua privacy. E allora pagava quel rapporto. Oggi il creatore spesso non conosce la cliente famosa, ci pensa il personal stylist , una figura sempre più influente sul look delle star. lui che offre ”la cliente” e lo stilista di conseguenza sommerge la diva o la starlette di abiti in regalo o in prestito. Volete mettere sapere che la signora tal dei tali ha acquistato in boutique quell’abito?”. Già un’altra soddisfazione. La stessa che quest’uomo grande e indubbiamente grosso, sempre impeccabilmente elegante (giacca, cravatta, panciotto e la barba che profuma), ha nel raccontare che il kaftano (anno di creazione 1994) che stasera sfila, come allora, su Helena Christensen, è di Elizabeth Taylor: ”Le ho chiesto se me lo prestava: dopo tre giorni era qui”. […] ”Sono cambiati i tempi, la mentalità, i modi. Sì, forse siamo più frenati nel creare: meno sogni e più realtà”. […] ”Non mi è mai importato nulla delle critiche che sono seguite a quel periodo in cui ero un intoccabile. Ho continuato per la mia strada e ho riavuto le mie soddisfazioni”. E del caratteraccio di Gianfranco Ferrè di cui si narrano epiche urlate: ”Ma se sono una persona molto semplice. Uno che mangia anche in pizzeria... Sono solo ”ordinato’ e questo traspare in tutto ciò che mi circonda che deve essere di conseguenza. Ho tanti bravi ragazzi che lavorano con me e che ho tirato su. Chi se n’è andato lo ha fatto per motivi familiari. Questo significa che non ho poi un caratteraccio...”» (Paola Pollo, ”Corriere della Sera” 11/4/2002). «Amo la mia vita. Magari torno da Parigi a Milano per essere in via Spiga alle due del pomeriggio, lavoro fino alle sette, vado a casa a piedi. Lì mi diverto a rimettere in ordine le mie scatole, le mie carte, le mie penne. Poi ceno con un amico o con mia cugina e alle dieci sono a letto e leggo i giornali […] Sono una persona capace di sacrificarsi. importante essere lavoratori e determinati […] Ho cercato di cogliere sempre il positivo delle cose che ho fatto. Non ho rimpianti. […] Lavoro in maniera ordinata, pensando e verificando molto, facendo dei disegni, immaginando tanto […] Disegno una collezione molto vasta, perché devo corrispondere a esigenze di generazioni diverse. […] Non sono un uomo timido, sono una persona riservata» (Alain Elkann, ”Amica” 21/3/1994).