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 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

FERRETTI Dante Macerata 26 febbraio 1943. Scenografo. Premio Oscar 2004 per Aviator e nel 2007 per Sweeney Todd• «Tutti i ragazzi vanno a giocare a pallone quando sono piccoli

FERRETTI Dante Macerata 26 febbraio 1943. Scenografo. Premio Oscar 2004 per Aviator e nel 2007 per Sweeney Todd• «Tutti i ragazzi vanno a giocare a pallone quando sono piccoli. Io a 6 anni andavo al cinema a Macerata, che era una città che non offriva per me altro che le sue quattro sale. Non mi immedesimavo con l’attore, mi piaceva l´idea di lavorare nel cinema. I preferiti? Western, film in costume e naturalmente Totò. A 14 anni venni a Roma con mio padre, aveva una piccola fabbrica di mobili [...] Andai all’Accademia delle Belle Arti per capire che cosa si studiava. Quando pronunciarono tra le altre parole anche la parola scenografia ebbi una folgorazione e dissi: ecco quello che voglio fare, lo scenografo. Finito il liceo feci l’Accademia. Il pomeriggio lavoravo da un architetto amico di papà che era stato scenografo, aveva fatto alcuni film di Blasetti tra i quali Fabiola. Un giorno mentre lavoravo lì telefonarono dalla Documenta Film e gli proposero di girare due film di pirati. Erano film di serie B ma lui accettò dicendo a me di lavorare sul set [...] avevo 18 anni e cominciai. Dopo un anno di lavoro mi hanno offerto un film con un grande scenografo di allora, Luigi Scaccianoce, e abbiamo fatto La parmigiana di Antonio Pietrangeli [...] E poi andò bene, così mi hanno offerto Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Avevo 19 anni e cominciò la mia carriera [...] L’attore ti è grato quando fai una bella scena dove lui si sente bene. Gli attori americani entrano nel personaggio e devono sentirsi al posto giusto. Bellissima la lettera che mi ha scritto Daniel Dail Lewis: mi ringraziava di aver saputo ricostruire interi quartieri di Broadway e Down Town a New York, e un pezzo di porto con le navi come erano all’epoca. Il tutto a Cinecittà, a Roma. Gli attori americani hanno il problema di dover entrare totalmente nel film che stanno girando. Certo, Mastroianni era diverso: fumava, chiacchierava, stava sempre al telefono. Elio Petri lo chiamava Jimmy Gettone. Lo chiamavano sul set e lui di colpo faceva una scena drammatica, senza prepararsi assolutamente. Poi ho conosciuto Tom Cruise, Brad Pitt, De Niro, Joe Pesci, Gian Maria Volontè con cui feci La classe operaia va in paradiso. Le attrici? Glen Close in Amleth, Mariangela Melato, Hanna Schygulla e poi Uma Thurman ne Il barone di Munchhausen. [...] Il cinema è la mia unica passione. Un giorno mi hanno chiesto: lei che sogni fa? E ho risposto: non sogno mai, sogno quando mi sveglio [...] Ai giovani consiglio di vedere i vecchi film, quelli fatti a mano come le scarpe, e non solo il cinema digitale di oggi. Bisogna guardare avanti, certo, ma non dimenticare quello che è stato fatto» (Alain Elkann, ”La Stampa” 25/11/2001). «Da quando ha avuto la prima nomination all’Oscar con Il Barone di Munchausen ha lavorato quasi esclusivamente negli Stati Uniti... ”Questo non vuol dire che non ami il mio paese ed il nostro cinema. Ma posso garantire che è difficile resistere ad una offerta di registi come Martin Scorsese, e alle possibilità che offre il grande cinema statunitense […] Scorsese è il più grande regista vivente. un costruttore di immagini ineguagliabile, sembra abbia l’anima nel cinema […] Pasolini? Un Chaplin pittore. Non guardava alla realtà ma alla grande pittura, e girava con una raffinatissima, coltissima semplicità”» (Antonio Monda, ”la Repubblica” 22/2/2003). «Il cinema americano, rispetto al nostro, ha un carattere differente: il cinema è un’industria e lo è anche il cinema indipendente. Il cinema in America viene preso sul serio, mentre noi siamo scettici, riduttivi e guardiamo sempre come se stessimo facendo qualcosa di poco importante. Negli Usa, invece, si crede di più al prodotto: è un vero lavoro, mentre da noi la scenografia è sempre presa ”sottogamba” e il fatto di essere chiamati ”dei cinematografari” mi rende matto […] Sono nato ottimista e sono pessimista solo quando mi metto a dieta perché qualche volta non ci riesco […] Ogni tanto mi chiedono: tu dove vivi? E io rispondo: non lo so. Ero in Canada ieri, oggi sono a New York, dopodomani vado a Los Angeles, poi dopo due giorni a Londra, quindi torno a Los Angeles dove preparo il film. Ci sono viaggi che potrei forse anche non fare, ma il mio orgoglio e il mio senso di responsabilità mi obbligano ad andare”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 23/2/2003).