varie, 25 febbraio 2002
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Ferri Gabriella
• Roma 18 settembre 1942, Corchiano (Viterbo) 3 aprile 2004. Cantante. Attrice. «Esponente di punta della canzone romanesca. Esordisce nel 1963 all’Intra’s club di Milano e in seguito (1965) si afferma al bagaglino di Roma con un repertorio di stornelli e canzoni popolari romane. Si fa notare per la sua prorompente romanità. Approda presto in tv, partecipando a diversi spettacoli: Questa sera Gabriella Ferri (1971), Senza rete (1972), Dove sta Zazà (1973), Il circo delle voci (1974). Il suo repertorio comprende principalmente stornelli, ninne nanne e canzoni della malavita romana, ma non mancano aperture alla canzone napoletana e latino-americana. La maggior parte dei suoi spettacoli televisivi e teatrali vengono incisi su disco. Nel 1975 propone lo spettacolo Mazzabubù, nel 1980 è di nuovo in tv con Giochiamo al varietà. In seguito si trasferisce negli Usa, abbandonando la tv e il cabaret per dedicarsi alla musica. Ricompare in Italia nel 1987 interpretando la sigla del varietà televisivo Biberon. Nel 1996 partecipa al premio Tenco con alcuni musicisti della Piccola Orchestra Avion Travel» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, a cura di Felice Cappa e Piero Gelli, Baldini&Castoldi 1998). «’Ho vissuto tante vite fuorché la mia: o in anticipo o in ritardo. O forse, chissà l’attimo fuggente. La mia anima è piena di cicatrici”. Era il 26 ottobre 1996, al premio Tenco di Sanremo. Struggente ascoltarla parlare e ancor di più sentirla cantare Uomo camion di Paolo Conte, Reginella e improvvisare Pansé. Questa geniale artista, che aveva conosciuto i fasti del sabato sera televisivo e poi le tenebre dell’oblio e della malattia profonda, sapeva essere ancora una impagabile comunicatrice. Con gli anni aggirava la sopravvenuta ristrettezza dell’estensione vocale con una follia scenica genuina: ”Fra un attimo me devo sdraja’ su una branda perché so’ emozionata”, disse dal palco dell’Ariston. Aveva mosso i primi passi artistici a Milano, all’Intra’s Club di Brera negli anni Sessanta dove fu notata da Mike Bongiorno. Poi era passata al Bagaglino di Roma dove il suo numero forte erano gli stornelli romani (il primo 45 giri fu La società dei magnaccioni). In breve il talento di questa ragazza che aveva una espressività unica nella voce e una teatralità vistosa e popolaresca, arrivò agli autori dei grandi varietà del sabato sera. Approda a Senza rete e Dove sta Zazà. La canzone omonima manda alle stelle la popolarità dell’artista. Che tuttavia pur continuando a partecipare a molti programmi televisivi come Mazzabubù, Giochiamo al varietà e molti anni dopo Biberon, era soggetta a bruschi cambi di umore e veniva considerata difficile e imprevedibile soprattutto per i periodici abusi di medicinali associati all’alcol. Da un punto di vista discografico faceva parte della prima generazione di grandi della Rca, quelli riuniti intorno al gruppo di lavoro del ”Cenacolo” attraverso il quale erano passati Venditti, Dalla, De Gregori, Zenobi, Zero. Ma lei non amava socializzare. Rimase, nel giro degli artisti romani sempre una ”outsider”. Riconoscibile per la sua timbrica tagliente, a volte ironica, a volte drammatica, era una sorta di Piaf romana. Nel 1969 partecipò a Sanremo, con Se tu ragazzo mio. Ma il meglio veniva dal repertorio dialettale come Ciccio Formaggio, Lassatece passa’, o da canzoni come Rosamunda, Tutti al mare, Vecchia Roma e la pasoliniana Cristo al mandrione. Nel ’70 fece una lunga tournée in America latina (mirabile la sua rilettura di Gracias a la vida di Violeta Parra), nel ’ 71 una varietà centrato su di lei (Stasera Gabriella Ferri) . Le offrono mari e monti per cantare ovunque nei locali italiani, ma lei si concede solo alla Bussola di Bernardini. Nel 1988 era scomparsa. ”Ho chiuso con tutti - confessò - . il momento delle ’bombe’, quelle tutte tette e culo in tv, quelle che dicono ’da dove chiami, indovina dov’è nascosto il topolino e adesso ascoltiamo una poesia di Pasolini’. troppo”. Riapparve nel ’96. cambiato qualcosa? ”No, nulla, sono cambiata io. Lascio che le cose accadano. Il tempo mi si consuma fra le mani, ma non importa”. Maschera tragica, spiazzante, incapace di esorcizzare un mal di vivere che alla fine l’ha tragicamente sopraffatta» (Mario Luzzatto Fegiz, ”Corriere della Sera” 4/4/2004). «Una grande artista, un talento naturale e un po’ selvaggio, naïf. Catturava, rapiva, con l’immediatezza della comunicazione, con quel suo venirti addosso senza riserve e senza barriere, con la voce rauca, spesso aspra, emozionante. Gli Anni Sessanta sono stati anni in cui i migliori (tanti) sono prevalsi. Ma è abbastanza curioso che Gabriella Ferri debba l’inizio della sua carriera al presentatore più convenzionale, Mike Bongiorno. Fu lui a portarla in tv, alla Fiera dei sogni, nel ’63. Chi c’era, ne ricorderà bene l’impatto inconsueto, il fascino senza riserve: aveva al suo fianco un’amica, la bionda Luisa De Santis, cantavano insieme in dialetto romanesco. Mike Bongiorno le aveva viste all’Intras Club di Milano, il locale di Enrico Intra frequentato da intellettuali come Camilla Cederna, che l’aveva presentata al club. Era approdata a Milano con una lettera di presentazione degli amici del Caffè Rosati della sua Roma, dove Giancarlo Fusco, Leonida Repaci e altri l’avevano adottata per i suoi scanzonati passaggi all’ora di colazione, nella pausa del lavoro da commessa. Era una bella ragazza, trascinante e perennemente in forse. Nata al Testaccio nel ’42, aveva passato l’infanzia sulla strada con i genitori, che vendevano biscotti e lamette da barba. In quarta elementare, un brutto incidente a una gamba la costrinse a un lungo periodo di immobilità, e lasciò per sempre la scuola: ”La odiavo”, spiegò poi. Il primo disco esce nel 1964: La società dei magnaccioni, inciso con Luisa. Raccoglie canzoni tradizionali romane, che Gabriella fa rivivere con la sua verve modernissima, con una furia interpretativa inconsueta, che lascia senza fiato. Subito dopo verrà anche il teatro, con La Manfrina, e il cabaret nel tempio consacrato del Bagaglino, dove lavora fino al 1970. ormai da sola, Luisa s’è stancata. In quel periodo c’è anche un momento artistico di grande intensità. Beniamina della radio a Per voi giovani, nel 1969 partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Stevie Wonder. Cantano Se tu ragazzo mio, testo del papà di Gabriella. Un’interpretazione che farà passare in second’ordine il grande artista nero, ricordata negli anni. Di quei lunghi anni rimangono dischi bellissimi: Lassatece passà, ... E se fumarono a Zazà, L’amore è facile non è difficile, Sempre, Remedios, Mazzabubù, tutti con succose e personalissime riletture del repertorio popolare italiano. Nascono proprio al Bagaglino, con Pingitore e Castellacci, al fianco di Pippo Franco, le macchiette che saranno lo zoccolo duro del successivo successo televisivo: Questa sera Gabriella Ferri (1971), Senza rete e Adesso musica (1972); ma sarà indimenticabile Dove sta Zazà del 1973, in cui affiancata da Pippo Franco e Pino Caruso fa quello che meglio sa fare: si scatena, si offre senza rete con sincerità assoluta e ben poco televisiva, che colpisce profondamente il pubblico. La depressione è sempre stata il suo grande nemico. Quel buco nero in mezzo alla fronte che nasce senza ragione e non risponde mai ai tuoi perchè, è purtroppo un fedele compagno di strada. Le sue numerose fughe dalla scena hanno tutte questa stessa origine. Tornata dal primo viaggio in America con un marito, Giancarlo Riccio, si separa dopo soli tre mesi e incontra Sieva Borzak, un discografico che diventerà suo compagno di vita fino alla fine e padre di suo figlio Seva. Ma la solidità sentimentale non dissipa il buio del cuore. Il primo tentativo di suicidio è del 1975, ne seguiranno altri. Da questi devastanti periodi, Gabriella emerge ogni volta sempre più a fatica. E sono anni lunghi, interrotti da sollievo momentaneo. Nel 1980 sarà in tv con Giochiamo al varietà, nell’87 la sigla tv di Biberon. Solo nel 1996, la banda del Club Tenco riuscirà a convincerla a una serata alla rassegna di ottobre, cui partecipa con gli Avion Travel. Un paio di dischi non avranno impatto presso il pubblico, ma l’orizzonte sembra rasserenarsi: un’intervista per i sessant’anni [...] è ottimista. ”Finalmente sto bene - dice annunciando il compleanno a Washington con il figlio e i quattro nipotini -. Ho molte passioni, dipingo scolpisco, faccio vestiti strambi con la colla”» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 4/4/2004). «Aveva una voce inconfondibile, roca e appassionata, Gabriella Ferri, ed uno stile che, per molti versi, era figlio della grande tradizione della musica popolare italiana. Era romana, profondamente, e della sua città aveva rappresentato l´arte nella maniera migliore, tra gli anni Sessanta e Settanta, prima nei cabaret e nei piccoli teatri della città, poi pian piano su palcoscenici sempre più grandi, per un pubblico sempre più ampio. Gabriella Ferri, [...] era diventata una star nei primi anni Settanta, con la forza di dischi ricchi di canzoni popolari ma anche di canzoni d´autore, come il suo album omonimo, del 1970, dove accanto a Sei tu ragazzo mio, con cui partecipò a Sanremo, cantava Ciccio Formaggio. Nel grande revival della canzone popolare italiana dei primi anni Settanta, Gabriella Ferri giocò un ruolo importante, trasformandosi in una entertainer a tutto tondo, vestendo addirittura i panni della conduttrice televisiva in una serie di show di prima serata di grandissimo successo, che la videro al fianco di Mina, Montesano e moltissimi altri. La Ferri era una grande interprete, in grado di spaziare tra repertori diversi, da canzoni firmate da Laura Betti a brani di Otello Prefazio, da canzoni in odore di beat e rock a stornelli romani, dando ad ogni canzone la sua impronta. E anche come autrice, infatti, si era messa in luce con una serie di canzoni destinate a scalare le classifiche di vendita degli anni Settanta, la più famosa delle quali resta Sempre del 1973. Negli anni Ottanta il successo non si ripete, la musica italiana cambia registro e Gabriella Ferri si trova sempre più distante dalle logiche discografiche e dal mercato. Continua a proporsi con recital e concerti, accolti sempre con entusiasmo dal pubblico, ma si sente sempre più fortemente a disagio. Un disagio esistenziale che la spinge sempre più a chiudersi, ad allontanarsi dal mondo della musica e pian piano anche dalla sua città. Prima abbandona Campo de Fiori, la piazza del centro di Roma dove è nata e cresciuta, e poi, negli ultimi anni, si trasferisce fuori città. L´ultimo suo ritorno in scena risale al 2000, ancora una volta salutata da un grande affetto e soprattutto dall´interesse del pubblico e della critica. Ma continuava a sentirsi lontana dalle cose della musica di oggi, come confessò in un´intervista: ”Restare lontano dal pubblico è difficile, restare lontana dalla televisione non tanto, perché proprio non riuscivo ad immaginare come potevo andare a cantare una delle mie canzoni, come Le mantellate, tra un quiz e l´altro? Mi sembra più saggio restarmene a casa”» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 4/4/2004).