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 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

Fiennes Ralph

• Suffolk (Gran Bretagna) 22 dicembre 1962. Attore • «[...] dal Paziente inglese a Spider, passando per Red Dragon [...] i personaggi marginali e tormentati sono la sua sfida. [...]» (Laura Putti, ”la Repubblica” 18/4/2006) • «La carriera di Ralph Fiennes è soprattutto teatrale. Nell’87, a 25 anni, entra a far parte del Royal National Theatre e nell’88 della Royal Shakespeare Company. Oggi sembra quasi che l’attore sfrutti il successo del cinema per poter passare ancora più tempo in palcoscenico. Fiennes alterna film d´autore (Neil Jordan, Cronenberg, Szabo, Ivory) a film commerciali (come Un amore a cinque stelle con Jennifer Lopez o i due episodi di Harry Potter nei quali è Lord Voldemort), ma in teatro porta sempre opere di spessore: sia da camera e meno frequentate come The talking cure di Christopher Hampton del 2003 o Faith healer di Brian Friel (nel cui personaggio resterà per più di sei mesi), sia classiche come il ponderoso Brand di Ibsen sempre del 2003, o in generale il teatro shakespiriano che ha molto frequentato. Prima di The faith healer era infatti stato Marc’Antonio nel Giulio Cesare messo in scena dalla regista inglese Deborah Warner, grande successo europeo. [...]». (l.pu., ”la Repubblica” 18/4/2006) • «[...] emana un misto di bellezza, classe e profonda intelligenza, ma anche un distacco (’un metafisico disinteresse” scrive il critico David Thomson), e una strana forma di reticenza che tengono a doverosa distanza il grande pubblico. [...] ”Per me è chiaro che rimarrò sempre un attore di teatro. Non posso fare a meno di esibirmi di fronte al pubblico. Ma mi rendo disponibile al cinema, anche ai film degli Studios, quelli fatti sotto il segno del dollaro. Mi sembra stupendo che un attore possa godere di questa varietà [...]”» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 11/8/2005) • «Questo viso d’angelo è il più cattivo degli attori in circolazione. […] Con un lento, sofferto, spettacolare movimento del capo, lo rivolge al grigio cielo londinese fuori dalla finestra. E intanto sceglie la risposta adatta durante un’intervista piena di pause pensose. un uomo bellissimo non in senso classico, di una bellezza nevrotica, tormentata, ascetica. molto alto, ha un viso allungato e dolente (ricorda quello del grande scrittore irlandese Samuel Beckett), illuminato dall’azzurro degli occhi, capelli a spazzola, naso sottile. […] ”Quando giro un film, a fine giornata mi libero del personaggio. Dimenticandolo, credo di fare un lavoro migliore. In teatro no. Ripeti e ripeti, e proprio per questo mi sembra di lavorare più duramente. Ma forse non è neanche così. La cosa importante per me sono i costumi. […] Credo che invecchiando si abbia il vantaggio di perdere la pressione legata a questo mestiere. All’inizio della mia carriera ascoltavo la gente, il pubblico, la stampa. Arrivato a 40 anni mi sentirò liberato da chi fa progetti su di me. L’età regala fiducia in te stesso, scegli le parti che senti, segui il tuo istinto”» (Laura Putti, ”la Repubblica” 21/11/2002) • «Indimenticato protagonista del Paziente inglese [...] ”Sono diventato attore perché adoro il teatro e il linguaggio. Mi piace anche dipingere: amo qualsiasi forma d’arte. Ma credo di esistere solo come attore: cinema o teatro non importa, l’importante è recitare [...] Amo il teatro perché ti fa creare qualcosa di nuovo ogni sera. Capisci sempre quando reciti con un attore che non ti ascolta e si limita a rilanciarti le battute. Alcuni attori di teatro sono bravissimi a ripetere la stessa cosa ogni volta e sollecitare la risata o l’emozione giusta nel pubblico. Mi piace l’idea che, sebbene sappia cosa devo fare e dire, cerco comunque di sperimentarmi in qualcosa di nuovo”» (Silvia Bizio, ”L’Espresso” 7/11/2002).