varie, 25 febbraio 2002
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Figo Luis
• (Luis Felipe Madeira Caeiro Figo) Lisbona (Portogallo) 4 novembre 1972. Ex calciatore. Con l’Inter ha vinto gli scudetti del 2006, 2007, 2008, 2009 (il primo a tavolino). Prima aveva giocato, tra l’altro, con Barcellona e Real Madrid. Pallone d’oro 2000, World Player 2001. Ha vinto la Champions League 2001/2002 (col Real). Terzo agli Europei del 2000, secondo a quelli del 2004, quarto ai Mondiali del 2006 • « il più bello mai apparso sul campo di calcio: mascella volitiva, sguardo profondo, capelli nero corvino, un metro e 80 distribuiti su 75 chili. [...]» (Valeria Paniccia, ”Sette” n. 31-32/2000). «Gran collezionista di orologi [...] era un bambino povero, magro e serio, di pelo nero, un aspirante uomo arruffato e "tremendamente individuale", così lo racconta Aurelio Pereira, il suo primo allenatore. "Possedeva già la forza della regolarità e aveva nervi freddi però orgogliosi, era metodico, un piccolo adulto tenace". La squadretta si chiamava Pastilhas, cioè pillole, e questo è rimasto il soprannome di Figo nel barrio di Coba da Piedade [...]» (Maurizio Crosetti, "la Repubblica" 30/6/2004). «A alegria do povo, l’allegria del popolo. Così è definito sul sito ufficiale della Federcalcio portoghese. Un omaggio che racconta l’amore della gente per un uomo che, nel corso della carriera, ha cambiato bandiera, ha fatto scelte importanti e contraddittorie, ha spesso camminato in salita, però si è sempre ricordato di pronunciare quella che a Lisbona viene considerata una frase magica: ”Sono orgoglioso di essere portoghese”. Nazionalista e nazionale, legato alla sua terra da un affetto e da una passione viscerali, Luis Filipe Madeira Caeiro Figo (il nome completo è una specie di scioglilingua) [...] semina gli avversari in dribbling, e a volte li irride pure, e ritorna indietro e fa capire che sono tutti dei ”joao”, dei ”buoni a nulla”, che lui è il più forte e nessuno lo può raggiungere. Per capire Luis Figo bisogna partire da un dato: lui è un’ala destra. Come Manè Garrincha, come Gigi Meroni, come tutti quelli che si affidano alla fantasia per vivere un po’ meglio. Ecco la ragione di un carattere che a molti sembra ombroso, scuro, scostante. Figo è fatto così: prendere o lasciare. [...] A alegria do povo, l’allegria del popolo, non è soltanto una definizione, un modo di dire, ma uno stile di vita. Figo lo ha conosciuto quando era bambino e giocava davanti a casa, e si divertiva da matti a tirare calci al pallone fino a che non incontrò un signore che faceva il dirigente dello Sporting Lisbona e lo portò a un provino. Lì cominciò l’ascesa, con il Portogallo (inteso come terra e come nazionale) sempre in testa. Gli anni allo Sporting, poi il passaggio al Barcellona. Non prima, però, di aver combinato un pasticcio di mercato: Figo firmò due contratti, era il 1994. Uno con la Juve e uno con il Parma: fu squalificato dalla Fifa che non gli consentì il trasferimento in Italia. E così perdemmo la possibilità di vedere all’opera uno dei più forti giocatori del mondo e lui, siccome era un fenomeno, trovò presto un lavoro a Barcellona. Vinse tutto con i catalani, divenne un simbolo della squadra e poi, estate 2000, fece ”ciao, ciao” con la manina e se ne andò al Real Madrid. Apriti cielo! Uno scandalo che tenne banco per mesi, perché Real e Barça sono come il cane e il gatto. Figo, che era stato pagato 60 milioni di euro, riuscì a sopportare il peso di una decisione tanto importante e indossò la camiseta numero 10 dei ”blancos”. Nel dicembre 2000 conquistò il Pallone d’oro e non c’era al mondo giocatore più invidiato: belle macchine, belle donne, tanti soldi, tanti fans. Con il Real Madrid ha raccolto trofei in giro per la Spagna, per l’Europa e per il mondo. Ma gli è sempre rimasto un velo di tristezza nello sguardo: gli manca la consacrazione con il Portogallo» (Andrea Schianchi, ”La Gazzetta dello Sport” 18/3/2004).