25 febbraio 2002
Tags : Eugenio Filograna
Filograna Eugenio
• . Nato a Minervino (Lecce) il 7 novembre 1955. Spalatore di neve, tenente dei carabinieri, facchino ai mercati generali, professore di ragioneria, presidente di squadra di calcio, camionista, commercialista, commesso viaggiatore, manager. Comprò la Postal Market per un euro, 1936,27 lire, un giorno prima che chiudesse: nel 2001 valeva (a suo dire) 800 miliardi di lire, nel 2002 (quando fu messa all’asta per salvarla dal fallimento) 80 senza contare i debiti. «Ho avuto una dura gavetta, avevo imparato a sopravvivere a Milano con mille lire al giorno». Ex senatore di Forza Italia, nel 2001 ha fondato una sua lista, ”Eugenio Filograna per Salento”. Ex commesso viaggiatore: «Facevo 180mila chilometri l’anno con una 128 coupé a gas, e guadagnavo pure bene. Ma non era la vita cho volevo fare. Così, a 23 anni partii per Milano e mi iscrissi alla Bocconi. I soldi finirono. Vendetti la 128 per 600 mila lire, e con quelli andai avanti per un po’: avevo imparato a cavarmela con mille lire al giorno. Poi finirono pure quei soldi. Ho fatto di tutto: lo scaricatore ai mercati generali, il venditore porta a porta, lo spalatore di neve, il camionista, il corriere. Lavoravo tre giorni la settimana, e gli altri quattro studiavo». I primi soldi, 30 milioni, li fece vendendo i diritti della sua tesi di laurea, Politiche e strategie del marketing nel settore del mobile. Vera svolta dieci anni dopo: «Con una lettera di presentazione del rettore della Bocconi, andai dal professor Pontani che era il numero uno, e sarebbe stato il mio maestro. I primi tre mesi lavorai gratis. Al terzo mese mi offrì 30 milioni l’anno, al sesto mese me ne propose 60, al settimo mi chiese di diventare suo socio. Naturalmente accettai. Purtroppo due anni dopo ebbe un infarto e chiuse lo studio: ero di nuovo a spasso». Si inventò allora l’assistenza globale alle imprese. Sua vera fortuna secondo molti: aver incontrato una moglie ricca. «E’ vero che mia moglie ha una fabbrica di pentole d’acciaio: gliel’ho regalata io, però. Lei mi ha aiutato moltissimo, ma in un altro modo. Una volta le chiesi mezzo milione in prestito perché non avevo i soldi nemmeno per pagare le tasse. Me lo negò. Un uomo, mi disse, non deve mai chiedere soldi alla sua donna. Per me fu una grande lezione: non l’ho più dimenticata» (’la Repubblica”, 21/4/2001). Arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta il 21 novembre 2002: con il socio pluripregiudicato, Massimo Novena, avrebbe distratto dalla casse aziendali una somma vicina a 5,5 milioni di euro. Due i sistemi adottati per svuotare i conti della cooperativa: l’emissione di fatture per consulenze e prestazioni inesistenti o gonfiate; oppure l’incasso di assegni per centinaia di migliaia di euro emessi dalla società (p.f.f., ”la Repubblica” 22/11/2002).