Varie, 25 febbraio 2002
FINI
FINI Massimo Cremeno (Como) 19 novembre 1943. Giornalista. Scrive su il Fatto Quotidiano • « il polemista più polemista d’Italia. Talmente polemista che quasi nessuno lo fa scrivere. un vero socialista, di cuore, di testa. Ma i suoi fan devono inseguirlo sui giornali di destra [...] Era una delle grandi firme dell’’Europeo”. Il mitico Tommaso Giglio lo paragonava aa Giorgio Bocca e Oriana Fallaci. Ma quando scrive un libro [...] lo recensiscono in pochi. Nella sua vita privata è stato uno ”sciamannato” come lui steso racconta. Alcol, gioco d’azzardo, altre dissipazioni, cose comunque di un passato ormai lontano. Ma in quella pubblica invoca regole e rigore. Precursore del movimento antiglobal, ha scritto libri per attaccare il modernismo e il progresso, rimpiangere la guerra, riabilitare Nerone. [...] sembra un perfetto rompiscatole [...] Nell’ambiente lo considerano un cavallo pazzo, un anarchico, un moralista. E lui si ribella. ”Io sono un soldatino di piombo. Nessun direttore si è mai lamentato di un mio pezzo”. Eppure la sua vita è piena di risse. Con Tommaso Giglio, con Vittorio Feltri, con l’amico di gioventù Claudio Martelli. Beniamino Placido ha scritto che ama ”le emozioni forti”. [...] ”[...] Avevo giurato che non avrei mai fatto il giornalista. [...] facevo l’impiegato alla Pirelli. Robe abiette: pubbliche relazioni. Il capo era Arrigo Castellani, una specie di genio, quello che aveva inventato la rivista Pirelli. L’ufficio si occupava anche di mandare regali ai giornalisti importanti [...] Vidi transitare scatoloni di macchine fotografiche e orologi. Poi telefonavano quelli che volevano cambiare gli pneumatici... [...] Insieme a un collega, Claudio Serra, facevo testi pubblicitari: 140 mila lire al mese. Mi facevano scrivere per un giornale di camionisti, ”Vado e torno’. Mi divertivo. Poi venne l’autunno caldo [...] Io e un altro collega, Maurizio Calzolari, eravamo gli unici impiegati che facevano sciopero. Un giorno ci chiamarono: ”Visto che partecipate agli scioperi, potreste farci delle relazioni...’ [...] Rispondemmo che non eravamo stati assunti per fare la spia. [...] Mi proposero la filiale di Catania [...] Mi dimisi. E feci il concorso per entrare in magistratura. [...] Era truccato. Un centinaio di candidati sapevano i temi in anticipo. Quando cercai di denunciare l’episodio solo l’’Avanti!’ mi dette ascolto. Ugo Intini mi disse: ”La notizia ci interessa. Scrivila tu’. La scrissi, piacque. Intini disse: ”Vuoi rimanere qui a lavorare gratis?’. Accettai. E scoprii che il mestiere rifiutato per ribellismo mi piaceva moltissimo [...] Padre pisano, madre russa. Si erano conosciuti a Parigi. Lei fuggiva dai bolscevichi. Lui dai fascisti che l’avevano manganellato. [...] Mio padre viveva povero ma felice, fino a quando Paolo Monelli, corrispondente del ”Corriere della Sera’, lo assunse sotto falso nome. Alla fine della guerra gli americani affidarono a un gruppo di giornalisti del ”Corriere della Sera’ la redazione del ”Giornale Lombardo’: mio padre, Afeltra, Buzzati, Fallaci, lo zio di Oriana. Mio padre divenne il direttore e restò al ”Lombardo’ 16 anni [...] Nel mio giudizio del Parini di terza media c’è scritto: ”Ragazzo irrimediabilmente distratto da una incoercibile passione per i giochi’. Quattro materie a ottobre in prima media, cinque in seconda. Andai al Berchet. Stessa storia. Quattro materie a ottobre. Ero infantile e ribellista. Finii al Carducci [...] Uno degli amici importanti è stato il mio compagno di banco, Claudio Martelli. L’avevo conosciuto a 13 anni, era un ragazzo timido, bellino, ricciolone. Quando lo incontrai al Carducci era il leader della classe [...] Mi introdusse al suo mondo di ragazze e di feste. Abbiamo fatto discussioni interminabili su Sartre e su Camus. Lui era più Sartre, io più Camus. [...] Ho chiuso con Claudio nel 1979. Lui faceva il politico e concepiva la nostra amicizia nel senso che io dovevo essere al suo servizio. Nel 1985 scrissi un ritratto di Claudio raccontando un paio di episodi che a lui seccarono. Non ci vedemmo per molti anni fino al 1992. Ormai era in disgrazia. Ci abbracciammo e facemmo pace. [...] Giglio cercava giovani. Prima dell’incontro con lui, però, i vecchi dell’’Europeo’ vollero ”visionarmi’. Gente terribile, capibastone: Aldo Santini, Roberto Leydi, Enzo Magrì. Mi fecero l’esamino culturale: ”Conosci Brecht?’. Io risposi che di Brecht non me ne poteva fregare di meno. ”Io leggo Sartre, Camus, Heidegger, Nietzsche’. Risultato pessimo. Poi ci fu l’incontro con Giglio. Pochissime parole. Ma mi assunse. Dossena. il redattore capo, disse che mi aveva assunto perché in mezzora avevo fumato 33 sigarette. Era segno di buon giornalismo [...] Zucconi e Magnaschi, al ”Giorno’, mi lanciarono come editorialista [...] quando Feltri andò all’’Indipendente’ andai con lui. Nel giro di un anno e mezzo passammo da 20 mila a 125 mila copie. La gente sentiva che eravamo sgangherati ma liberi. Un giorno Vittorio mi invitò a cena e mi disse una frase terrificante: ”Se vado al Giornale, vieni con me’. Io lo supplicai di non farlo. [...] Feltri è una delle persone più permalose del mondo. I nostri rapporti si guastarono ma poi abbiamo rifatto la pace. Lui voleva a tutti i costi che io andassi al ”Giornale’. E alla fine mi convinse. Quando andai a firmare il contratto chiesi all’amministratore Crespi: ”Lei a che squadra tiene?’. Rispose: ”Tenevo alla Juventus ma siccome mi piace il bel calcio adesso tengo al Milan’. Tornai su da Vittorio e dissi: ”Non vengo più’ [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 35/2001) • « C’è chi trova Massimo Fini solo un polemista provocatore. E che spiazzante lo sia davvero, non vi è dubbio: Fini è uno che difende i diritti di Priebke o di Milosevic e simpatizza per il mullah Omar; che un giorno viene applaudito dai missini rautiani e il giorno dopo sul palco del Palavobis milanese. Spazia dal ”Borghese” all’’Unità” e sulle testate di Riffeser può permettersi di fare a fettine la sua ex collega dell’’Europeo” Oriana Fallaci, liquidandola come ”imbarazzante, prepotente, faziosa”. [...] in un decennio [...] dalle picconate al sistema con l’’Indipendente” leghista al ”resistere, resistere, resistere” con ”Micromega”. ”L’etichetta di uomo di destra è frutto di un grande equivoco. Mi sento un anti-modernista, quindi un reazionario, ma di tipo razionale, non tradizionale. Ma con questa destra italiana non ho nessuna affinità: sono e resto un socialista”» (Paolo Martini, ”L’Espresso” 23/5/2002) • Pierluigi Diaco: «Lo so che ha un caratteraccio, ma chi è contro di lui in fondo sta con bin Laden. Quindi facciamolo nostro questo genio che riesce ad andare in bagno, dopo aver mangiato molte prugne, per dimenticare l’offesa. Chiamiamolo a corte questi indipendente inviperito e rancoroso e chiediamogli di cantare a squarciagola la sua canzone preferita, di stonare come Battisti o di parlarci del suo mal di testa quando si rilegge sul ”Tempo”. Privatamente tutti a difenderlo ”sto Fini, ma poi gli stessi si ritirano nella stanza del Re e di quel bravo signore rimangono solo citazioni e mozziconi spenti. Cosa ha da invidiare Massimo a quell’editorialista presenzialista e modernista? San Francesco? Forse solo l’amore per il potere. E qualche rispetto di troppo da parte di quelli là, i cattivi, le capre, i pipistrelli neri. Sapete che vi dico? Viva Massimo e abbasso Michele Serra!» (Pierlugi Diaco, ”Il Foglio” 8/11/2001).