Varie, 25 febbraio 2002
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Fioravanti Giuseppe
• Valerio Rovereto (Trento) 28 marzo 1958. Attore. Poi terrorista • «Ha incominciato molto presto ad apparire sul piccolo schermo: il padre, annunciatore Rai, lo ha introdotto nell’ambiente dei caroselli televisivi a cinque anni. In seguito ha ottenuto alcune parti infantili nei film Darling (era il figlio di Julie Christie) e Michelangelo (con Diana Cilento). A dieci anni, dopo aver preso parte allo sceneggiato La fiera delle vanità (1967), è stato scelto come interprete della fortunata serie di telefilm La famiglia Benvenuti, ideata e diretta da Alfredo Giannetti: ha ottenuto grande successo nel ruolo di Andrea, con il suo viso lentigginoso, la risata spontanea, la faccia furba e disarmante, e le sue argute osservazioni. Crescendo è stato il nipote di Edwige Fenech in Grazie nonna. Dopo l’esperienza americana de Il tormento e l’estasi, con Charlton Heston, è apparso anche in diversi fotoromanzi. La sua carriera si è interrotta bruscamente nel 1977 quando, ancora giovanissimo, ha scelto di passare nelle file del terrorismo nero. Condannato varie volte per detenzione abusiva di armi da fuoco, nel 1978 venne accusato di far parte del commando che uccise a Roma il poliziotto Franco Evangelista. Con Francesca Mambro è anche accusato della strage compiuta alla stazione di Bologna nell’agosto 1980» (Enciclopedia della Televisione Garzanti, a cura di Aldo Grasso, Garzanti 1996). «Prima ill bambino, poi l’adolescente poi il ragazzino più famoso d’Italia. Lo chiamavano Giusva. Un peso, raccontò un giorno [...] insopportabile: ”La prima ’persona’ che ho ucciso è stato Giusva. Non mi piace essere chiamato Giusva. Per me Giusva non esiste. Non sono Giusva. Sono Valerio. Col passare degli anni ho fatto un po’ pace con questo nome che mi avevano appiccicato ma ancora adesso se mio padre mi chiama Giusva reagisco a muso duro”. Anche a guardare di nascosto le tette della Fenech lo aveva trascinato il papà. un vecchio fascistone senza troppi pregiudizi che aveva visto nel figlio un pulcino dalle uova d’oro capace di guadagnare milioni su milioni di allora con la pubblicità (ricorda: ”Cominciai starnutendo per il Vicks Vaporub. Mi dicevano ’’a regazzì, sento ’n po’ qua’. E mi facevano annusar del pepe: eeetchiù!”), le serie televisive, i film: ”Ero in America a studiare, mi trovavo benissimo, nessuno sapeva che in Italia ero famoso, a scuola ero il primo e finalmente non avevo più il dubbio di essere un privilegiato. Papà mi chiamò: devi tornare. Chiedo: perché? Dice: è una cosa importante, poi ti spiego. Arrivo, mi racconta di Grazie nonna e dico: ma io un film come questo non lo voglio fare. Dice: aaah! ma come! adesso cosa facciamo? ho già firmato il contratto per te che sei minorenne! c’è una penale! semo rovinati. Cedetti, come sempre.Non sapevo che sarebbe stato il mio ultimo film. Lo girammo in quattro settimane e ripartii per l’America [...] Certo, se non fossi tornato la mia vita sarebbe stata molto diversa” [...] ventenne si buttò nel terrorismo per un complesso di colpa verso il fratello Cristiano (che poi lo avrebbe tradito) [...]» (Gian Antonio Stella, ”Sette” n. 32/1997).