Varie, 25 febbraio 2002
FIORUCCI Elio
FIORUCCI Elio Milano 10 giugno 1935. Stilista. Figlio di un commerciante di scarpe, è stato definito da Enzo Biagi «l’uomo che ha distrutto la moda» • «S’è messo subito a lavorare col padre, che aveva dei negozi di pantofole a Milano. Poi, a Londra, la folgorazione davanti alle vetrine di Biba. Torna, e nei negozi paterni compaiono all’improvviso meravigliosi stivaletti di tutti i colori (“Tempo pochi mesi mi sono lanciato nel business. All’inizio andavo e venivo dall’Inghilterra per ispirarmi ma in breve, sullo slancio, la Fiorucci è andata avanti da sola”)» (‘Specchio” 1999) • «“È un sognatore, signora, guarda sempre fuori dalla finestra”. Così diceva il maestro a una mamma bruna, con gli occhi neri e brillanti e un sorriso di quelli che si fanno perdonare tutto. Lo stesso sorriso del figlio. La mammina e quel bimbettto, sfollati durante la guerra sul lago di Como, si assomigliavano moltissimo, tanto che [...] il figlio, diventato grande e famoso, dice con tenerezza: “La mia mamma sembrava me”. Il maestro di quel bambino aveva capito fino a un certo punto perché da adolescente, da giovinotto, da adulto quel sognatore si rivelò uno che i piedi sapeva tenerli anche per terra. Elio Fiorucci, quel ragazzino che tanto somigliava alla mamma, ereditato un negozio di pantofole, ha costruito da solo il più allegro, avanguardistico impero della moda che il made in Italy ricordi. Fiorucci è sempre stato l’avanguardia e lui rispecchiava le sue vetrine. Con quella faccetta tonda da signora perbene e quegli occhi malandrini da ragazzino permale Fiorucci ha segnato la moda giovanile italiana e lui si è lasciato segnare dai giovani [...] è sempre la curiosità a guidarlo. Lui vuole sapere tutto prima degli altri. Se una nuova moda arriva dall’America, dalla Cina o dall’India è certo che lui già lo sa e ha già fatto in modo che il suo negozio abbia tutto. Il suo rapporto onnivoro con la vita è uguale a quello che ha avuto con le donne: ha preso, dato, cambiato, sempre con quella rapinosa voglia di vivere che escludeva la cattiveria, ma certe volte ha incluso un eccesso di casino, di cui era sempre lui il primo a stupirsi, sgranando gli occhi di mammà su quelle guanciotte, tenere, da eterno bambino. Vicino a lui, nei momenti più significativi della sua vita, sempre donne forti: una Cristina che metteva a posto i suoi sogni e poi una piccola, straordinaria, caparbia Gioia che gli ha regalato la vita. Ciò che colpisce di più in Elio Fiorucci in tutti i momenti della sua esistenza, sia quando era una cicalona sia adesso che ha scelto la via della formica mistica, è la grazia violenta dei suoi rapporti con gli altri. La passione è violenta e lui è un uomo appassionato, appassionato di ogni novità. Con quella passione, soffusa di grazia, si è fatto avanti tutta la vita nel lavoro e con le donne. Lui ama pensare di sé che da cicala si è trasformato in formica, per chi lo conosce bene la metamorfosi è meno netta perché Elio è uno straordinario personaggio Kafkiano a due facce: quella che guarda fuori dalla finestra e si perde nella contemplazione o quella assetata di novità che non si vuole mai fermare. Sapere, credere, cambiare veramente se stesso. Anche nei momenti più duri della sua vita Fiorucci è sempre rimasto un bambino, quel bambino che tanto assomigliava alla sua mamma. [...]» (Lina Sotis, “Capital” maggio 2003) • Sposato due volte («Niente nomi, credo nella privacy»), tre figlie, due dal primo matrimonio, una dal secondo («Nomi? Ma no, lasciamole in pace»).