varie, 25 febbraio 2002
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Firth Colin
• Grayshott (Gran Bretagna) 10 settembre 1960. Attore. Oscar e Golden globe 2010 (protagonista dramma) per The King’s speech, nomination (a entrambi i premi) anche nel 2009 per A single man (protagonista dramma) • «È il più sexy degli attori britannici, con e senza vestiti (bagnati) addosso. Dice di non identificarsi con il fascinoso rubacuori che tanto spesso ha portato sugli schermi, ma per l´esercito delle sue fan Colin Firth, bello e aristocratico, resta un oggetto del desiderio, la risposta britannica a Brad Pitt. [...] A prova del suo passato proletario sfodera battute in purissimo accento dell´Hampshire. Racconta addirittura di aver fatto parte di una band “hippie con accenti punk”. Difficile crederlo a vederlo con indosso un´impeccabile completo di sartoria, abito di scena, come si affretta a precisare. Nel 1979, all´alba dell´era thatcheriana, il nostro si trova a frequentare una scuola di recitazione. “Era in voga allora una sorta di snobismo alla rovescia, la cultura alternativa andava per la maggiore e io aspiravo a farne parte, ma non avevo le credenziali adatte, non mi facevo di eroina e non avevo la fedina penale sporca”. Lui era considerato perfetto con la giacca rossa da caccia alla volpe, in ambientazioni stile Ritorno a Brideshead, alle audizioni gli venivano sempre proposti ruoli da fascinoso aristocratico cui decise di adeguarsi per non precludersi la carriera. Così fin dalla prima apparizione in Another Country sfoderò lo charme che fu di Rex Harrison. “E´ stato così facile”, sorride imbarazzato. “Non posseggo nessuna delle credenziali necessarie a calcare il palcoscenico dell´Hartlepool Empire”. Non è lusinghiero per la Gran Bretagna che abbia dovuto far finta di averle. Fino a qualche tempo fa nel cinema britannico vigeva la rigida distinzione pre-vittoriana tra gentiluomini e plebei. “In Gran Bretagna sei ancora etichettato in base alla classe sociale. Ma ho avuto una carriera talmente soddisfacente che non mi lamento”, spiega Firth “mi rendo conto che ci sono strade a fondo cieco”. Non rinnega i ruoli interpretati in pellicole sentimentali. “Non me ne frega niente di quelli che dicono che faccio film mielosi”. Può infatti snocciolare una sfilza di ruoli non romantici che però ahimè, sono passati inosservati, come il “minatore alcolista e violento” portato sugli schermi all´epoca di Orgoglio e Pregiudizio. Confessa di essersi stufato delle “tensioni anni 80”, di tutti i film di Ken Loach sul sottoproletariato e pensa che i gusti del pubblico britannico stiano cambiando. [...] Anche se è lieto che la sua carriera proceda senza soste, spera che prima o poi gli offrano un ruolo da gangster. “Ho passato periodi di inattività in attesa del ruolo ideale, cosa che mi riesce benissimo vista la mia innata pigrizia”. La sua è stata una vita movimentata. Figlio di docenti universitari ha trascorso gran parte dell´infanzia in Nigeria e in America e da adulto cinque anni in Canada. Attualmente è sposato con un´italiana che gli ha dato due figli. Un altro figlio è nato dalla sua precedente relazione con l´attrice Meg Tilly. [...] Firth dice di sentirsi a casa “sia in America che in Gran Bretagna”. I suoi compagni di classe nell´Hampshire lo chiamavano “lo Yankee” per la sua permanenza negli Usa, così si è sempre sentito un po´ diverso dagli altri. “Cercavo di adattarmi, come un camaleonte e mi è sempre piaciuto fantasticare, come i bambini. Bisogna essere infantili per fare l´attore”. Il prezzo da pagare per correre dietro ai sogni è il senso di colpa nei confronti del figlio maggiore, oggi adolescente. Nonostante si sforzi di vederlo regolarmente, si rimprovera di non essere stato più presente al suo fianco negli anni formativi dell´infanzia. “Credo di essere un padre molto migliore questa seconda volta”, confessa. Colin Firth vive ad Hampstead, quartiere nord occidentale di Londra, con la moglie, Livia Giuggiolo, produttrice televisiva, e i figli, [...] Rifugge le occasioni mondane dello show business. “Intanto”, ironizza, “gran parte della gente con cui vale la pena di avere contatti nell´ambiente cinematografico britannico ha i figli che giocano a casa mia”. Una vita patinata? Niente affatto. “Girare film è come qualsiasi altro lavoro”. Il successo con le donne? “Non me ne accorgo nemmeno”. Tutto lavoro, casa e pannolini. L´unico attore britannico che regge il paragone con Firth è Hugh Grant, più di lui legato ai ruoli romantici. Hanno girato insieme tre film. Amichevole rivalità? “Mi auguro sia amichevole. Nel secondo film di Bridget Jones ci limitiamo a prenderci per i capelli, nel primo ce le siamo date di santa ragione. Fuori dal set ci scambiamo scortesie”. In che senso? “Qualche malignità. Commentando Love Actually per la versione dvd, Hugh ha sottolineato come in una scena ripresa da angolazioni sfavorevoli tutto il lavoro tocca all´attrice che recita al mio fianco”. Colin potrebbe avere occasione di vendicarsi, a sua detta non è da escludere una terza puntata della saga di Bridget Jones. A differenza di Grant, Firth ha recitato Shakespeare, come di rigore, ma, stranamente per un attore inglese, considera fuori luogo lo snobismo da palcoscenico. “Il teatro è facile confronto al cinema. Prima di pronunciare una frase in pubblico fai cinque settimane di prove. E´ difficile che un bravo attore di cinema non regga il palco. Sul set hai solo tre riprese a disposizione. La gente pensa che si possa ripetere una scena molte volte, ma c´è una fase critica in cui non puoi permetterti errori. Il cinema è un imprevisto dietro l´altro. [...] Il cinema è tutto artificio, può capitare che la partner che hai di fronte sullo schermo non sia nemmeno presente quando giri quella scena. Non è raro che all´ultimo momento la trama cambi e ti ritrovi a sposare la donna che in base al copione avresti dovuto uccidere. Non c´è un ordine, puoi benissimo prima morire assassinato e al ciak successivo girare una scena di sesso”. Povero Firth, è l´equivalente maschile di Ursula Andress. Tra vent´anni tutti lo ricorderanno ancora mentre, nei panni di Darcy, esce grondante erotismo dall´acqua. Ma essere un´icona sexy è proprio così negativo?» (Jasper Gerard, “la Repubblica” 11/1/2004).