Varie, 25 febbraio 2002
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FISCHER Joschka (Joseph) Gerabronn (Germania) 12 aprile 1948. Politico. Leader storico dei Verdi tedeschi, ex ministro degli Esteri e vice cancelliere di Gerhard Schröder • «Se c’è uno che, senza conoscerne il nome e le canzoni, i sogni di Vasco Rossi li ha presi alla lettera, questi è Joschka Fischer
FISCHER Joschka (Joseph) Gerabronn (Germania) 12 aprile 1948. Politico. Leader storico dei Verdi tedeschi, ex ministro degli Esteri e vice cancelliere di Gerhard Schröder • «Se c’è uno che, senza conoscerne il nome e le canzoni, i sogni di Vasco Rossi li ha presi alla lettera, questi è Joschka Fischer. Una vita esagerata, una vita spericolata [...] la teorizza e conduce da sempre. Nella sfera privata e in quella pubblica. Negli azzardi intellettuali e nel rapporto col proprio corpo. In amore e in politica, vissuta come ”brivido, l’esperienza di un grande successo o di una grande sconfitta” .Nulla è stato mai normale nella vita di Fischer. Fossero le cinque mogli (le uniche donne della mia vita, però, ci tiene a dire) o l’eterno yo yo del suo peso, che lo vede in continua transumanza tra magrezza ascetica e abbondanza straripante. Fosse l’estremismo del combattente di strada o quello rovesciato del leader, capace di trasformare da solo un movimento ribelle e scapigliato come i Verdi in forza di governo seria e affidabile. [...] il visionario che ha rilanciato l’integrazione comunitaria, il tedesco che ha fatto della Germania il miglior amico europeo di Israele. [...] architrave insostituibile della maggioranza rosso verde e ”bestia nera” dell’opposizione, che con lui non è mai riuscita a far punti. [...]» (Paolo Valentino, ”Corriere della Sera” 1/3/2005). Grosse polemiche furono scatenate dalla pubblicazione di una foto scatta nel 1968 in cui era ritratto mentre prendeva a calci un poliziotto: «Ho sbagliato in quel tempo. Ero militante, ho lanciato pietre. Ho fatto a botte con i poliziotti, sono stato colpito e ho colpito a mia volta. Mi sono scusato. Non ho mai tirato delle molotov né incitato a farlo. Non ho mai colpito qualcuno che fosse a terra. Non ho mai nascosto armi, né avuto alcuna contiguità col terrorismo. Il Sessantotto e le sue conseguenze hanno portato più, e non meno, libertà in questo Paese» (’Corriere della Sera” 18/1/2001). «Il temibile Putzgruppe, di cui fu il capo negli anni Settanta, era la punta più avanzata e più militante della variegata galassia rivoltosa degli Spontis dediti, come lo dice il nome, allo ”spontaneismo di piazza” ossia alla guerriglia urbana. La prima metà acronima del gruppo – Putz – significava in tedesco Unione proletaria per il terrorismo e la distruzione: si trattava infatti di uno squadrone da combattimento di tipo ”katanghese”, con militanti in passamontagna armati di catene, fionde, spranghe di ferro, tubi di piombo e bottiglie incendiarie [...] Questi avventurosi cinquantenni in un quarto di secolo si sono trasformati da piromani con l’eskimo in pompieri con cravatta […] Forse non è più un falso maestro, ma certamente è un falso magro evaso dall’obesità a furia di jogging e diete ipocaloriche, sembrava misteriosamente aumentare di peso in ogni nuova foto che compariva sui giornali. Più progredivano gli scatti e le fasi dello scandalo, e più i suoi chili tendevano a tornare impercettibilmente alla stazza antica» (Enzo Bettiza, ”La Stampa”, 4/2/2001). Nel 1969, membro della Federazione degli studenti socialisti tedeschi, partecipò al Congresso di solidarietà dell’Olp, ad Algeri: nella mozione conclusiva si invocava la distruzione d’Israele (Paolo Valentino, ”Corriere della Sera” 18/2/2001).