26 febbraio 2002
Tags : DíARCAIS Paolo Flores
Flores DiARCAISPaolo
• FLORES D’ARCAIS Paolo. Nato a Cervignano del Friuli (Udine) l’11 luglio 1944. Giornalista. Direttore di ”Micromega”. «Nelle polemiche ci sguazza. Sono il sale della vita politica e culturale. Una volta Bettino Craxi lo insultò pesantemente: ”Paolo Flores D’Arcais è uno stronzo. Anzi, mi correggo: è due volte stronzo. E adesso vediamo se mi querela”. Flores D’Arcais non lo querelò: ”Craxi visse la mia rottura come un tradimento. Pensava che avendo io accettato di fare ’Mondoperaio’ avessi fatto una specie di patto di sangue con lui” [...] Prima comunista, poi gruppettaro, poi socialista. [...] ”[...] I miei valori, giustizia, libertà e metodo della trasparenza sono sempre rimasti gli stessi. Io credo al dovere della ingenuità: dare credito ai politici quando promettono qualche cosa. E lasciarli quando tradiscono [...] Nel Pci ero entrato giovanissimo, all’università, filosofia. Diventai segretario del circolo universitario comunista, feci due settimane alla scuola di partito Marabini a Bologna. C’era molto fermento nella Fgci di allora. Frequentavamo la parte più viva del movimento giovanile comunista mondiale, come Krivine e Weber che sarebbero stati i dirigenti dell’ala trotzkista durante il Maggio francese. Nel circolo universitario io accentuai la fronda già tradizionale che divenne opposizione, critica della linea di partito da posizioni di sinistra libertarie, utilizzando ideologie interne alla storia del movimento operaio, da Rosa Luxemburg a Trotzkij, al Gramsci dei ’Consigli Operai’ [...] Poi scrissi un articolo su ’Rinascita’, firmato anche da Renato Nicolini, che cominciava: ’Siamo in dissenso con le tesi del congresso’. Violava tutte le regole non scritte del centralismo democratico. La risposta durissima di Pavolini ci trattava da provocatori [...] Poi diffondemmo il documenti di Kuron e Modzelewski, i dissidenti polacchi. Infine il congresso dell’Ugi, la sinistra universitaria, nel ’67. Con i brogli di Petruccioli [...] Relatore per l’espulsione fu Renato Nicolini, che era stato a lungo sulle mie posizioni. La logica classica del Pci era che ti doveva accusare uno che era stato dissidente e che poi ci aveva ripensato. Ma dalla Fgci non riuscirono a cacciarmi. La pensavano in maggioranza come me. Allora mi cacciarono dal Pci, dalla sezione Balduina [...] Votarono per la mia espulsione anche quelli che un anno dopo avrebbe dato vita al ’manifesto’” [...] Poi ci fu il ’68. ”Io fui alla testa del movimento studentesco romano per pochi mesi [...] Poi andai in Francia. [...] Mi ritrovai in pieno maggio francese. A fine giugno tornai in Italia. Il Movimento stava inesorabilmente cambiando. Era scoppiata l’egemonia dei filocinesi, noi libertari eravamo emarginati [...] Fondammo un gruppetto e una rivista, ’Soviet’. [...] Nel frattempo mi ero sposato con una dissidente polacca [...] Sono diventato di sinistra perché inseguivo due valori: giustizia e libertà. Questo cercavo nel comunismo. Non l’ho trovato [...] L’editore Massimo Pini mi portò a conoscere Bettino Craxi. L’incontro fu semplice. Io dissi: ’Voi avete questo progetto socialista, nenniani e lombardiani, ma perché oltre a lanciare questo progetto i socialisti rubano?’ [...] Mi fu proposto di organizzare un centro culturale, ’Mondoperaio’, mi furono date garanzie di autonomia. Craxi e Martelli mi dissero: la nostra politica è quella degli intellettuali disorganici [...] Nel 1980, quando Craxi divenne craxiano io scrissi sull’’Europeo’ un articolo intitolato ’Dal progetto alle poltrone’. Il giorno dopo venivo cacciato da ’Mondoperaio’. Per continuare a essere critico nei confronti del Pci e della Dc non restava che mettermi in proprio, con una rivista tutta mia. nata così ’Micromega’” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 43/2000).