Varie, 26 febbraio 2002
FOLENA
FOLENA Pietro Padova 14 agosto 1957. Politico. Del Pd • Nel 1985 prese la guida della Fgci nazionale, cooptato da Natta, segretario del Pci, che puntava a rinnovare la classe dirigente dopo la morte di Berlinguer. Nel 1987 divenne deputato. Con l’arrivo di Occhetto alla segreteria prese la guida del Pci in Sicilia. Poi fu dalemiano nella Bicamerale, veltroniano nel dopo Prodi. Dopo il Congresso di Pesaro, che elesse Fassino segretario, divenne esponente di spicco del Correntone. Nel 2005 passò a Rifondazione Comunista, nel novembre 2009 al Pd • «Da numero due del Correntone a ”reclutatore” di diessini per conto di Bertinotti. [...] uno che Cossiga amava chiamare Pietro ”Falena”, per via della generosa esposizione ai riflettori. [...] è politico navigato, è stato segretario della Fgci, ha coordinato la segreteria della Quercia e nel 2001, quando Veltroni abbandonò per fare il sindaco, si fece carico da solo della batosta elettorale. [...] Chiuso e passionale, gli amici lo dipingono immune dal cinismo e mai ruffiano, i nemici elencano la fase dalemiana e quella antidalemiana, il giustizialismo e gli attacchi alle toghe, il veltronismo e poi il cofferatismo, l’appoggio alla guerra del Kosovo e il pacifismo senza se e senza ma. [...]» (Monica Guerzoni, ”Corriere della Sera” 10/4/2005) • «[...] ”Minchia, Folena c’è!”. Emanuele Macaluso ancora se lo ricorda come fu che, dovendo scegliere il successore di Occhetto, cambiò improvvisamente idea. [...] Quando alla federazione di Palermo i delegati si ritrovarono per decidere tra la mozione di Veltroni e quella di D’Alema lui, il leader migliorista siciliano, ”avanzò inforcando gli occhiali per apporre la sua firma sotto la testatina ”D’Alema’. Niente, non ci fu verso, zio Emanuele non si sa come si bloccò. Anzi si sa. Disse: ”Minchia, Folena c’è!”. E fu così che il leader dei miglioristi firmò la mozione Veltroni”. [...] Erede del centralismo democratico, dicono i (numerosi) antipatizzanti, si è convertito alla weltanschauung sanremese di Marisa Sanni: ”Quando m’innamoro / io do tutto il bene...”. Volta per volta. Restano memorabili, per chi gli rinfaccia la disinvoltura nel cambiare idea, due passaggi. Il primo fu l’invettiva, particolarmente violenta per chi aveva esaltato Mani Pulite, contro l’invadenza dei magistrati: ”Il Paese non sopporta più il circuito autonomo tra pm, sistema masmediatico-politico e opinione pubblica che sopportò tra il 1992 e il 1995”. Il secondo è l’entusiasmo che manifestò, lui che dai dalemiani era visto come un Giuda, nell’accogliere al Palasport del Flaminio, pochi giorni prima del Natale 2000, l’elezione a presidente del partito di quel D’Alema che sembrava fosse lì lì per riprendere in mano il partito [...]» (Gian Antonio Stella, ”Sette” n. 9/2003) • «Sempre inimitabile, ma quando riflette sulla Sicilia, è i-ni-mi-ta-bi-le. Ecco qua: ”Dobbiamo dar vita a un partito e a un Ulivo partecipato e popolare, indicando una strada convincente per coloro che colgono le terribili contraddizioni del nuovo ”compromesso’ e vogliono essere conquistati a un’idea ”altra’ di società e di politica”. Bello, chiaro e convincente, quello che ci voleva dopo tanta fuffa. Come scherzavano nel vecchio Pci? Una flessione, una riflessione; un’altra flessione, un’altra riflessione. Detto e fatto. L’uomo che in quattro e quattr’otto è riuscito a sbaragliare 50 anni di sforzi dei Li Causi e dei Colajanni, dei La Torre e dei Macaluso, ha rimesso in moto il cervello» (Andrea’s version, ”Il Foglio” 4/12/2001) • «Se pensa qualcosa da solo, prima o poi si scoprirà. Resta una bella voce e un portamento fico. […] Uno dice: si occuperà di minchiate. No, di giustizia. Vissuto a Palermo, un’Ora dopo l’altra (Ora, maiuscolo) c’è finito dentro. Ha provato a fare di Michelangelo Russo il Cervetti siciliano: patate. Incredibile contro incredibile, ha punzecchiato Flick. Non è chiaro su cosa ma l’ha fatto. Ha prestato voce e fisico a qualche critica ai pm, preferibilmente milanesi. Meno preferibilmente ai palermitani, meno preferibilmente ancora al dottor Guido Lo Forte, assolutamente non preferibilmente, insomma neanche per sogno, a Gian Carlo Caselli. Come per Tana de Zulueta senatrice, un perché ci sarà. Appunto» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998).