Varie, 26 febbraio 2002
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Forsyth Frederick
• Ashford (Gran Bretagna) 25 agosto 1938. Scrittore • «Quando Yurij Andropov, capo del Kgb, fu nominato segretario generale del Pcus all’inizio degli anni Ottanta, si sparse la voce che per meglio comprendere l´Occidente l’ex-super spia leggeva romanzi di spionaggio. Uno dei suoi autori preferiti, si diceva a Mosca, era Frederick Forsyth: al punto che Andropov aveva ordinato agli agenti del Kgb di studiarlo come un testo da manuale. Vero? Falso? Non si è mai saputo con certezza. Ma l’indiscrezione, perlomeno, era credibile. I “gialli” di Forsyth si basano sempre sulla realtà. Contengono informazioni che, se non sono autentiche, lo sembrano. Rivelano complotti che spesso sono il frutto delle indiscrezioni dei suoi molti amici nel mondo dell’intelligence. A leggerli, le spie della Russia comunista avrebbero indubbiamente potuto imparare qualcosa. E qualcosa potrebbero imparare anche le spie dell’America di George W. Bush. Pilota della Raf da giovane, poi a lungo corrispondente estero della agenzia Reuters, inviato di guerra in Biafra, oggi [...] è considerato uno dei maestri del thriller politico. Da quando pubblicò il primo nel 1970, Il giorno dello sciacallo, ricostruzione del piano per assassinare il generale De Gaulle, tutti i suoi romanzi sono diventati best-seller internazionali. [...] “Parto sempre da una domanda. Cosa succederebbe se...? E quando trovo una risposta, mi pongo un secondo quesito: sarebbe possibile, verosimile? Quindi comincia la fase di ricerca: leggo tutto quello che trovo sull’argomento, interrogo gli esperti, provo a raccogliere materiale anche inedito, fonti riservate, attraverso le mie conoscenze [...] Preparo una scaletta della storia. Poi butto giù una sinopsi, all’incirca una pagina dattiloscritta: un breve riassunto per ciascun capitolo. A quel punto sono pronto per scrivere. È un modo di procedere ordinato, metodico, da sceneggiatura cinematografica [...] il thriller è una forma di intrattenimento piuttosto popolare. Raramente i critici lo prendono sul serio. Forse hanno ragione loro. Qualche volta, un autore di questo genere entra nel Pantheon dei grandi scrittori: Graham Greene, Hammett, Chandler, Simenon, per fare dei nomi. Di solito, tuttavia, succede quando sono morti: da vivi non ricevono altrettanta considerazione. Per me, La spia che venne dal freddo di John le Carré è un grande romanzo, l’equivalente di un classico. Un giorno forse lo dirà anche la critica”» (Enrico Franceschini, “la Repubblica” 9/6/2004).