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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

FORTUNATO

FORTUNATO Mario Cirò (Crotone) 2 settembre 1958. Scrittore. Critico letterario. Giornalista. Libri: Luoghi naturali, Il primo cielo, Sangue, Amore, romanzi e altre scoperte, L’amore rimane, I giorni innocenti della guerra, da ultimo I giorni innocenti della guerra (Bompiani) • «[...] Ho un rapporto basico con la scrittura. Come diceva Alberto Moravia: "Sono i tuoi fantasmi”. Ho sempre campato facendo altre cose e altri mestieri. Lo scrivere è stato un ”hobby meraviglioso”: solo quando qualcosa mi sta molto a cuore, scrivo, sennò i libri è bello leggerli”» (Alain Elkann, ”Specchio” 17/11/2001) • Gay dichiarato, «[...] anni fa chiese e ottenne l’estensione dell’assistenza sanitaria dei giornalisti al suo compagno. ”Non chiesi, semplicemente e perfino ingenuamente comunicai che il mio compagno viveva con me more uxorio, e dunque per regolamento aveva diritto alla mutua. Ci fu grande dibattito, alla fine la cosa è passata: io non ne ho mai usufruito, però mi fa piacere che sia un diritto acquisito”. Altre polemiche scoppiarono nel 2002, quando sembrò che Berlusconi, allora premier nonché ministro degli Esteri ad interim, non volesse rinnovargli l’incarico di direttore dell’istituto di cultura a Londra. Eccelsi intellettuali sia inglesi sia italiani firmarono vibranti petizioni. ”Una vicenda pietosa, volevano cacciarmi per ragioni non corrette. Poi rimasi, quattro anni in tutto”. Adesso è ancora direttore, ma della Fondazione Ratti, a Como. ”Mi chiamarono proprio mentre passavo quel momentaccio, ne sono molto grato. Siamo una delle poche vere fondazioni culturali, abbiamo a Como un museo di storia del tessuto molto visitato da stranieri e meno da italiani, ospitiamo artisti residenti [...] organizziamo seminari, pubblichiamo libri [...] A Londra ho organizzato una serie di incontri fra scrittori inglesi e italiani: un modo semplice per conoscersi, leggersi a vicenda. Solo che il 99% degli italiani non sapeva l’inglese... [...] Baricco, cosa che mi ha stupefatto. Fra tutti, soltanto Dacia Maraini e Andrea De Carlo parlano inglese bene. Sarà un caso, ma sono stati gli unici due davvero liberi, non rigidi per la preoccupazione di fare bella figura, bensì serenamente, piacevolmente se stessi anche in pubblico [...] Qui l’unica logica è il successo. Ha ragione Arbasino, è come giudicare un ristorante dal numero di coperti [...] se vendessi cinque milioni di copie sarei più felice e soprattutto più ricco. Dico solo che in Italia siamo malmessi, bloccati, c’è una deriva strana, la quantità è un valore come mai altrove. Negli ultimi anni è successo qualcosa di terribile. Siamo diventati completamente immorali [...] Delll’Italia amo il cibo, il clima, le tante persone armoniose e belle anche fisicamente. Disprezzo, per esempio, la nostra ridicola esterofilia. Ridendo, dico che dovrei firmare i miei libri con un nome inglese di donna. Rebecca Foster, per esempio, le piace? [...]”» (Giovanna Zucconi, ”La Stampa” 17/2/2007).