Varie, 26 febbraio 2002
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FOX Michael J. Edmonton (Canada) 9 giugno 1961. Attore • «Per scriverlo, anzi per dettarlo, ci ha messo 14 mesi: ma ora Lucky Man
FOX Michael J. Edmonton (Canada) 9 giugno 1961. Attore • «Per scriverlo, anzi per dettarlo, ci ha messo 14 mesi: ma ora Lucky Man. A Memoire (Uomo fortunato. Una biografia), il racconto di come ha scoperto e convissuto col Parkinson, è pronto e ha invaso le librerie Usa con 650 mila copie in prima tiratura. “Non pensavamo di stamparne tante - ha detto a “Usa Today” Bob Miller, presidente della casa editrice Hyperion - ma appena ne abbiamo parlato con i librai abbiamo visto che l’interesse era fortissimo. Forse perché Fox è molto amato e rispettato”. L’attore di tanti film di successo, Ritorno al futuro, Mille luci di New York, Il presidente, Blue in the face, Mars attacks!. Faccia da eterno bambino, star “tascabile” per la sua statura, fa parte di quel dieci per cento di casi (su 50 mila l’anno in America per un totale di circa un milione e mezzo attualmente) di Parkinson giovanile. Lo ha reso pubblico solo nel ’98. Non era facile, racconta nel libro, per un attore sulla cresta dell’onda, reso celebre dalla serie tv Family Ties e poi dalla saga cinematografica di Ritorno al futuro, confessare di avere una malattia degenerativa come quella. Fox continuò a fare quello che faceva prima, compreso bere (finché la moglie, Tracy Pollan, conosciuta sul set di Family Ties, glielo proibì), curandosi, nascondendo il più possibile i sintomi e facendo passare per caramelle le pillole che doveva prendere in continuazione. E immergendosi spesso in lunghi bagni caldi al buio durante i momenti di maggiore depressione. Fino a quando, racconta, tra isolarsi sotto il peso della malattia o continuare a lottare, decise per la seconda possibilità. Chiamò il cast della serie Spin City, alla quale stava lavorando, e rivelò di essere malato. Tutto era cominciato, ricorda Fox, con un tremore al mignolo. “Sentii come una leggera percussione sul cranio. Spostai la mia mano sinistra, su cui stavo appoggiando la testa, e me la portai davanti agli occhi”. Quello di cui si accorse era il primo sintomo visibile, appunto, solo un tremore al mignolo. Ma la malattia covava da tempo: secondo gli esperti infatti i sintomi visibili arrivano dopo anni dall’inizio della degenerazione. E Fox porta anche una testimonianza di questo: “Una delle mie scene preferite in Ritorno al futuro era quella in cui sulla musica di Johnny be Goode mi muovevo come Chuck Berry. Quando nel 1989, per il secondo titolo della serie, dovetti ripeterla, dopo rimasi dolorante per settimane”. A quel tempo Fox attribuì la differenza di reazione all’età. Della sua “seconda” vita (ha quattro figli, Sam di dodici anni, i gemelli Aquinnah e Schuyler di 7 anni e Esme, di cinque mesi), fa parte anche l’impegno per la ricerca sul Parkinson con la Fondazione Michael J. Fox: il ricavato dei diritti dell’autobiografia andrà alla Fondazione. Non solo: alla scrittura ci ha preso gusto e adesso progetta di scrivere un racconto» (“la Repubblica” 3/4/2002).