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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

FRACCI Carla Milano 20 agosto 1936. Ballerina. Sicuramente la più famosa e importante ballerina italiana del secondo Novecento, direttrice del Ballo dell’Opera di Roma • «Mi sono trovata in un mondo che non cercavo, costretta a fare qualcosa che non conoscevo, perché la danza non è stata una mia scelta

FRACCI Carla Milano 20 agosto 1936. Ballerina. Sicuramente la più famosa e importante ballerina italiana del secondo Novecento, direttrice del Ballo dell’Opera di Roma • «Mi sono trovata in un mondo che non cercavo, costretta a fare qualcosa che non conoscevo, perché la danza non è stata una mia scelta. Da ragazzina, stavo alla sbarra, la mia mente era distratta, tornava sempre agli spazi della campagna dov’ero vissuta. [...] Ho viaggiato molto senza mai viaggiare realmente, sempre la stessa traiettoria: casa, teatro, prove, albergo [...] Margot Fonteyn. L’artista che mi ha fatto capire il senso del balletto. Sono stata letteralmente strappata dalla capagna. Per me bimbetta, ballare voleva dire tanghi, valzer, polke nelle balere che frequentavano i miei giovani gentiori, ballavo con mio padre e tutti si fermavano a guardare. Quando però, alla scala, vidi Fonteyn nella Bella addormentata mi sono trovata davanti a un faro che ha illuminato la mia vita [...] Facendo delle radiografie per la cervicale, s’accorsero che avevo nel braccio un ago, probabilmente lasciato in un costume... Non sono riusciti a capacitarsi di come non me ne fossi accorta. Ma io, quando danzo, sono altrove”» (Francesca Pini, ”Sette” n. 36/1998). «Da bambina abitavo in via Tommei, in una casa popolare. Il pregiudizio era forte. Non si capiva la differenza tra ballerina classica e di varietà. Il termine era comunque equivoco. Prima avevo vissuto in campagna con mia madre e mia sorella, mio padre era in guerra […] Finita la guerra ci trasferimmo a Milano, papà era tramviere. Da piccola mi piaceva muovermi. Ero un’attrazione tra i grandi che la domenica ballavano il liscio al laghetto Redecesio, nel dopolavoro dell’azienda tramviaria. Così i miei mi portarono all’esame di ammissione per la scuola di ballo della Scala. All’inizio era una prigione, avevo fantasticato di ballare tango e valzer e mi ritrovavo alla sbarra. Sognavo la campagna, la rumba, i miei conigli» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 18/2/2001). «Il mio segreto? Il lavoro. Non so neanche se quest’anno riuscirò ad andare un po’ in vacanza. […] Comunque anche in vacanza non mi fermo mai. Non amo andare in albergo - ci vivo tutto l’anno!! Preferisco passare qualche giorno di riposo con gli amici. Ma ormai lo sanno tutti, che non posso rinunciare ai miei esercizi al mattino. Così si sono attrezzati e riescono a farmi trovare in camera una sbarra. Il segreto è non fermarsi mai. Non lasciarsi mai andare. E seguire un buon metodo, che vada bene per noi. Io per esempio seguo un metodo di allenamento diverso dai russi. Per loro va bene, ma io non lo condivido. Seguo un’impostazione diversa. Anche esser seguiti, poi, è molto importante. Avere un buon maestro. Da soli si fa un po’ quel che ci pare, quello che ci comoda. Un maestro competente, che ci stimoli a fare più di quello che avremmo voglia di fare, è importante per tutti. Quando sono a Roma preferisco di gran lunga far lezione con la compagnia piuttosto che lavorare da sola. E mi fanno ancora i complimenti! […] Mai fatto diete! Mi è capitato, a volte, di dover seguire un regime particolare per superare un periodo di stress. Però, in generale, piuttosto che seguire una dieta, penso sia più importante sapersi regolare: col tempo si impara a conoscersi» (Donatella Bertozzi, ”Il Messaggero” 19/6/2002).