Varie, 26 febbraio 2002
FRANCESCHINI
FRANCESCHINI Dario Ferrara 19 ottobre 1958. Politico. Capogruppo del Pd alla Camera. Dal 21 febbraio 2009 al 25 ottobre del 2009 segretario del Pd. Avvocato, è stato consigliere comunale a Ferrara, delegato provinciale e dirigente nazionale per i giovani della Democrazia Cristiana, membro della segreteria del Ppi. Eletto alla Camera nel 2001 (Margherita), 2006 (l’Ulivo), 2008 (Pd). Sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel D’Alema II e Amato II (1999-2001) • «[...] il giovane e grintoso avvocato di Ferrara che Franco Marini ha voluto al suo fianco come vicesegretario del Ppi. [...]» (’L’espresso” 16/7/1998) • «[...] è un brav’uomo in un ruolo più grande di lui. [...] un vezzoso ciuffo ribelle che gli ha procurato il soprannome di Ciuffolino. Sul piano delle idee, Ciuffolino è un pesce in barile. Ogni sua dichiarazione è un mix. Premessa laica per compiacere i ds, seguita da ma e però in omaggio alla dottrina cattolica. Nell’arte del cerchiobottismo dà il meglio di sé sui temi etici. Esempi a iosa. Sulle coppie di fatto: ”Trovo assolutamente normale riconoscere i diritti delle coppie gay, sapendo però che non potranno mai essere una famiglia”. Sulla fecondazione assistita: ”Non deve essere un tabù, ma solo dopo un percorso di dialogo e approfondimento”. Sull’eutanasia ai tempi del caso di Piergiorgio Welby: ”Servirebbe un intervento urgente, però senza aprire le porte all’eutanasia che è sbagliata”. Della serie, ghiaccio bollente, saggia follia. Dario è figlio d’arte. Suo padre, Francesco*** (****dovrebbe essere invece Giorgio Annibale) [...] è stato deputato dc negli anni 50. A differenza di lui, fu però un anticomunista legato a filo doppio con Mario Scelba, quintessenza dell’antitogliattismo. I Franceschini sono di Ferrara e come tutti i dc emiliani con i controfiocchi Francesco era un fiero avversario del Pci e della sua asfissiante rete di potere locale. Ne pagò le conseguenze anche nella sua professione di avvocato, emarginato e con pochi clienti. Ciuffolino si è invece fatto furbo. Avvocato pure lui, è titolare con sei colleghi di un magnifico studio nella centrale via Bersaglieri del Po. Ha una eccellente clientela tra la quale primeggiano le cooperative rosse e, pare, la stessa Unipol, l’ammiraglia del capitalismo fassinian-dalemiano. La cordiale intesa con la sinistra ex comunista gli ha evitato le traversie del babbo e consentito una vita più agiata della sua. Ciuffolino è naturalmente anche in perfetta sintonia con la curia. un cattolico modello che si presenta a messa ogni domenica con moglie e le due figlie al seguito. Anche oggi che vive con la famiglia a Roma, dove ha recentemente acquistato un’ampia magione nei pressi di piazza Barberini, Dario ha mantenuto lo studio ferrarese. affidato al suo sostituto, l’avvocato Ferroni, consorte di una sindachessa diessina. Il sinistrismo di Dario risale all’adolescenza. A 16 anni, nel suo liceo, lo scientifico Roiti, fondò un’associazione ”democratica” di ispirazione cattolica. A 18, nel 1976, si iscrisse al Movimento giovanile della Dc guidata allora da Benigno Zaccagnini, il segretario del compromesso storico col Pci. Di Zac Ciuffolino si considera tuttora un orfano e la foto del defunto campeggia nel suo studio al Pd. Quando alla segreteria andò Ciriaco De Mita, un altro della sinistra, il giovanotto si attaccò anche a lui. Per andarlo a sentire in qualche convegno prendeva di sua iniziativa il treno per Avellino. Con lodevole parsimonia viaggiava in seconda classe, ma pretendeva poi a muso duro il rimborso del biglietto dalla Dc locale. Se mancavano i fondi, i dc irpini si autotassavano per far tornare il sorriso al collega ferrarese. Ciriaco ricambiò le attenzioni anni dopo infilando Franceschini nel collegio sindacale dell’Eni. Tutte le trasferte politiche avvenivano però all’insegna dello scappa e fuggi, perché Ciuffolino era fidanzato a Ferrara con la bellissima Silvia Bombardi, poi sua moglie, e non riusciva a starle lontano. Tuttora, non ha occhi che per lei. Nelle ore sottratte alle scappatelle, Dario scrive romanzi per Bompiani. Per tutti, il letterato supera il politico. Altrettanti sperano che lo faccia a tempo pieno. L’avvento di Silvio Berlusconi terremotò anche il nostro. Nelle elezioni del 1994, la Dc-Ppi era indecisa se allearsi col Cav. o col pidiessino Achille Occhetto. Ciuffolino disse: ”Abbiamo sempre detto che la Dc è un partito di centro che guarda a sinistra. Ora ci andiamo”. Ma il Ppi di Rocco Buttiglione decise di non decidere e si presentò da solo. Ciuffolino si inalberò e abbandonò il partito. Aderì ai Cristiano-sociali, tarda versione dei comunistelli di sacrestia. Fondò quest’ameba di partito a Ferrara e divenne assessore comunale. Quando, l’anno dopo, il Ppi si alleò col Pds, Ciuffolino rientrò tutto giulivo. Andò a riprenderselo in pompa magna il nuovo segretario, Gerardo Bianco, che fece apposta un viaggio a Ferrara. Dopo la reintegrazione, Ciuffolino si scoprì più ambizioso. Ormai sui 40, insisteva, pensando a sé, per un ricambio generazionale. Lo accontentò Franco Marini, succeduto a Bianco, che lo nominò suo vice in coppia con Enrico Letta. Nel 1999, Max D’Alema lo fece sottosegretario del suo governo. Preso da euforia, Ciuffolino si candidò poi alla testa del Ppi contro il corregionale Pierluigi Castagnetti. Perse, ma entrò nel giro che conta dei tg e di Porta a porta. Qualche insultino a Berlusconi (’ in stato confusionale”; ”Sembra Antonio La Trippa dei film di Totò”; ”Scredita l’Italia”) mise le ali alla carriera. [...]» (Giancarlo Perna, ”Panorama” 29/11/2007) • «[...] soprannominato il ”majority leader” dopo l’incontro a Washington con la collega americana Nancy Pelosi. Da quando è diventato capogruppo dell’Ulivo alla Camera si è mosso come un pesce nel mare del centrosinistra. Ha stretto rapporti di stima con il premier Romano Prodi, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema e il leader dei Ds Piero Fassino. riuscito a risolvere diverse grane al governo - dalla Finanziaria all’Afghanistan - con il metodo di riunire tutti lunedì mattina a Montecitorio i capigruppo dell’Unione. Passi felpati, una ottima capacità di farsi concavo e convesso, parole calibrate a ogni uscita pubblica, sempre all’insegna dell’Ulivo, ovvero del Partito Democratico. Quando gli ultras della Margherita gli hanno chiesto se era disponibile a candidarsi al congresso contro Rutelli, ha risposto: ”Ma siete matti? La partita vera me la voglio giocare nel nuovo partito”. Che per chi ha delle truppe organizzate, come Franceschini, sembra l’albero della cuccagna. Democristiano, pardon ”cattolico democratico”, con passaggio nei Cristiano sociali, Franceschini è stato uno dei promotori dei ”Sessanta”, cioè quei 60 deputati ex Popolari che hanno difeso la laicità dello Stato contro gli affondi anti-Dico della Chiesa. E questo gli ha fatto acquistare mille punti nel pallottoliere della Quercia. A differenza di Rutelli schiacciato sui teodem. Insomma, nel futuro pantheon del Pd Dario di Ferrara un piede ce l’ha già. [...]» (Amedeo La Mattina, ”La Stampa” 2/4/2007) • «[...] ex ”ragazzo di Zaccagnini”, in origine avvocato poi leader del movimento giovanile dc, direttore di ”Nuova Politica”, assessore alla Cultura a Ferrara, la sua città, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, deputato ppi [...] coordinatore della Margherita, ha scritto un romanzo [...] Nelle vene quell’acqua d’argento [...] ”L’ho tenuto lì dieci anni, tanti. Quando ero assessore alla Cultura, a Ferrara, avevo messo su una biblioteca dei manoscritti inediti: migliaia e migliaia di pagine mai lette da nessuno. Un esorcismo, in un certo senso. Poi un giorno, per caso, ne ho parlato con Veltroni. Mi ha detto riprendilo, fai quello che senti. Così l’ho riletto, l’ho spedito [...] se potessi scegliere cosa fare nella vita, il politico o lo scrittore, credo che sarei pronto al salto. [...]” [...]» (Concita De Gregorio, ”la Repubblica” 6/1/2006).