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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

Franciosa Anthony

• (Anthony Papaleo) New York (Stati Uniti) 25 ottobre 1928, Los Angeles (Stati Uniti) 20 gennaio 2006. Attore. «Un italo-americano che si era fato conoscere nel teatro off-Broadway, prima di approdare sulle scene prestigiose di Broadway nel 1953. E qui era balzato alla notorietà per la sua interpretazione, nel 1955, di Un cappello piano di pioggia di Michael V. Gazzo. Un successo di pubblico e di critica che gli aprì le porte di Hollywood dove, proprio con il film di Fred Zinnemann tratto da quel dramma e girato nel 1957, ebbe una nomination al Premio Oscar e la Coppa Volpi come migliore attore alla Mostra di Venezia. Ma intanto, in quell’anno, era comparso anche in altri due film diretti da registi di rilievo, come Robert Wise, che lo volle nella commedia Questa notte o mai, e soprattutto Elia Kazan, che gli fece interpretare un personaggio di comprimario accanto agli esordienti Andy Griffith e Lee Remick. Era iniziata una carriera cinematografica che avrebbe portato Franciosa fra gli attori più interessanti della nuova Hollywood. Un attore sfaccettato, dalla recitazione controllata, un po’ da Actor’s Studio ma più spontanea, corposa, sottilmente inquietante. I suoi personaggi entravano nei film come presenze forti, anche se a volte parevano marginali, a fianco di attori magari più famosi o più popolari. Nel 1958, sotto la regia di Martin Ritt, ci diede un ritratto intenso di un giovane vendicativo in La lunga estate calda, a fianco di attori come Orson Welles e Paul Newman. L’anno dopo è Francisco Goya in La Maja desnuda di Henry Koster, e poi, via via, personaggi diversi e sempre incisivi in Senilità (1961) di Mauro Bolognini, da Svevo, o nella commedia di Tennessee Williams Rodaggio matrimoniale, diretta nel 1962 da George Roy Hill. Molte sono le sue interpretazioni in film dei generi più vari, dal western al dramma passionale al poliziesco all’horror, e non poche si ricordano per la sua bravura, come, ad esempio, in Rio Conchos (1964) di Gordon Douglas o in Rubare alla mafia è un suicidio (1972) di Barry Shear, o infine nella Cicala (1980) di Alberto Lattuada e in Tenebre (1983) di Dario Argento. Altre volte invece compariva in parti di secondo piano, sempre tuttavia con quella sua presenza schermica puntuale e precisa. Perché Anthony Franciosa era un attore, come si vide anche nelle sue numerose apparizioni televisive, già a metà degli Anni 60 e poi ancora negli Anni 70 e 80, non soltanto di grande professionalità, ma anche e soprattutto poco conformista, attento a una recitazione discreta, a volte sotto tono, quasi sempre adatta a personaggi anch’essi discreti, marginali, ma non per questo meno importanti. Un attore che non si dimentica, legato a un modello di cinema che fu quello della Hollywood classica, aggiornata sui temi e sui modi della nuova spettacolarità. Fu per un certo periodo sposato con Shelley Winters [...]» (Gianni Rondolino, ”La Stampa’ 2171/2006). «[...] Uno dei più rudi e prepotenti caratteri italo-americani, rivale di Ben Gazzara, lanciato da Kazan in Un volto tra la folla ma soprattutto dal primo dramma sulla droga [...] Era il classico volto virile, sciupafemmine e di carattere volitivo, pronto a menar le mani sempre e comunque: in La lunga estate calda è il figlio di Welles che vuole linciare Paul Newman, nella Maja desnuda fa il pittore Goya, in Detective Harper acqua alla gola è sempre contro Newman. Ha molto frequentato i generi d’azione, western (Rio Conchos) e poliziesco (City Hall con Pacino). Fu chiamato spesso in Italia in onore alle sue origini: da Bolognini che gli offre il protagonista bello e introverso in Senilità da Svevo; da Lattuada per La cicala con la Lisi nel motel per camionisti nella pianura padana; da Avati per Aiutami a sognare con la Melato, pilota americano in Italia durante la guerra; arriva fino al Dario Argento di Tenebre in cui è uno scrittore invischiato nella serie di omicidi. Ma la più forte relazione non solo di cinema fu con Anna Magnani, sua partner nel ’57 nel dramma di Cukor Selvaggio è il vento, suscitando le ire di mrs. Winters che si riprese in fretta il suo macho» (M. Po., ”Corriere della Sera” 21/1/2006). «Aveva la stoffa per diventare una delle più grandi stelle di Hollywood, ma Anthony Franciosa ha dovuto sempre combattere con un carattere spigolosoe litigioso, che gli ha impedito di scalare l’olimpo fino alla vetta. [...] All’ Actors Studio il giovane italoamericano che non aveva neanche finito il liceo, e che si era mantenuto lavorando come saldatore nel porto di New York, imparò l’arte della recitazione introspettiva e realistica. Con lui, studiarono anche James Dean, Paul Newman, Marlon Brando. Anthony ebbe il primo vero successo sul palcoscenico, interpretando la parte del fratello di un drogato, nel dramma Un cappello pieno di pioggia . Quando la piéce fu trasferita sullo schermo, sotto la regia di Fred Zinnemann, Anthony ripetè il suo personaggio, e ricevette una nomination per l’Oscar. Da allora, per il bel giovane dai capelli neri e dagli occhi scuri si mossero registi di gran fama come George Cukor ed Elia Kazan. Ma il carattere di Anthony divenne presto un problema: ”Arrivai a Hollywood troppo presto - ammise lo stesso Franciosa in un’intervista del 1966 -. Non ero abbastanza maturo psicologicamente ed emotivamente”. Infatti le rubriche di pettegolezzi presto si riempirono di ”rivelazioni” sui suoi capricci. Ma forse la goccia che fece traboccare il vaso fu una lite a suon di pugni con un paparazzo: Anthony finì in prigione per dieci giorni. E la sua stella cominciò inevitabilmente a calare. [...]» (Anna Guaita, ”Il Messaggero” 21/1/2006).