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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

Frankenheimer John

• Malba (Stati Uniti) 19 febbraio 1930, Los Angeles (Stati Uniti) 6 luglio 2002. Regista. Film: Il giardino della violenza (1961), L’uomo di Alcatraz (1962), Il treno (1964), I temerari (1969), Il braccio violento della legge 2 (1975) • «Americano perplesso e più deluso che illuso dalla storia, uomo che ha usato il cinema come grimaldello per fantasticare sulla libertà[...] Figlio di un agente di cambio di origine tedesca e di una madre irlandese, sportivo convinto soprattutto per il tennis, scoprì il cinema attraverso il servizio audiovisivo dell’esercito. Ma i tempi gli offrono un lungo apprendistato in tv, dove gira serial e conosce il valore dei primi piani degli attori, delle battute, del linguaggio drammatico e del montaggio: fa parte della generazione di Mann, Lumet, Mulligan, Ritt. ”Ma era come - raccontò - fare il fabbro del villaggio dopo l’invenzione dell’automobile”. Al grande schermo arriva solo nel ’56 con la riduzione di un suo film tv, Colpevole innocente, sui giovani ”ribelli senza causa” americani, uno dei generi tipici della contro-Hollywood, che continuò in Il giardino della violenza e nel dramma dei due fratelli De Wilde e Warren Beatty di E il vento disperse la nebbia, in stile Tennessee Williams. Il filo rosso della produzione migliore di questo regista che, dagli anni ’70 in poi non seppe più ritrovare il successo, fu la fantapolitica, in anticipo sui tempi. Profetizzando la tragedia Kennedy gira nel ’62 il bellissimo Va’ e uccidi, un colpo di Stato subliminale contro l’intrusione dei comunisti al Pentagono; cui segue, per par condicio, 7 giorni a maggio, colpo di Stato, ma militare: in entrambi i film la televisione viene già denunciata come vertice del potere mediatico. L’incubo di un mondo dove si potrà cambiare identità gli suggerisce Operazione diabolica (al cervello), mentre in Black sunday racconterà il terrorismo di Settembre Nero, in Profezia l’horror ecologico, nell’Anno del terrore, ahimè, il nostro caso Moro, ma con risultati ridicoli. La sua vena libertaria, quando è sostenuta dalla scrittura e non si lascia sopraffare dalla retorica come in L’uomo di Kiev, storia scritta da Malamud e ridotta da Trumbo di una persecuzione antiebraica nella Russia zarista, viene coniugata con grande sensibilità alla psicologia dell’uomo comune. In questo senso ottiene con l’amico coproduttore Burt Lancaster risultati di classe e di pregio in L’uomo di Alcatraz, ’62, claustrofobica storia dell’ergastolano che diventa ornitologo, e nel Treno, sulla Resistenza francese che protegge preziosi dipinti rapiti, mentre in I temerari racconta le delusioni di tre paracadutisti nell’America di provincia. Anche per oggi non si vola, così come non vola Gregory Peck innamorato malinconico in Uomo senza scampo, ’71. Amante delle difficoltà tecniche - Grand Prix, kolossal automobilistico, ottiene tre Oscar tecnici per le riprese ma è tutto qui - Frankenheimer, dopo una irrisolta stagione in Europa dove gira il simbolico e poetico Questo impossibile oggetto, torna in America: prima sceglie un O’Neill poi il sequel, purtroppo minore, del Braccio violento della legge, col duro Gene Hackman. Il secondo tempo della sua carriera, con titoli come 52 gioca o muori e L’ultima sfida, è però avaro di successi. Ai grandi divi del passato con cui ha lavorato (Sinatra, Harvey, Bates, Fonda, Bogarde, Hudson, Douglas, la Gardner, Eva Marie Saint, la Kerr, Garner) sostituisce la nuova guardia, ma con risultati non esaltanti, anche se Ronin con De Niro e Reno, noir parigino vecchio stile, è tutto da seguire e il suo ultimo Trappola criminale con Affleck, la Theron e Sinise, è un buon giallo. Ma la sua stagione fu un’altra, quando gli effetti speciali erano il montaggio rapido, battute o sguardi al vetriolo: negli anni ’60, il regista intimista fu un osservatore impietoso dei mali della società americana: infatti non fu perdonato molto facilmente» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 8/7/2002).