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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

FRATTINI Franco

FRATTINI Franco Roma 14 marzo 1957. Politico. Eletto alla Camera nel 1996, 2001, 2008 (Forza Italia, Pdl). Segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri nel primo governo Berlusconi (1994-1995), di cui fu ministro per la Funzione pubblica e per il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. Nel successivo governo Dini fu ministro degli Affari regionali. Dal 2002 al 2004 fu ministro degli Esteri incarico ricoperto anche nel quarto governo Berlusconi (2008-2011) • «Aitante, maestro di sci, appassionato di roccia e immersioni subacquee, veste con eleganza. Che sia bello, è questione di gusti. Che sappia ciò di cui parla no. La capacità e la competenza lo hanno portato, appena svestito l’eskimo che indossava al liceo romano Giulio Cesare, quando militava al Manifesto e adorava Guccini e il flauto di Ian Anderson, a una carriera folgorante. Consigliere di Stato a ventinove anni, vicesegretario generale di Palazzo Chigi con Ciampi e Manzella a trentasei, nominato segretario generale da Berlusconi un anno dopo, passano otto mesi ed è ministro della Funzione pubblica con Dini, deputato di Forza Italia nel ’96 e subito presidente del Comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti, di nuovo ministro con il secondo governo del Cavaliere dopo aver perso gli Interni in un lungo testa a testa con Scajola. Ma la competenza non è tutto. Ha intuito. È stato fra i primi a capire l’importanza del federalismo e a suggerire, fin dal ’97, la ripresa dei rapporti con la Lega. […] È un combattente: quando uno storico fuori onda di Striscia la notizia lo pizzicò mentre confidava che Dini, l’uomo che lo aveva fatto ministro, era “politicamente morto”, ingaggiò una battaglia di fronte all’Authority per la privacy fino alla vittoria. Non ha mai rinnegato il suo passato di “area” socialista [...] È un moderato e un mediatore, ma sa scegliere. Come dimostra il passo che fece nel 1996 e al quale deve la sua fortuna: unico nella squadra di Dini, decise di schierarsi con il centrodestra. Soprattutto, di lui Berlusconi si può fidare. La sua fedeltà al Cavaliere è al di sopra di ogni sospetto. Tale da fargli sostenere, di fronte alla legge che impone al sindaco di New York di cedere parte delle sue azioni, che quella italiana sul conflitto di interessi del premier è molto più stringente e “cattiva”. Tale da tramutarsi a volte in filiale dedizione, come quando raccomanda ai deputati azzurri: “Lasciate stare Silvio, non lo disturbate mentre si occupa delle cose che gli stanno più a cuore...”. Tale da fargli ritenere che Berlusconi “è un grande”, che nessuno può aspirare ad essere il suo erede. Con un’unica eccezione, forse. A chi si riferisca, immaginatelo voi» (“La Stampa” 14/11/2002). «“Franchino”, detto anche “Il Secchione” [...] “È bello e nessuno sa muoversi come lui tra commi e sottocommi”: Silvio Berlusconi aveva giustificato così la nomina di Franco Frattini alla Farnesina. Due anni dopo, ecco che il Capo risolve l’imbarazzante caso Buttiglione ricorrendo nuovamente all’uomo fidato e di bell´aspetto che sa stare a tavola con i potenti e conosce le regole del gioco. Ottimo slalomista quando scia, ma non solo quando scia, straordinario incassatore, un sorriso indecifrabile da Gioconda. [...] dichiarata militanza socialista agli inizi della carriera, sa tessere bene le alleanze, non perde mai il dialogo con l’opposizione. [...] Laurea in giurisprudenza a 22 anni; a 29 è già consigliere di Stato; a 37 segretario generale a Palazzo Chigi; collaboratore di Giuliano Amato, allora ministro del Tesoro, poi con Martelli vicepremier e, ancora, a Palazzo Chigi con Amato e Ciampi premier. Al governo esordisce con Dini ma si sfila in tempo, e senza spargimenti di sangue, per correre l’avventura berlusconiana, per diventare prima ministro della Funzione pubblica e, nel 2002, a 45 anni, il più giovane ministro degli Esteri della storia d’Italia. Una sequenza davvero brillante per il giovane romano che, a chi gli chiede che cosa vuol fare nella vita, risponde: l’oceanologo. Aggiungendo subito dopo: “Ma l’oceanologo fa la fame”. Se si arrabbia è rabbia fredda, come quella volta che Gian Antonio Stella tira fuori, sul “Corriere della Sera”, la storia di lui, ministro della Funzione pubblica in carica e, contemporaneamente, presidente del collegio arbitrale chiamato a dirimere il contenzioso tra la Tav e il consorzio Cepav Due per la realizzazione del tratto ferroviario Milano-Verona. “Non ho violato né aggirato alcuna norma”, risponde sibilando e minacciando querele. Cinque giorni di riflessione e poi le dimissioni da arbitro per togliere di mezzo “un falso argomento”. Incassare e contrattaccare: è la regola d’oro di uno che, per le vacanze estive, sceglie le isole Spitzbergen, nel Mar Artico, a bordo di un rompighiaccio. Una sola volta Frattini si sta per giocare Berlusconi. È alla fine del lungo interim del Cavaliere alla Farnesina. Tutti fanno il suo nome ma quella benedetta nomina non arriva mai. “Franchino”, spazientito, rilascia a “Repubblica” un’intervista in cui dice chiaro e tondo: “Ora tocca a me”. Risultato: il Cavaliere lo tiene a bagnomaria per altri quattro mesi. Arriva alla Farnesina e si trova fra le mani la guerra in Iraq. “Essere per la pace - dice - vuol dire liberare gli iracheni dal regime che ha ucciso i bambini con il gas... Noi restiamo in Iraq perché ce lo chiede il governo iracheno, un governo legittimato dall’Onu”. In situazioni così delicate, ecco un’altra scivolata. Frattini è ospite del salotto di Vespa. È la sera in cui arriva, in diretta, la notizia della morte di Fabrizio Quattrocchi. Piovono le polemiche sull’opportunità di quella presenza, si fanno ricostruzioni cronologiche minuziose per capire quando il ministro ha saputo la notizia della fine atroce dell’ostaggio, quando è stata avvertita la famiglia. Lui si difende gelido: “Se fossi stato chiuso nel mio comodo ufficio, mi avrebbero comunque criticato. Mi sono preso invece la grave responsabilità di dire al pubblico che cosa stava accadendo”. Durante il rapimento delle Simone, non commette lo stesso errore. Profilo basso, protagonismo esclusivamente istituzionale. Tesse la tela, fa il giro dei paesi arabi moderati, chiede aiuto, incassa, alla fine, il risultato. Ormai il suo volto è noto in tutto il mondo. Chi, meglio di lui, fidato collaboratore del Cavaliere, può far dimenticare all’Europa la figuraccia rimediata con Buttiglione? Da Bruxelles premono, vogliono da Berlusconi il nome. Il premier è costretto a decidere. Anche questa volta c’è chi ha il curriculum giusto per l’Europa: “Bello, abile a muoversi tra i commi e i sottocommi, esperto di politica estera, di giustizia...”. È lui, Franco Frattini, che ringrazia. Con quel suo sorriso indecifrabile» (Alessandra Longo, “la Repubblica” 5/11/2004). «Dev’essere questione di destino, o di karma, come si preferisce: nella vita di Franco Frattini le svolte son sempre precedute da lunghe attese e repentini cambiamenti, sospese tra imprevedibili pause. [...] lo stile Frattini è alquanto speciale, tra tutti i ministri del governo Berlusconi forse soltanto Pisanu lo batte quanto a laconica impenetrabilità. Chi lo frequenta dice naturalmente che non è vero, e non soltanto perché, in contrasto con la sua natura riservata, ha per fidanzata l’avvenente, bionda ed esuberante Simona, molto più comunicativa di lui. Che gli opposti si attraggano vale per molti e anche per Frattini, ma i suoi amici dicono che c’è dell’altro. Dietro quell’accurato autocontrollo si nasconde uno spirito gentile, giurano, piuttosto incline a simpatizzare. Portano esempi. Se un giornalista riesce a conquistare il cellulare privato del ministro, difficilmente egli gli negherà uno di quei suoi cautissimi commenti. Ancora: se in patria quelli di Forza Italia lo guardano con vigile sospetto (“Ma Franco ha in mente un percorso da grand commis, non da politico”, rassicurano i suoi, forse mentendo o forse no), all’estero tutti socializzano con lui. Colin Powell, per dire, la colomba di Bush che tanto Frattini ammira. Oppure Ivanov, il ministro degli Esteri russo, ex pure lui, ormai. [...] Nel destino di Frattini, si diceva, nel karma - se preferite - i cambiamenti si susseguono, mai restare troppo in un posto, mai perdere del tutto i contatti. Con la burocrazia dei Palazzi, per dire. Fu lui a selezionarli, prima che Berlusconi tornasse premier. Giovane laureato a 22 anni, magistrato amministrativo a 26, consigliere di Stato a 29 (il primo del suo concorso), consulente del vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli, vice capo dell’ufficio legislativo con Amato [...] Era a Palazzo Chigi, segretario generale, a soli 37 anni, e poi ministro della Funzione pubblica a 38, ministro degli Esteri a 45 anni. Ciascuna delle cariche sopracitate soddisferebbe per il resto della vita uomini di media e anche grande ambizione, ma con Berlusconi capita, si possono sperimentare, talvolta, fulminee ascese e repentine cadute. Ma al provetto sciatore Frattini le discese saranno risparmiate. Il Cavaliere, che si definisce un combattente, apprezza gli uomini, e le donne, capaci di ingabbiare i moti del cuore» (Maria Latella, “Corriere della Sera” 5/11/2004).