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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

FRESCO Paolo

FRESCO Paolo. Nato a Milano il 12 luglio 1933. Dal 1998 al 2003 presidente Fiat (sostituito da Umberto Agnelli). «Chiamato da Giovanni Agnelli a ricoprire la carica di presidente della Fiat come successore di Cesare Romiti, in una transizione che i lutti hanno reso estremamente delicata ma non più rinviabile per la famiglia Fiat. E’ il 22 gennaio 1998 e per l’allora vicepresidente della General Electric si prospetta un rientro in Italia alla grande dopo la lunga stagione americana della sua carriera. Ha 65 anni e davanti a sé la bella avventura di guidare la Fiat verso il giro di boa del secolo. E anche verso un’alleanza che solo lui può assicurare con la sua lunga esperienza, i legami di lavoro, le amicizie che ha accumulato al di là dell’Atlantico in un mondo col quale l’Avvocato è in sintonia da sempre e al quale si deve ora rivolgere, come ha dichiarato, ”per sistemare le cose anche per quando noi non ci saremo più”. Studi al liceo classico ”Doria” di Genova, Paolo Villaggio come compagno di banco, laurea in giurisprudenza a Milano, vanta una carriera che ha l’imprinting del colosso americano GE dove approda come consulente legale per poi salire tutti i gradini fino a raggiungere, nel 1992, il triunvirato che compone il vertice. Amante delle scalate in montagne, giocatore di scacchi, una moglie di origini francesi, bella casa sulla collina di Fiesole, una fama da ”duro” che però contrasta col carattere gioviale e aperto fuori dal lavoro, il futuro presidente della Fiat sa benissimo che cosa deve fare appena arrivato al Lingotto. E su questo compito pesano non poco quei legami con l’imprenditoria e la finanza degli Stati Uniti che gli valgono l’appellativo di ”Americano”. E infatti è lui, l’Americano, a pilotare la barca del Lingotto verso il numero uno dell’auto mondiale, la General Motors che nel marzo del 2000 diventa l’alleato della Fiat. L’impresa non è facile, anche perché, in una posizione di debolezza la Fiat, deve cercare un socio che non la fagociti cancellandola dal gruppo dei grandi gruppi internazionali. Nell’inverno 2000 il team di Fresco negozia su più tavoli ma è chiaro subito che preferisce quello degli americani della Gm all’altro dove ha di fronte la Daimler Chrysler. L’operazione va in porto, la Gm acquista il 20 per cento del capitale di Fiat Auto e la Fiat entra per un 5 per cento nell’azionariato di Detroit. In quell’accordo c’è una clausola che prevede una put option: in altre parole a partire dal 2004 la Fiat ha il diritto di cedere a GM il restante 80 per cento e Gm ha l’obbligo di comprare. Lui è convinto di poter arrivare a quell’appuntamento, magari per prendere atto che l’azienda è risanata e che la put option è stata una precauzione inutile. Ma la situazione di Fiat comincia a peggiorare con conseguente caduta delle prime teste. Nel nuovo scenario i suoi trascorsi americani sono per lui una sorta di assicurazione. Si dice, ed è vero per molto tempo, che gli Agnelli non possono fare a meno di lui, perché è lui che ha in mano le carte della partita con il socio di Detroit. Nel 2001 il Lingotto è costretto al primo giro di vite che si conclude con un pesante piano di ristrutturazione le di missioni dell’ad della società dell’auto, RobertoTestore. Da quel momento comincia a vacillare anche la posizione del presidente ”americano” ma è l’Avvocato che per ben due volte in meno di sei mesi scende in campo per confermare la sua fiducia a un vertice che allora comprende anche Paolo Cantarella. Quando quest’ultimo lascia la Fiat, in giugno, Fresco entra in una specie di cono d’ombra che prelude a un finale non scritto negli accordi. In modo non clamoroso entra in rotta di collisione con la famiglia» (s.t., ”la Repubblica” 10/12/2002).