Varie, 26 febbraio 2002
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Friedman Alan
• New York (Stati Uniti) 30 aprile 1956. Giornalista • «Sono anni che aiuta i telespettatori a capire l’economia. Con il suo inconfondibile accento americano» (Maria Volpe, ”Corriere della Sera” 25/11/2001) • «[...] il grande esperto di economia, il giornalista americano che, come si dice in questi casi, ha trovato l’America in Italia. Spesso il giornalismo italiano soffre di un complesso di inferiorità nei confronti dei colleghi angloamericani: ”Ma vuoi mettere la professionalità degli americani”, ”Quelli hanno fatto del mestiere una missione”, ”La loro indipendenza è fuori discussione, sono gli ultimi cani da guardia contro le nefandezze del potere”, ”No, non è la Bbc” e così via, in una sorta di pubblica flagellazione, Però c’è il bell’Alan, che da buon giornalista di razza ha imparato in fretta i nostri vizi e le nostre virtìù: sa come si tengono le pubbliche relazioni, sa fare le sue scelte, sa tutto di economia e sa spiegare tutto, con la consueta, studiata, recitazione. [...]» (Aldo Grasso, ”Sette” n. 29/2002) • «[...] Enfant prodige del giornalismo economico mondiale, tre lauree (in scienze politiche a New York, in economia internazionale e politica estera a Londra e a Washington), vari libri all’attivo alcuni dei quali hanno suscitato accese polemiche, come Tutto in famiglia (dedicato a casa Agnelli e alla Fiat) e La madre di tutti gli affari (sullo scandalo Bnl Atlanta e i finanziamenti illeciti all’Irak di Saddam Hussein) [...] è stato per 14 anni corrispondente dall’estero del Financial Times. Dal ”94 è responsabile per l’economia mondiale dell’Herald Tribune. Una vita per l’economia? Non proprio. A vent’anni o poco più scopre la politica. uno dei giovani rampanti dell’amministrazione Carter. ”Ho lavorato per il Congresso e per la Casa Bianca [...] Sono entrato in diplomazia e sono stato funzionario del Dipartimento della Difesa. Per un certo periodo ho seguito le trattative Usa-Urss. Poi la politica mi ha deluso. [...] la mia grande passione è il cinema. Prima di studiare scienze politiche alla New York University volevo laurearmi in cinema. Ho seguito i corsi per un anno. Il mio sogno era diventare sceneggiatore e regista. E lo è ancora [...] la sua America l’ha trovata in Italia. Grazie soprattutto alla televisione. Due stagioni, nel ”95 e nel ”96, con Money Line, programma di terza serata e [...] la promozione in seconda serata con il talk show Maastricht Italia. Temi ostici quali economia, Europa, tasse e tassi, monete e sacrifici diventano familiari agli italiani. La ricetta vincente è semplicità e chiarezza. E il successo arriva: 13 per cento di share, punte di due milioni di telespettatori [...] Maledice il suo accento alla Ollio, ma forse proprio a quello deve una buona fetta della sua popolarità [...] ”Ho studiato l’italiano a Firenze solo per cento giorni, nell’83. La grammatica funziona, l’accento no. Cerco d’imparare, ma è inutile”. [...]» (Francesco Faranda, ”TvSette” 13/11/1997).