Varie, 26 febbraio 2002
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Friedman Milton
• Brooklyn (Stati Uniti) 31 luglio 1912, San Francisco (Stati Uniti) 16 novembre 2006. Economista • Ha frequentato la Rutgers university e l’Università di Chicago, dove ha cominciato la carriera universitaria come assistente. Ha iniziato a collaborare con il National Bureau of Economic Research nel 1937, proseguendo fino al 1981. Sposato con Rose, insieme alla quale ha scritto diversi libri. Dopo aver dato negli anni Quaranta fondamentali contributi nel campo della statistica, la sua revisione critica del keynesismo cominciò con la Metodologia economica del 1953, il cui assunto centrale è che la funzione di consumo dipende dalle variazioni attese a lungo termine del reddito monetario. Nel 1963, con la monumentale Storia monetaria degli Stati Uniti, definisce il nocciolo duro del monetarismo: una crescita stabile dell’offerta monetaria è incompatibile con un regime di cambi fissi. Nel 1968 sbaraglia i sostenitori della curva di Phillips predicendo l’avvento della stagflazione sulla base della confutazione del trade off tra inflazione e disoccupazione. Nel 1976 vince il premio Nobel per l’economia. Negli anni Ottanta, tutti cominciano a riconoscere in lui il pensiero di riferimento della svolta a favore del libero mercato che porta alla caduta del Muro, grazie a Ronald Reagan e a Margaret Thatcher. «[...] nacque il 31 luglio del 1912 a Brooklyn, da genitori ebrei fuggiti negli Stati Unti. Oggi il loro paese di origine si chiama Berehovo e sta in Ucraina, ma durante la sua esistenza ha cambiato padrone secondo i capricci della storia, finendo dalle mani dei nazisti a quelle dei sovietici [...] Milton è anche uno dei molti esempi attraverso cui si racconta il sogno americano. Infatti a Brooklyn, e poi in New Jersey, il padre si arrangiava con un negozietto. E quando Milton riuscì ad arrivare alla Rutgers University, dovette accettare un posto da cameriere in un ristorante per riuscire a far quadrare i conti alla fine del mese. Quello studente cameriere sarebbe riuscito a prendere il dottorato alla Columbia University di New York e poi all’Università di Chicago, vincere il premio Nobel per l’economia nel 1976, e diventare il consigliere di due presidenti degli Stati Uniti, Nixon e Reagan, e di parecchi altri capi di governo in giro per il mondo. [...] ”Il primo incontro con Nixon lo ebbi quando era ancora presidente Eisenhower. Allen Wallis, un mio amico, era l’assistente speciale del Capo della Casa Bianca, incaricato di lavorare con la Commissione oer la stabilità dei prezzi e la crescita economica, guidata proprio dall’allora vicepresidente Nixon. Nixon sembrava una persona intelligente e personalmente gradevole. In quegli stessi anni lui sviluppò un rapporto di grande stima con Arthur Burns, mio ex professore, capo del Consiglio economico di Eisenhower. Quando nel 1968 Nixon lanciò la sua campagna presidenziale, chiese a Burns di guidare un gruppo che avrebbe dovuto consigliarlo sul piano economico. Burns mi reclutò. In questo modo cominciò la mia collaborazione diretta con Nixon. [...] Dopo la vittoria nelle presidenziali, presentai a Nixon una ”Proposta per risolvere il problema della bilancia dei pagamenti americana’, in cui suggerivo di approfittare dei primi giorni della nuova amministrazione per lasciar fluttuare il dollaro e liberarlo, dal Gold Standard, ossia l’impegno a convertire la moneta americana in oro al prezzo fisso di 35 dollari per oncia. Nixon non mi diede ascolto. Ma poco tempo dopo, la richiesta britannica di rispettare il Gold Standard lo mise con le spalle al muro [...] Il progetto di cui sono più orgoglioso è quello che portò alla fine della leva militare e alla costituzione di un esercito di professionisti. Io ero assolutamente contrario alla leva, perché la consideravo una privazione del diritto di scelta del cittadino. [...] Il 27 gennaio del 1973 la leva venne abolita [...] Dal mio punto di vista, Nixon ha fatto molto più male al Paese imponendo il controllo dei prezzi e dei salari nel 1971 che non con il Watergate. [...] Io ero un netto sostenitore di Nixon nel 1968, e un po’ meno nel 1972, anche se lo votai lo stesso. [...] In teoria Nixon era favorevole a uno Stato più leggero e meno intrusivo, ma alla fine del suo mandato la spesa pubblica era rimasta invariata. [...] non sono mai stato un consigliere di Pinochet e della sua giunta [...] Lui mi chiese di dargli dei suggerimenti per risolvere i problemi economici del Cile, e io gli spedii una nota. Tutto qui. [...] Io faccio l’economista, e considero la mia professione un’attività tecnica, come quella del medico. Se Pinochet avesse chiamato un dottore perché stava male, il medico non si sarebbe potuto rifutare di curarlo. [...] sono stato ospite anche del governo cinese, e mi sono incontarto di persona con il segretario del Partito comunista, Zhao Ziyang. Credo che nessuno possa accusarmi di essere comunista [...] Secondo me il governo di Allende stava trasformando il Cile in un Paese comunista, e questo avrebbe provocato il collasso economico [...]”» (Paolo Mastrolilli, ”liberal” 16/9/1999).