Varie, 26 febbraio 2002
FRIZZI
FRIZZI Fabrizio Roma 5 febbraio 1958. Conduttore tv. Prima grande notorietà con Miss Italia. Da ultimo I soliti ignoti (su Raiuno dopo il Tg delle 20) • «[...] Il ”buon Frizzi”, quello ”troppo buonista”, con una ”faccia da bravo ragazzo che alla fine diventa stucchevole”, il ragazzo della porta accanto con ”zero perfidia e nessun erotismo” [...] ”Non sono affatto un bravo ragazzo, soltanto che non mi piace dire le parolacce. Le battute a doppio senso, che ogni tanto ci stanno pure bene, sono l’eccezione non la regola [...] Mi sono sentito perseguitato da quell’etichetta che mi hanno appiccicato addosso. Io non sono così. Ho il mio stile, che è diverso da qualcun altro, ma sono un tipo tosto e non ho neppure un gran bel carattere. Non a caso sono l’unico che ha litigato, anche di gusto, con diversi direttori di rete. Sono un combattente, e un ottimista, e siccome ce la metto tutta, desidero essere rispettato. Però quando sbaglio chiedo scusa” [...]. Che Frizzi comunque sia come un Burberry messo sopra un paio di boxer sexy, sta la sua vita sentimentale a dimostrarlo. Altro che ”bravo ragazzo”. Sembra piuttosto soffrire della sindrome di Peter Pan. Sorride: ”Un po’ è vero anche se con l’età sta un po’ sbiadendo”. [...] dopo aver essersi separato da Rita Dalla Chiesa (’litigavamo troppo ma siamo stati insieme quasi 10 anni”) e aver trovato consolazione nelle braccia della giovane Graziella De Bonis [...] l’ha piantata per l’ancor più giovane Carlotta Mantovan [...] ”[...] ha quasi 25 anni meno di me [...] so di aver fatto soffrire, mio malgrado, due donne importanti della mia vita. Ma so anche che quando l’amore arriva non puoi fare nulla per contrastarlo” [...]» (Mariolina Iossa, ”Corriere della Sera” 12/8/2007) • «[...] Fu Maffucci a puntare su questo giovanottone emergente in un periodo in cui i conduttori importanti erano emigrati. Per me che venivo dalla tv dei ragazzi passare a quella delle ”ragazze” fu una grande chance. All’inizio c’è stato un periodo di rodaggio, come capita per tutti i programmi; io ero molto emozionato, e le regole erano diverse [...] Eravamo costretti perfino a prendere le misure delle ragazze con il metro, il che era molto imbarazzante, non lo nascondo. Fu Costanzo a cambiare tutto. Lui era in giuria e ci ha dato una serie di consigli. Per esempio: puntare meno sul fisico e più su loro come persone. Prima eravamo costretti ad annunciare i nomi delle concorrenti e le rispettive ”taglie” [...]» (Romana Liuzzo, ”Il Venerdì” 22/8/1997) • «[...] Sono arrivato in Rai con la solita trafila dei provini. All’inizio non sempre li superavo. O meglio, per il provino di uno sceneggiato che si intitolava Delitto in via Teulada, con la regia di Aldo Lado e le musiche di Tony Esposito, in realtà ero stato scelto addirittura per la parte del protagonista. Ricordo come fosse adesso l’ultima telefonata di Lado che mi diceva: ”Mi raccomando, tieniti pronto”. Così ancora oggi sono pronto per fare quello sceneggiato che però qualcun altro ha fatto al posto mio. In un altro provino, per un programma della tv dei ragazzi di Raiuno che si chiamava Tre, due, uno contatto! arrivai fino all’ultima selezione, ma venni bruciato da un certo Bonolis. Ma, grazie a quell’esclusione, potei essere scelto per la trasmissione Il barattolo di Raidue che fu il mio primo impegno. Con Roberta Manfredi facevamo i collegamenti esterni e io feci la mia prima apparizione sul piccolo schermo da Bordighera dove eravamo per presentare una sorta di mercatino di oggetti per ragazzi. Non conoscevo bene il mestiere e, prima di lavorare, mi ero fatto attrarre da un ristorante del luogo nel quale fui invogliato a mangiare un’infinità di primi e secondi, a bere una serie di vini. Così, quando iniziai il mio primo collegamento, avendo in mano i fogli con gli appunti, gesticolai cme un pazzo coprendo costantemente il volto di Roberta Manfredi [...] La papera più grande è stata quella di chiamare Giulio Andreotti ”Giuseppe”. Eravamo in Eurovisione, 8 luglio 1988, presentazione del Premio Fiuggi del quale il senatore Andreotti era presidente, Fu molto divertente per il pubblico, ma non per me. Il momento più imbarazzante fu nella mia prima trasmissione, Il barattolo: dovevo recitare un monologo che gli autori avevano scritto per me e, non avendolo imparato bene, persi il filo e cominciai a bofonchiare parole senza senso. Poi mi fermai facendo la classica ”scena muta”, in primo piano, in diretta. Non lo dimenticherò mai. Dopo mi feci un pianto di sfogo giurando a me stesso che non mi sarei mai più fatto trovare impreparato. Da lì è nata la mia proverbiale pignoleria nella preparazione. Il momento di gloria? Quando ho capito che stava arrivando il successo, quello vero. La sera del 5 giugno del ”92 stavo andando con Rita Dalla Chiesa ad un concerto di Antonello Venditti al Flaminio di Roma e fui bloccato all’ingresso da una telefonata eccellente: i vertici della Rai volevano parlare con me per abbinare Scommettiamo che...? alla Lotteria Italia, Ma c’è stato anche un altro momento di gloria: quando ho saputo che la Disney aveva pensato a me per doppiare un personaggio di Toy Story. Ho prestato la voce al protagonista che in Amnerica è stato doppiato da Tom Hanks [...]» (Gigi Vesigna, ”Tv7” n. 3/1997) • «I fatti vostri sono stati il battesimo del mestiere. Io ho condotto la prima puntata della prima edizione, ricordo bene quando con Michele Guardì costruivamo la scena nella famosa piazza. Lo considero un po’ figlio mio. Scommettiamo che? ha rappresentato il successo, i grandi numeri. E poi è nato un sodalizio artistico con Milly Carlucci che ci ha portato ad essere oggi due amici fraterni. Infine Per tutta la vita, la ciliegina sulla torta. rimasto uno dei pochi programmi a regalare valori: esalta il matrimonio, la responsabilità di mettere su famiglia» (Maria Volpe, ”Corriere della Sera” 5/7/2002). «Bello di mamma tua, ma perché capitano tutte a te? Fanno saltare in aria Falcone, tu la sera hai la faccia di andartene in televisione a fare il solito Frizzolone e si arrabbiano pure? E cosa vorrebbero, che con quel sorrisone lì cercassi di imitare il ghigno di Santoro? Cocco di mamma tua, ma è possibile che se la prendano tutti con te? Metti su famiglia con Rita Dalla Chiesa, per anni fai il bravo figliolo, ti fai coccolare nel lettone poi, quando ti accorgi che finalmente stai crescendo e capisci che è giusto cominciare a vivere da solo, che succede? Invece di dire: ”Finalmente! Ora, prima che sia troppo tardi posso pensare un po’ a me”, lei si arrabbia e ti fa pure venire i sensi di colpa mentre ti fai fotografare a sbaciucchiarti con la tua giovane pupa come ogni adolescente innamorato? Tesorone di mamma tua, ma perché non ti lasciano in pace? Hai passato anni a Frizzolare tra Domenica in… e Scommettiamo che…, trasmissioni tanto per dire che non sapevano neppure trovare un titolo completo, hai dato sorrisi e…, beh, sì, sorrisi, non è che avessi altro ma li hai dati tutti, tutti quelli che avevi per la sacra causa della tv italiana e invece di ringraziarti ti accusano di rincoglionire il popolo? Povero Frizzi, e comunque meglio sorbirsi lui che la Corazzata Potëmkin» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998).