Varie, 26 febbraio 2002
GABANELLI
GABANELLI Milena Nibbiano (Piacenza) 9 giugno 1954. Giornalista tv. Conduttrice di Report • «La telegiornalista che colleziona più grane e lettere di ”intimidazioni preventive” per le sue inchieste. [...] una delle polemiche che le ha dato più grattacapi, quella con le Ferrovie dello Stato: le chiesero danni per 60 miliardi di lire. ”In Italia fare delle inchieste, andare in profondità, è difficile” [...]» (Leandro Palestini, ”la Repubblica” 10/9/2004) • «Il coraggio di denunciare. Il coraggio di cambiare idea. Il coraggio di sparigliare. Ma non ditele che è la nuova eroina della televisione pubblica; arrossisce e protesta. Milena Gabanelli, la vestale di Report, si presenta, si demistifica e ricaccia le accuse di faziosità, il tutto sotto traccia, cercando di mantenere un basso profilo. [...]» (Michela Tamburrino, ”La Stampa” 10/9/2004) • «Se accendi la televisione e Milena Gabanelli sta parlando di te, è difficile che tu stia facendo una bella figura. [...] con la trasmissione Report, lei naviga nelle acque torbide del Paese cercando di smascherare magagne, strapoteri e corruzioni. Nel suo tritarifiuti, tra le altre cose, sono finiti i treni poco sicuri, i finanziamenti europei, gli stipendi spropositati dei politici, le privatizzazioni. Di tutto, insomma. [...] ”Ognuno fa il proprio mestiere. Il mio rimane quello di denunciare chi non rispetta le regole [...] Ho iniziato a fare la giornalista per la tivù a 28 anni [...] A 18 anni ho lasciato la mia famiglia che abitava a Desio, in Brianza. Mi sono trasferita a Bologna”. Bologna anni Settanta. Il movimento, le occupazioni… ”Li ho visti, ma non li ho vissuti. Con le femministe ho legato poco perché gli uomini mi andavano bene così com’erano e poi non portavo gli zoccoli. Per stare nei collettivi invece servivano convinzioni, e io ero piena di dubbi”. una superanomalia: in Italia quasi tutti i giornalisti che oggi hanno 50 anni negli anni Settanta erano straimpegnati e ora non lo sono più. Lei invece negli anni Settanta snobbava l’impegno e ora sembra la più impegnata. Che ci faceva allora a Bologna? ”Studiavo storia del cinema e mi mantenevo con lavoretti vari. Ho fatto la hostess in Fiera, distribuivo buoni sconto. E poi scrivevo recensioni. Conservo ancora il primo pagamento della rivista Cineforum: un assegno da 5.000 lire”. E il salto alla tv? ”Volevo mandare al festival di Venezia un documentario pressoché incomprensibile sul regista francese Jean Eustache. Lo avevo girato in 16 mm e mi serviva una copia su nastro magnetico. Chiesi aiuto al direttore della Rai emiliana, Fulvio Ottaiano. Lui comprò il documentario e mi fece collaborare ai programmi regionali”. Tra le persone che ringrazia nel libro/cofanetto Le inchieste di Report, c’è anche Gianni Minoli. Quando lo ha conosciuto? ”Ho iniziato a bussare alla sua porta nel 1983. Si aprì cinque anni dopo. La mia vera storia professionale è cominciata lì. Vendevo alla Rai pezzi concordati con Minoli”. Servizi di che tipo? ”All’inizio reportage: sono stata persino sull’isola di Pitcairn dove vivono i discendenti degli ammutinati del Bounty. Poi cronache di guerra: ex Jugoslavia, Cambogia, Mozambico, Nagorno Karabah”. Quando ha cominciato coi reportage aveva dei miti, dei maestri ideali? ”Ettore Mo, il leggendario Egisto Corradi (firma storica del Corriere ndr.) e Tiziano Terzani. Il lavoro televisivo però era molto diverso”. Chi le ha insegnato a fare tivù? ”I miei stessi errori. Ma il suggerimento più prezioso me lo diede una giornalista di Mixer, Marcella De Palma. Le avevo mostrato un reportage sul narcotraffico nel Triangolo d’Oro di cui ero orgogliosissima. Lei lo stroncò, ma dai suoi consigli imparai a vedere il racconto [...] rischiato la vita? Credo di sì. Ma senza saperlo [...] Una volta mentre visionavo il materiale sulla Cecenia, ho sentito un colpo e ho visto un ramo cadermi di fianco. Mi è venuto un brivido. Perché quando avevo girato quelle scene non mi ero accorta che avevano sparato sopra la mia testa”. Nello studio di casa Gabanelli a Bologna c’è una parete tappezzata di foto ”dal fronte”. Sono incastonate tra flauti e tamburelli di tutto il mondo. In tutte le immagini l’inviata è ritratta mentre stringe la telecamera. La leggenda vuole che Gabanelli sia una delle inventrici del video-giornalismo. davvero così? ”Io non rivendico primati”. Vabbé, ma come è diventata video-giornalista? ”Ero a Belgrado. E la troupe che mi doveva seguire non è mai arrivata. Mi sono arrangiata con una piccola telecamera che mi avevano prestato e ho portato a casa il pezzo [...] Noi non facciamo nulla di eroico. Evidentemente c’è una necessità che rimane inascoltata. La tv fa poco servizio pubblico, mentre sui giornali ci sono più inchieste e approfondimenti”. I giornalisti che legge più volentieri? ”Gian Antonio Stella, Luigi Ferrarella, Fabrizio Gatti, Peter Gomez e Gianni Barbacetto sono i miei preferiti [...] Diciamo che non amo i varietà che iniziano alle nove di sera e finiscono all’una di notte [...] le Ferrovie dello Stato. Hanno chiesto un risarcimento di 26 milioni di euro. Il servizio sulla sicurezza dei treni è stato quello che ci ha creato più problemi. Anche perché sono stati licenziati quattro macchinisti che non avevano impedito alla nostra giornalista Giovanna Corsetti di riprendere una serie di malfunzionamenti [...]”» (Vittorio Zincone, ”Corriere della Sera Magazine” 12/01/2006).