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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

GALAN Giancarlo

GALAN Giancarlo Padova 10 settembre 1956. Politico. Dal 23 marzo 2011 ministro dei Beni Culturali, già ministro dell’Agricoltura nel Berlusconi IV (dall’aprile 2010). Ex presidente della regione Veneto (1995-2010). Iscritto giovanissimo al Partito Liberale Italiano, nel ’93 fu chiamato da Silvio Berlusconi per la fondazione di Forza Italia a cui partecipò nel ’94. Nello stesso anno fu eletto alla Camera dei Deputati e nel ’95 entrò nel Consiglio regionale del Veneto. Eletto Presidente della Giunta Regionale, fu confermato anche nelle elezioni amministrative per un secondo mandato, nel 2000 e un terzo nel 2005 • «[...] l’unico politico in Italia al quale puoi fare ogni genere di domanda senza che faccia una piega [...] Alto un metro e novanta, due spalle a quattro ante, il passo pesante di chi non si nega neanche ai fagioli con le cotiche o alla trippa più unta, il “Galan Grande” è un carnoso monumento alla ingordigia. Uno che in certe trattorie sui colli Berici può mangiarsi come niente una vasca di nervetti di bue, minestrone di fagiano, risotto con le quaglie, “assaggio” di bigoli all’anatra e poi passare allegro alle grigliate miste o agli stufati di musso annaffiati dal cabernet o dal merlot. Serate indimenticabili, chiuse talora tra fisarmoniche e canti goliardici [...] Quando Silvio Berlusconi lo impose la prima volta alla presidenza del Veneto, primavera 1995, strappandolo alle trattorie romane dove aveva scoperto la sugosa bontà della coda alla vaccinara, Giancarlo Galan di anni ne aveva 39. Il più giovane “governatore” d’Italia. [...] Figlio d’un primario radiologo padovano, cresciuto nel quartiere dell’Arcella dietro la stazione, diploma di liceo classico, laurea in legge, troppo giovane per partecipare al ’68, ha vissuto invece il ’77. Più che la famosa “Pantera”, però, racconta, lo attirava una bella giumenta marxista-leninista. La quale, resolo edotto sulla elettrificazione delle campagne e altro, non riuscì tuttavia a strapparlo al suo schieramento politico: la micro-ala biondiana della micro-corrente centrista-patuelliana che dentro il microscopico partito liberale dava guerra alle micro-fazioni della sinistra tecnocraticadi Zanone e della destra di Sterpa. “Quando fecero fuori Alfredo Biondi restai così disgustato che chiusi. È per dieci anni non aprii più una sola volta le pagine di politica”. Riprende a studiare, segue un master di finanza e marketing alla Bocconi, tra i docenti esterni invitati a chiusura del corso conosce Marcello Dell’Utri. Finito quello, gli offrono un posto all’Efim, frigge un po’ nell’indecisione finché decide d’andare a trovare il braccio destro del Berlusca: “Marcello mi vede e mi fa: ‘Ti stavo aspettando’. A Me! [...] Tanto mi entusiasma il progetto che rinuncio al contratto all’Efim da 40 milioni l’anno e accetto di andare a Publitalia per 19 milioni e 200 mila lire lorde l’anno. Un milion e due al mese. E ne pagavo 700mila d’affitto per un buco davanti a San Vittore”. Sei anni dopo. nel 1993, ha già comprato una casa e il suo stipendio è salito di 22 volte: da 19 a 416 milioni. Così, quando il Cavaliere gli chiede di dargli una mano a organizzare il partito-azienda, è come se glielo chiedesse il Messia. Sgomita come un matto, conquista l’elezione alla Camera quel famoso 27 marzo del ’94, viene investito della candidatura a presidente regionale nel ’95, comincia a battagliare con Roma conquistandosi le prime pagine quando manda a dire al presidente Scalfaro di non farsi vedere dalle parti di Venezia perché non è il benvenuto [...] non perde occasione di attaccare briga. I nemici con i quali scazzotta sono soprattutto tre. Il primo è Roma, in nome di un patto così stretto con la Lega che spesso strilla più forte dei leghisti [...] Il secondo è Massimo Cacciari, verso il quale soffre di un inguaribile complesso d’inferiorità intellettuale e di uno schiacciante complesso di superiorità manageriale che lo porta a schermare scegliendo come terreno anziché le citazioni su Kierkegaard quelle sul pirata Long John Silver. Il terzo sono gli avversari interni a Forza Italia e al Polo [...] L’unica colpa che confessa, riconoscendosi così in ciò che ha scritto Pitrangelo Buttafuoco che l’ha paragonato a Gigi Ballista, il fantastico caratterista veneto che recitò la parte del porco in film indimenticabili come Giovannona Coscialunga, è che ha una certa fortuna con le donne [...]» (Gian Antonio Stella, “Sette” n. 49-50/2000) • «Detto “il Galan Grande”, il voluminoso Dux padovano che, lasciato il posto di funzionario di Publitalia, governa il Veneto dal 1995. [...] Il Galan Grande che sorride, il Galan Grande incravattato, il Galan Grande tra le camicie verdi, il Galan Grande che posa orgoglioso accanto a un Leone di San Marco in pietra proteso sul mare. Guarda lontano, il Patavinus Maximus immortalato nel film montato da Gianluca La Torre, un produttore vergin di servo encomio. Lontano, oltre la Bonino che gli chiese di ritirarsi in cambio di un appoggio al Polo, oltre i parenti-serpenti forzisti che ispirarono a “Libero” un corsivo velenosissimo nel quale veniva riportato un giudizio carogna (“Galan è un uomo che non vale nulla”) attribuito al Cavaliere, oltre le battute sulla sua intensa attività di sciupafemmine. Oltre Agazio Loiero, che il Nostro distruggerà nell’Atto quarto dell’agiografia cinematografica, in una puntata di Porta a Porta, la nuova Arena gladiatoria [...]» (Gian Antonio Stella, “Corriere della Sera” 6/3/2001).