Varie, 26 febbraio 2002
GAMBAROTTA
GAMBAROTTA Bruno Asti 26 maggio 1937. Scrittore, conduttore televisivo e radiofonico • «La comicità di Bruno Gambarotta è quanto di più simile ci sia all’humour inglese in Italia. Un sorriso bizzarro e mai sopra i toni, apparentemente sbadato ma in realtà perfetto nel lessico e nei tempi, nato tra le pieghe di una vita da ”travet” di serie A (prima di venire lanciato come anti-divo da Adriano Celentano nel Fantastico del 1988 era un funzionario Rai di vecchia scuola sabauda) e sbocciato negli anni seguenti tra radio e televisione» (Raffaella Silipo, ”La Stampa” 17/6/2004) • «Ero entrato alla Rai come cameraman, ma a un certo punto fu bandito un concorso riservato ai laureati. Io non ero laureato, ma dato che gli avevo messo in ordine i volumi della biblioteca, e Franco Antonicelli mi aveva chiesto come potesse sdebitarsi, mi lanciai. Ci sarebbe questo concorso... [...] Scrisse una lettera al suo amico Marcello Bernardi, vicedirettore della Rai [...] Un giorno Susanna Agnelli mi segnalò un cantante. Ma non si scomodò. Incaricò la sua segretaria [...] C’erano anche le finte raccomandazioni. Se durante la telefonata di segnalazione uno diceva: "è qui davanti a me", voleva dire: "sono obbligato a farlo, non tenerne conto" [...] Mi ricordo un’attrice che aveva sposato il direttore di un ufficio del lavoro. La scritturavano in tutti gli sceneggiati un po’ a rischio. E così non avevano ispezioni» ”la Repubblica” 27/9/2001) • «Ricordo preciso, il giorno dopo ferragosto del 1977: ”Mi telefonò un amico, assistente dell’allora direttore generale della Rai, e mi disse: ”Bruno, è stato firmato il tuo trasferimento a Torino’. E io, solo in quell’istante, compresi che per 12 anni, quanti ne avevo trascorsi alla Rai di Roma, non avevo mai disfatto le valigie”. Fu gioia allo stato puro. Lo racconta ancora con emozione Bruno Gambarotta, una passione infinita per la sua città, ”tanto che poi ricevetti altre proposte di trasfrimento, ma dissi di no a tutte. Credevo di essere diventato un romano, mi piaceva la vita nella capitale e la richiesta di tornare a Torino l’avevo decisa con mia moglie, avevamo tre figli piccoli e non volevamo generare loro dei traumi. Eppure solo quando seppi che sarei tornato a casa si manifestò la gioia profonda per il mio attaccamento a Torino. Andai alla posta di viale Mazzini e passai il pomeriggio a spedire telegrammi, volevo condividere la felicità con tutti”. Ma c’è un’altra data indelebile nella mente di Gambarotta, il 9 aprile 1993: ”Il giorno in cui è nato il mio primo nipote, Enea. Diventare nonno è il completamento della vita di un uomo”» (’La Stampa” 21/8/2007).