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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

GANDHI

GANDHI Sonia (Sonia Maino) Orbassano (Torino) 9 dicembre 1947. Politico • «La straordinaria, testarda, determinata tessitrice che ha riportato, contro ogni scommessa, il Partito del congresso e la dinastia Nehru-Gandhi al potere a Delhi. Per molti indiani, per i Figli della mezzanotte che vissero l’indipendenza del ’47 dall’impero britannico ma anche per i giovani e meno giovani che hanno accompagnato l’epopea democratica dell’India è questo, più che il boom economico del quale pochi beneficiano, il vero miracolo del 2004. La dinastia non è morta, Sonia l’ha salvata. Non era questa, certamente, la storia che aveva pensato per sé la giovane Sonia Maino, nata a Torino il 9 dicembre 1947 da una famiglia di piccoli costruttori, quando, a metà degli Anni Sessanta, era partita per Cambridge, obiettivo studiare l’inglese. Ma è lì che il destino si rivelò: aveva il volto di Rajiv Gandhi e sarebbe stato straordinario e drammatico. Rajiv, rampollo della dinastia più importante della democrazia più grande del mondo, giurava alla ragazza che mai sarebbe entrato in politica come il nonno Jawaharlal e la madre Indira: avrebbe fatto il pilota di aerei commerciali. Si sposarono, nel ’67, e fino al 1980 vissero in India come una normale (quasi) famiglia borghese. Quell’anno, però, veniva a mancare Sanjay, fratello di Rajiv e destinato dalla famiglia a tenere alta la bandiera nel Congresso e nel Parlamento. Sonia era terrorizzata dalla prospettiva che dovesse essere Rajiv, a quel punto, a entrare in politica. E la nuora italiana litigò violentemente con la suocera. Fino all’84, però, quando le guardie del corpo assassinarono Indira Gandhi, primo ministro d’acciaio dell’India che cercava di strappare milioni di contadini alla fame, si lanciava nella ”rivoluzione verde” e cercava un ruolo, anche nucleare, sul pianeta. Per Rajiv fu obbligatorio scendere in campo e nei mesi successivi stravinse un’elezione che lo lanciò nel firmamento della politica indiana. Il destino si ripresentò drammaticamente nel ’91, quando, durante un viaggio elettorale, Rajiv (che nell’89 aveva perso le elezioni e il posto di primo ministro) fu ucciso da una bomba innescata (pare) dalle Tigri del Tamil. Solo alla metà degli Anni 90 la timida Sonia, di fronte ai rovesci elettorali del Congresso, iniziò ad avvicinarsi alla politica attiva. Anni di cucitura, di studio di una lingua difficile (l’hindi), di amarezze per le accuse di essere ”forestiera”. E le sconfitte elettorali nel 1999 e nelle elezioni locali 2003, che sembravano aver segnato la fine del Congresso e della dinastia Nehru-Gandhi al cospetto della coalizione di governo, nazionalista, che vinceva su tutti i tavoli. [...] La dinastia politica della famiglia numero uno dell’India era iniziata con il secolo scorso, con Motilal Nehru, un esponente nazionalista, ma prese il volo con suo figlio, Jawaharlal, il Pandit Nehru, collaboratore del Mahatma Gandhi, primo capo del governo il 15 agosto ’47, data dell’indipendenza indiana, primo ministro per 17 anni, nella guerra con il Pakistan (’48) come nella guerra con la Cina (’62). Alla morte di Nehru, nel ’64, fu la figlia Indira, sposata Gandhi (nessuna relazione), a prendere in mano le redini di un partito che la riteneva di facile manipolazione. Si dimostrò, in realtà, uno dei politici più formidabili del Ventesimo Secolo; nonostante molte scelte politiche discutibili, fece del Congresso un’istituzione; e trasformò definitivamente la famiglia in una dinastia politica, odiata e adorata in tutto il subcontinente. Il suo assassinio, nel 1984, ne fece un’icona perenne dell’immaginario indiano. questa storia straordinaria che [...] Sonia ha salvato. Se sarà lei la nuova dea della politica indiana, oppure se il suo sarà solo un ruolo di ponte in attesa che i figli Rahul e Priyanka siano pronti per il potere vero, si vedrà. Intanto, la dinastia continua. E mezza India piange» (Danilo Taino, ”Corriere della Sera” 14/5/2004). «Aveva solo ventidue anni quando a Nuova Delhi sposò Rajiv Gandhi, erede della dinastia indiana. Un grande amore, anche oltre la morte di lui dilaniato da una bomba dei separatisti Tamil. [...] Una ragazza piemontese, con il sogno di fare la hostess e che adesso è capo dell’opposizione in India [...] Indira Gandhi ”è stata una mamma per lei” [...] La aspettava alzata quando tornava dai comizi per darle da mangiare a lavarle i piedi gonfi di stanchezza. stata Indira ad aiutarla a non soffrire di nostalgia, a diventare indiana nell’anima. Sonia la ricambiò imparando l’hindi alla perfezione, tanto che alla fine lo parlò meglio del marito. La sua volontà e dedizione conquistarono il cuore di Indira. Sonia è intelligente, moderna, ma accetta le regole della società indù che vuole le ragazze schiave obbedienti e discrete delle loro suocere onnipotenti. Lo fa con piacere, senza mia recriminare nulla. [...] La tragedia che cambia ancora una volta il destino di Sonia è la morte del fratello di Rajiv, Sanjay, in un incidente aereo. Era lui l’erede politico destinato a succedere a Indira. Adesso sarebbe toccato a Rajiv. Sonia si oppose, ma alla fine dovette cedere. ”Le nostre vite cambiarono”, ricordò anni dopo. [...] Il 31 ottobre del 1984 Indira Gandhi viene uccisa e la vita di Sonia ha ancora una svolta. Rajiv eredita la guida del partito del Congresso e dell’India. Da quel momento lei e i figli sono imprigionati, guardati a vista. Nelle poche visite a Orbassano la cintura di sicurezza intorno a loro è strettissima. [...] Cinque anni di Rajiv al potere e poi la sconfitta dettata dal Nord del Paese, cuore dell’integralismo indù e del fanatismo religioso. Nel 1991 nuove elezioni e una campagna elettorale durissima anche per Sonia, a cui gli indiani non hanno mai perdonato la nascita italiana. Il 20 maggio Rajiv muore per mano dei guerriglieri dello Sri Lanka, le Tigri Tamil. Sonia è distrutta e rifiuta di prendere per mano il partito del Congresso. Le dicono: ”C’è bisogno di un Gandhi”. Lei ripete: ”no”. Troppi lutti e troppo dolore. rimasta in India per amore del marito mentre molti le consigliavano di tornarsene a Orbassano. Un rifiuto ostinato alla politica che ripete per anni fino al 1997, quando partecipa alla campagna elettorale senza candidarsi. Due anni dopo viene eletta deputato. Adesso guida l’opposizione in attesa di passare il testimone alla figlia Pryianka, la vera erede di Indira» (’La Stampa”, 7/10/2002).