Varie, 26 febbraio 2002
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GASOL Pau Barcellona (Spagna) 6 luglio 1980. Giocatore di basket. Dei Los Angeles Lakers, squadra con cui ha vinto il titolo Nba del 2009 e 2010
GASOL Pau Barcellona (Spagna) 6 luglio 1980. Giocatore di basket. Dei Los Angeles Lakers, squadra con cui ha vinto il titolo Nba del 2009 e 2010. Con la nazionale ha vinto i Mondiali 2006 e gli Europei 2009 • «[...] Michael Jordan: “Gasol è un ragazzo di talento con un gran futuro nella Nba, ma deve imparare a giocare duro. Oggi, è un giocatore di medio livello nel nostro campionato. Però [...] può crescere tantissimo”. È una certificazione di qualità pronunciata dal più grande di sempre. Sì, pare proprio avviata sui binari giusti l’avventura americana di un cestista al quale calza a pennello l’aggettivo “fast”. È stato veloce l’avvento sulle ribalte che contano del basket, lui che era un predestinato essendo figlio di due genitori che la pallacanestro l’hanno a loro volta giocata. E Gasol è stato rapido sia a scalare i valori (il Barcellona l’ha lanciato, lui ha raccolto l’occasione) sia a convincere gli scout dei professionisti. Pau, terza scelta assoluta [...] indicato da Atlanta ma subito girato alla nuova franchigia di Memphis in cambio di Shareef Abdur-Rahim, è il primo europeo ad aver avuto una selezione tanto alta e privilegiata nel “draft”. Se gli americani l’hanno trattato con i guanti, significa che la stoffa è pregiata. Via, allora, con le celebrazioni. “Sports Illustrated”: “Gasol è completo, ha l’abilità di un giocatore 20 centimetri più basso”. I commentatori della Espn, una delle principali “cable Tv”: “È agile, soprattutto vicino a canestro” [...]. “Usa Today”: “Ha avuto un adattamento molto più breve di tutti gli altri europei”. C’è una frase simpatica con la quale, nella Nba, si definisce un esordiente in crescita: “Ha bevuto del latte”. Pau il precoce, Pau il trampoliere con la faccia da bambino che appena due anni fa, il 17 gennaio 1999, debuttava nella serie A spagnola (“Un ricordo indimenticabile: giocai gli ultimi 28 secondi contro il Caceres, ma quello è stato il mio punto di partenza“), non poteva non avere le poppate vigorose. Lui stesso, oggi, si stupisce: “Tutto è stato più rapido di quello che potessi sperare. Ho subito avuto tanti minuti a disposizione e il mio ruolo, fin dall’inizio, è stato importante”. Non così agevole, peraltro, è stato l’impatto con gli Stati Uniti. Gasol ha ammesso di essere frastornato: “Mi sveglio e credo di essere a Phoenix. Invece mi convinco che quello è il letto dell’hotel di Sacramento, anche se poi scopro di essere a Los Angeles...”. “Fast” sono pure i ritmi della mecca della pallacanestro, che esige “disciplina e massimo impegno”. Di nuovo Pau: “La mia vita oggi è piuttosto ripetitiva: basket e famiglia. Stop. Non c’è altro. Al massimo mi concedo di navigare in Internet per sapere i risultati del Barcellona e di andare qualche volta a cena con Shane Battier, l’altra matricola di Memphis. È diventato il mio miglior amico. Però sono felice: faccio quello che mi diverte, cioè gioco a basket. E lo faccio a fianco dei migliori del mondo”. Agli allenamenti deve arrivare prima dei veterani, diversamente sarebbero guai. E poi, a casa, ha un altro controllo. Quello di papà Agustì e di mamma Marisa, rispettivamente infermiere e medico prestati [...] allo “svezzamento” negli Usa del figlio. [...]» (Flavio Vanetti, “Corriere della Sera” 17/12/2001).