Varie, 26 febbraio 2002
GASPARI Remo
GASPARI Remo Gissi (Chieti) 10 luglio 1921, Gissi (Chieti) 19 luglio 2011. Politico. Laureato in Giurisprudenza. Avvocato. Iscritto alla Democrazia Cristiana dal 1945. Eletto deputato nel 1953, rieletto nel 1958, nel 1963, nel 1968, nel 1972, nel 1978, nel 1979, nel 1983, nel 1987, nel 1992. Sottosegretario alle Poste nel governo Tambroni e nel Fanfani II, all’Industria nel Fanfani IV, alle Poste nel Leone I e nel Moro I e II, agli Interni nel Moro III, nel Leone II, nel Rumor I. Ministro dei Trasporti nel Rumor II, per la Riforma della pubblica amministrazione nel Colombo e nell’Andreotti I, della Sanità nell’Andreotti II, per i Rapporti con il Parlamento nel Cossiga II, delle poste nello Spadolini I e II e nel Fanfani V, per la Funzione pubblica nel Craxi I e II, della Difesa nel Fanfani VI, per la Protezione civile nel Goria, per il Mezzogiorno nel De Mita, per la Funzione pubblica nell’Andreotti VI e VII • «[...] L’Arciduca degli Abruzzi [...] ministro del Mezzogiorno e delle Poste, passato per i Trasporti e la Sanità, la Protezione Civile, la Funzione pubblica e la Difesa [...] “Tre volte ho chiesto colloquio e per tre volte sono andato a parlare con Gava, Andreotti e Forlani. Tre volte con ciascuno di loro: badate, Martinazzoli chiuderà il partito. Mi ascoltavano con sufficienza, senza attenzione. Mi convinsi che era finita. E quando mi convinsi lasciai. [...] Quando mi dimisi da tutto mi feci una bella passeggiata con mia moglie: guardammo le vetrine dei negozi. Che emozione, che bellezza la libertà [...] Il mio Abruzzo ha avuto una cospicua crescita economica: strade e ponti, fattorie e grandi aziende, sviluppo, benessere. Un po’ di merito, forse, è del sottoscritto. [...] mi concentravo sulle cose che si dovevano fare. [...] non una lira dello Stato è stata distratta a mio beneficio. [...] in tutti i ministeri dove sono stato chiamato non ho mai intaccato e nemmeno aperto il fondo riservato. Altri se lo saranno messo in saccoccia [...] Io no. Io pagavo di tasca mia anche le cene degli autisti. Loro dormivano dove io dormivo, il conto d’albergo lo saldava Gaspari con i suoi soldi [...] Io proposi persino di andare all’opposizione. Si era al tempo del governo Spadolini e la situazione era così caotica che erodeva il nostro insediamento, la nostra forza. Nel mio Abruzzo ho usato sempre questa tecnica: quando i voti per governare sono risicati, via all’opposizione. L’opposizione rigenera e non ti fa fare pastrocchi. [...] non concordarono con la proposta di lasciare il governo e le poltrone perché c’era il benedetto problema dei comunisti [...] Io e Andreotti eravamo noti per essere i migliori conoscitori dell’apparato. A volte Craxi mi chiedeva consiglio per capirne di più. [...] Mia moglie mi ha lasciato dopo 52 anni di matrimonio. L’ho persa, e sono convinto che il male l’abbia aggredita durante tangentopoli, quando anch’io fui trattato come un delinquente [...] Ho dimostrato pienamente la mia innocenza. Ma quello è stato un periodo brutto. Mia moglie era una persona sensibile, ansiosa. Mi chiese: ti arresteranno? Le risposi: tutto può accadere, ma sappi che sono innocente e sono onesto. E sono in condizioni di dimostrarlo”» (Antonello Caporale, “Il Venerdì” 16/1/2004).