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 2002  febbraio 26 Martedì calendario

Gates Bill

• (William Henry III Gates) Seattle (Stati Uniti) 28 ottobre 1955. Presidente della Microsoft è, secondo la rivista ”Forbes”, l’uomo più ricco del mondo. Suo padre, William Gates Jr, è un importante avvocato. La madre Mary è insegnante. Fin dalle elementari, si distingue per la memoria prodigiosa e l’intelligenza brillante. Nel 1967 entra al liceo privato Lakeside: lì scopre i primi rudimentali computer dell’epoca e si appassiona all’informatica. Nel 1972, a soli 17 anni, insieme con l’amico e compagno di compiti Paul Allen fonda la ”Traf-O-Data”, agenzia per il monitoraggio via computer dei flussi di traffico a Seattle. Nel 1973 per accontentare papà si iscrive a Harvard, facoltà di legge. Ma preferisce giocare a carte con gli amici e fare esperimenti con i computer. Si trasferisce due anni dopo a Albuquerque, New Mexico, e con Allen fonda Micro-Soft (il trattino è scomparso negli anni ’80). Nel 1980 cede a Ibm la licenza per commercializzare il sistema operativo Ms-Dos sui suoi computer. Nel 1986 entra in Borsa e diventa miliardario (in dollari). Ora la sua compagnia ha più di ventimila dipendenti in 56 paesi. Nel 2000 ha abbandonato la guida operativa di Microsoft, rimanendone però presidente e capo programmatore. Sposato, vive a Bellevue nello Stato di Washington. «Il più ricco, il più potente, il più discusso e bistrattato uomo del pianeta. [...] Per lui si evocano scenari e definizioni che non sentivamo più dai tempi della guerra fredda: Grande Fratello, Padre del Futuro, Padrone dell’Impero del Male [...] La Microsoft, dice Gates, ha una missione: rendere il mondo più felice e più giusto, computer per tutti e più facili da usare, aziende più efficienti. Lasciateci lavorare, se un giorno vorrete vivere meglio e lavorare meno [...] Ogni volta che esce un prodotto la scena è sempre la stessa. Il programma non contiene nulla di particolarmente originale, di solito è qualcosa che assomiglia a un software già esistente della concorrenza o un arricchimento dei precedenti. Di solito è pieno di difetti, ai quali pian piano viene posto rimedio [...] ma è anche vero che, regolarmente, questo programma nuovo di zecca vende una montagna di copie. Tutti lo comprano perché tutti lo compreranno. [...] Chi si rivolge altrove, lo fa a suo rischio e pericolo: è come se acquistasse un automobile troppo larga per andare in autostrada. Questo meccanismo, e qui sta il genio assoluto, Gates lo ha capito per primo [...] E ha dato la polvere a nomi gloriosi dell’informatica [...]» (Rocco Cotroneo, ”Sette” n. 48/1997). «A 11 anni sorprese la madre memorizzando 101 pagine della Bibbia [...]» (Marco De Martino, ”Panorama” 19/11/1998). «Noto per essere l’uomo più ricco del mondo, il padre-padrone della Microsoft, l’uomo che con il suo software controlla nove computer su dieci sulla Terra. [...] è accusato di essere un monopolista, una specie di diavolo della tecnologia che usa il suo potere per distruggere gli avversari, rendendo poco leale la competizione [...] Di lui si sono già occupate le Autorità antitrust americane ed europee [...] L’anno chiave per capire il suo successo è il 1995, quando viene lanciato Windows 95: un trionfo. Gli avversari sono alle corde. Quello della Microsoft è ormai diventato lo standard globale di chi vuole comunicare attraverso il computer. Fino a quel momento gli utenti si erano lamentati perché i diversi tipi di computer non parlavano uno con l’altro. Bill Gates si pone come il risolutore di questo problema storico. E diventa una stella internazionale, radiografata nei dettagli dai mass media. Bill veste male. Porta scarpe ineleganti, maglioni da quattrosoldi, pantaloni mal stirati. Non frequenta i politici di Washington e apparentemente non finanzia lobby per guadagnarsi benemerenze al Congresso. Lavora dodici ore al giorno e continua a seguire nel dettaglio la messa a punto di nuovi programmi. Con i suoi collaboratori è franco fino all’arroganza. Con i giornalisti è scorbutico fino alla maleducazione. A chi gli chiede un’opinione politica risponde di essere un esperto di software. Non soltanto per soldi Ma proprio mentre brilla la stella di Windows 95, sulla scena arriva Internet e molti danno Gates per spacciato. Netscape, la società che ha prodotto il primo software per la navigazione in rete, ha tutta l’aria di essere la Microsoft del 2000. Marc Andreessen, il corpulento ventenne che ha scritto il programma e lanciato la nuova società, viene descritto come il Bill Gates di domani. La Microsoft, invece, viene citata in alcune cronache come un dinosauro che farà la fine dell’Ibm: resterà una società, pure importante, tra le tante. Gates ci mette alcuni mesi per convincersi che Internet rappresenta una svolta radicale. [...] invia un appunto ai suoi collaboratori più stretti affermando che la strategia aziendale viene completamente ribaltata: tutti i programmi vanno riscritti pensando al loro impiego sulla rete telematica. [...] in un’intervista al ”Times” di Londra, racconta se stesso in questo modo: ”Il successo è un pessimo insegnante: seduce le persone e fa loro credere di essere imbattibili”. Cerca di evitare il rischio cercando di non montarsi la testa. Sostiene di non nutrire un grande interesse per i soldi. [...] Gli interessa il potere? Certo. Ma arrivato a questo punto la molla che sembra spingere questo ex ragazzo diventato l’uomo più ricco della terra è una sfida intellettuale nello spingere il mondo nella direzione indicata da lui, e dagli amici che con lui guidano la Microsoft degli anni 90: Steve Ballmer e Nathan Myrvhold. Il libro che pubblica nel 1995, The Road Ahead, non è un inno alla Microsoft, ma un trattato su come il computer cambierà il mondo. Il nemico Netscape Così, quando si decide a impegnarsi su Internet, lo fa con il massimo dello sforzo. Il nemico principale è Netscape. Nel 1996 lancia un programma alternativo a Navigator, Internet Explorer, consentendo agli utenti di prelevarlo gratis su Internet. Contemporaneamente Gates lancia una serie di progetti che gli consentono di sperimentare lo sviluppo di Internet nei diversi settori. L’elenco delle iniziative è impressionante. Crea un network che permette di accedere alla rete [...] (in competizione con il gigante America Online). Investe un miliardo di dollari per acquisire Comcast, quarta società di tv via cavo negli Usa. Stringe una partnership (al 50 per cento) con la rete televisiva nazionale Nbc e crea MsNbc: un canale di news via cavo collegato a un omonimo sito giornalistico su Internet. Lancia Expedia, un sito Internet per vendere viaggi turistici, e CarPoint, per la vendita di auto in rete. Fonda ”Slate”, raffinato settimanale politico-culturale solo elettronico diretto da un noto giornalista americano, Michael Kinsley. Per provare che l’informazione locale di servizio è il futuro della rete telematica mette in cantiere Sidewalk, una dozzina di redazioni locali che obbligano i giornali americani (anche il ”New York Times”), a reagire con iniziative analoghe. Ancora: per 425 milioni di dollari acquista WebTv, una società che produce uno strumento per navigare su Internet attraverso la tv di casa. Contemporaneamente, con i soldi propri e quindi all’esterno di Microsoft, Gates fa altri due investimenti che lasciano di sasso i critici: crea Corbis, che diventa la prima banca di immagini digitali del mondo. E nel ’96, assieme a Craig McCaw, fonda Teledesic, una società che progetta di inviare nello spazio 3-400 satelliti a bassa quota per fornire [...] collegamenti Internet veloci a tutto il mondo. Fermiamoci qui. Non c’è da stupirsi se tanto attivismo crea inquietudine. L’atteggiamento dei giornali nei suoi confronti comincia a peggiorare: un concorrente simile, uno che ha tanti soldi da potersi concedere lunghe sperimentazioni senza badare troppo alle perdite, non ci voleva nel nascente mondo dei media elettronici. Gli analisti si sbizzarriscono. Bill Gates entra nell’editoria? Si impegna direttamente nel commercio elettronico aprendo propri negozi virtuali? Vuole diventare l’esattore di Internet prelevando una piccola quota dalle tasche dei consumatori per ogni transazione avvenuta in rete? Molti rispondono di sì: Gates è il grande fratello. Altri ritengono di no: le sperimentazioni servono solo per tastare il terreno e lanciare nuovi software nelle infinite nicchie di mercato che si vanno aprendo. Le mani sul commercio Comunque sia, anche gli Stati americani si spaventano. Lo sviluppo di Internet affascina ma incute timore. Nel 1997 sono oltre 50 milioni gli americani che utilizzano la grande rete. Le società di ricerca fanno previsioni strabilianti sullo sviluppo del commercio elettronico. Il presidente Bill Clinton vara un piano che impedisce agli Stati federali di applicare nuove tasse agli scambi di merci che avvengono in rete. un modo per facilitare il decollo del nuovo mondo: chi commercia in rete taglia i costi, moltiplica la rapidità degli scambi, riesce a far crollare i prezzi. un nuovo modo di comprare e vendere: per Bill Clinton e il suo vice Al Gore è la nuova frontiera che l’America indica al mondo, una frontiera raggiungibile solo con le tecnologie Usa. Ma gli Stati federali recalcitrano: si tratta di una scommessa che avrà costi salati, almeno all’inizio: la raccolta di imposte calerà e sarà necessario imporre tagli ai servizi pubblici. E poi c’è la questione Microsoft: gli Stati possono anche accettare di veder calare le imposte raccolte. Ma non possono tollerare che ci sia una sola azienda a controllare l’accesso alla rete. Microsoft ha troppo potere, dicono. Finché i computer erano strumenti per lavorare in ufficio o in casa, la cosa poteva essere accettabile. Ma ora le cose sono cambiate. I computer stanno diventando i terminali del commercio e del’’insegnamento, del giornalismo e dell’entertainment. Se accedere a Internet vuol dire entrare in questo mondo, allora chi detiene le chiavi della porta d’ingresso ha un potere formidabile. Se fino a ieri lo sviluppo del mondo informatico era stato lasciato alla libera competizione, ora gli Stati chiedono al governo di porre delle regole. Dice il ministro della Giustizia del Connecticut, Richard Blumenthal: ”Nessuna azienda può avere il monopolio dell’accesso alla rete telematica, perché chi controlla questo controlla il commercio elettronico”. [...] Negli ultimi anni contro Microsoft si è cementata una lobby di aziende high tech i cui campioni più significativi sono Sun Microsystem, Oracle, Ibm, Netscape. Scott McNealy, capo di Sun, è arrivato a lanciare un appello ai governi di tutto il mondo chiedendo loro di ribellarsi allo strapotere di Microsoft. Anche grazie all’impegno di questa lobby, il 19 ottobre 1997 arriva la prima sfida del governo americano a Bill Gates. Il nodo del contendere è il programma per navigare su Internet: Microsoft viene accusata dall’Ufficio Antitrust del governo americano, guidato da Joel Klein, di avere obbligato le aziende di computer (da Compaq a Dell) a installare sui loro pc non solo il sistema operativo Windows 95, ma anche Internet Explorer, contravvenendo a un preciso accordo siglato nel 1995. In questo modo, dice il governo, Microsoft ha usato il suo potere monopolista per avvantaggiarsi sul mercato. La richiesta rivolta ai giudici è di multare la Microsoft con un’ammenda da un miliardo al giorno finché continuerà a seguire pratiche monopolistiche. Si tratta di una cifra record per la giustizia americana, che fa capire la durezza dello scontro. Il casus belli è di un tecnicismo fastidioso per l’opinione pubblica. Ma la sfida politica ha un significato più generale. In gioco non c’è solo l’accertamento di eventuali scorrettezze da parte dell’azienda di Seattle. Il ministero della Giustizia Usa vuole riscrivere le regole per il futuro cercando di riformulare il concetto stesso di ”posizione dominante” in questo nuovo mondo. [...]» (Enrico Pedemonte, ”L’Espresso” 28/5/1998).