Varie, 26 febbraio 2002
Tags : Jean-Paul Gaultier
GAULTIER Jean-Paul Arcueil (Francia) 24 aprile 1952. Stilista • «’Sono sempre di buon umore, il che rende le mie creazioni molto ottimiste”
GAULTIER Jean-Paul Arcueil (Francia) 24 aprile 1952. Stilista • «’Sono sempre di buon umore, il che rende le mie creazioni molto ottimiste”. Con il talento che contraddistingue alcuni scrittori ha creato logiche estetiche e architetture semantiche personali, ha spostato i confini costruendo un insieme di segni surreale, un universo parallelo, arioso e possibilista, in cui sarebbe più divertente vivere. [...] i capelli cortissimi decolorati, una figura mobile, l’espressione in bilico tra l’ingenuità e il sarcasmo. La sua immagine è precisa e irrimediabilmente evocativa, come quella di Pablo Picasso del quale sembra perpetuare la tradizione della maglietta a righe e un certo spirito avanguardistico che lo ha portato a ridefinire alcuni codici ritenuti ferrei, a irridere delle certezze stilistiche. Ha un rapporto sereno con la sua omosessualità e le leggende narrano che un momento decisivo per lui sia stato il film Giulietta e Romeo: ”Mi resi conto che sognavo più Romeo che Giulietta”, avrebbe detto. Sta di fatto che il suo lavoro ha una valenza quasi eversiva, è un’affermazione continua. [...] Con differenti ruoli e altrettanto diversi gradi di popolarità ha raccontato di stagione in stagione, storie fantasiose, attingendo alle culture e ai tempi più vari: si va dalla rivisitazione della geisha all’austerità degli hassiddim, ai colori di Gauguin. Ha mandato in passerella suore con le calze trasparenti, Giovanne d’Arco e signore tatuate. Il tema nautico, quello del marinaio, è invece un Leitmotiv. Gaultier è conosciuto in genere per le sue gonne da uomo, che per lui rappresentano un gesto di puro e semplice divertimento, di libertà poetica, di accoglienza. Nel suo modo di interpretare la moda c’è un lato epico e romantico, atemporale, si sente un’educazione alla differenza. Comunque Jean-Paul Gaultier ha stregato e irretito anche i più scettici attraverso la sua incontenibile capacità affabulatoria. Leggero e audace, gode di una sorta di immunità particolare, che lo protegge e lo pone su un piano diverso: gli si riconosce l’appartenenza a una categoria superiore. Disegna abiti da quando era bambino - lo faceva per i suoi orsacchiotti - e ama raccontare di come la sua adorata ed eccentrica nonna lo abbia incoraggiato e ispirato, e di quanto ammirasse Christian Dior. Il suo è un caso di urgenza creativa che lo ha portato dalla periferia parigina al XII arrondissment di Parigi, in Faubourg Saint-Antoine, sede ufficiale della maison Gaultier dal 1994. Dopo gli inizi da Pierre Cardin nel 1973, è stata la volta di Jacques Esterel, poi della maison Patou, Angelo Tantazzi. Senza dimenticare il forte legame con Francis Menuge, che da personale divenne anche professionale (il suo sostanziale supporto durò fino a quando fu possibile: Menuge morì di Aids nel 1990). Nel 1976 la prima collezione di prêt-à-porter femminile per la primavera-estate ’77, con tessuti comprati al mercato Saint-Pierre. Donald Potard, suo amico di infanzia e uno tra i suoi più stretti collaboratori, ricorda che il pubblico era composto dai familiari e da qualche giornalista giapponese. La reazione fu di diffidenza e perplessità: troppo stravagante. Ma nel ’78 il gruppo Kashiyama decide di finanziarlo, anche se i consensi arriveranno solo alla quinta stagione: Grease, questo il nome della collezione, per la quale Gaultier aveva immaginato dei ”chiodi” in pelle sintetica da rocker abbinati a tutu da ballerina. Da quel momento tutti vollero assistere alle sue sfilate. Seguiranno il rapporto con il gruppo italiano Gibo e la prima collezione di prêt-à-porter maschile, per l’estate 1984, L’Uomo oggetto. Il titolo già ne racconta lo spirito: le ampie scollature sulla schiena saranno il preludio a una serie di intemperanze concettuali ed estetiche che diventeranno la cifra stilistica di Gaultier, conosciuto ormai per essere lo stravagante che propone gli uomini con il bustier. A questo proposito, impossibile disgiungere la sua storia da quella che diventò l’icona di un’epoca della maison stessa. Parliamo del corsetto a spirale, appuntito, iperbolico, che Madonna indossò nel 1990 nel Blonde Ambition Tour. Fu il momento della vera consacrazione per lo stilista, ma anche qualcosa di importante per la moda stessa, una sorta di spartiacque tra il prima e il dopo. Nel 1996 inizia a disegnare la sua linea di alta moda, che riscuote subito grande successo. [...]» (Renata Molho, ”Ventiquattro” n. 10/2003).