Varie, 26 febbraio 2002
GAWRONSKI Jas
GAWRONSKI Jas Vienna (Austria) 7 febbraio 1936. Giornalista. Politico. Dal gennaio 2011 presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma, istituzione nata nel 1927 per promuovere l’arte contemporanea in Italia. Ex europarlamentare di Forza Italia, ex portavoce di Silvio Berlusconi • «C’è chi lo ricorda corrispondente dalle grandi capitali del mondo, chi impettito conduttore di Big Bang, chi portavoce di Silvio Berlusconi, chi intervistatore del Papa. Oggi Jas Gawronski è europarlamentare di Forza Italia. Pochi sanno che, se le cose fossero andate in maniera diversa durante il fascismo, oggi Jas sarebbe proprietario della “Stampa di Torino”. [...] nonno Frassati è stato il fondatore della Stampa. “È vero, ma mio nonno era un antifascista dichiarato. Era stato nominato ambasciatore a Berlino e si era dimesso nel 1922 per protesta contro Mussolini. Il regime lo costrinse a vendere il giornale alla famiglia Agnelli” [...] Mio nonno mi diceva: “Occupati di tutto tranne che di giornalismo” [...] Ho cominciato a fare il giornalista a 21 anni. Approfittavo dei miei soggiorni in Polonia per collaborare alla “Gazzetta dello Sport”. Ricordo una Coppa Davis di tennis, un Giro ciclistico della Pace. Poi cominciai con la Rai [...] Sono nato nel 1936 da padre polacco e madre italiana. Mio padre era ambasciatore a Vienna. Nel 1939 siamo arrivati in Italia e ci siamo stabiliti dal nonno Frassati [...] Al “Giorno” di Baldacci. Poi mi scoprì Enzo Biagi e feci l’organizzatore dei suoi servizi televisivi. Fu il mio primo contatto col giornalismo di serie A. Attraverso Biagi conobbi Zavoli e lavorai anche con lui. Infine divenni assistente e poi successore di Ruggero Orlando a New York [...] Il Papa lo intervistai due volte. La prima intervista non è mai uscita [...] Ero stato invitato a pranzo. Mentre mangiavamo lui parlava. Tornai a casa, sbobinai l’intervista, era tutto pronto quando mi telefonò il segretario: “Il Papa ci ha ripensato e preferirebbe che l’intervista non uscisse”. Fine [...] Ma mi diedero un’altra possibilità. Di nuovo a pranzo. Non si capiva nemmeno la seconda volta se erano d’accordo o no [...] Insomma la pubblicai. Per un paio di giorni stetti un po’ in apprensione. Poi uscì tutta intera sull’“Osservatore Romano”. E tirai un sospiro di sollievo [...] L’avevo conosciuto a Varsavia, da vescovo. Quando venne nominato Papa mi vidi un paio di volte col segretario. Una sera, a Castelgandolfo, mentre stavo per andare via, mi disse: ’È libero? Vuole rimanere a cena?’. E sono rimasto a cena con papa Wojtyla [...] Quando stavo a Mosca, Igor Sedyk, il mio angelo custode, il giornalista incaricato dalle autorità di seguirmi, veniva a cena da me insieme alla sua fidanzata e regolarmente si ubriacava. Rituale un po’ ripetitivo e sospetto. La ragazza, appena lui si addormentava, rivolgeva le sue attenzioni verso di me [...] Tutte le volte [...] Nel 1979. Il Partito repubblicano mi chiese di entrare in lista per le europee. Risultai primo dei non eletti, dietro a Susanna Agnelli. Due anni dopo Susanna si dimise e io presi il suo posto. Feci anche le successive elezioni, sempre con i repubblicani. Ma quando entrarono in un governo di centro sinistra, un po’ troppo a sinistra per i miei gusti, me ne andai [...] Nel 1984 ero entrato a Mediaset, avevo fatto Big Bang. Poi avevo partecipato alla nascita dell’informazione, con Zucconi, Bocca, Levi, Montanelli. Grandi nomi, piccoli risultati [...] Domenico Minniti, uno che ho smesso di salutare, doveva selezionare le candidature per le europee. Io come deputato uscente mi ero convinto di essere candidato, non sapendo che Berlusconi aveva deciso di escludere gli uscenti. Minniti non rispondeva alle mie telefonate. Solo a poche ore dalla chiusura delle liste capii che ero escluso. Mi andò bene. Divenni portavoce di Berlusconi e poi senatore [...] Il mio difetto è di non essere aggressivo, di non avere nemici e di non essere ambizioso [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” 19/6/2003).