Varie, 26 febbraio 2002
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Gehry Frank
• Toronto (Canada) 28 febbraio 1929. Architetto. Influenzato dall’avanguardia figurativa contemporanea, ha sconvolto il tradizionale modo di percepire le forme e occupare lo spazio. Riprendendo i temi di F.L. Wright ha adottato l’assemblaggio apparentemente casuale di materiali poveri e comuni. Successivamente ha sviluppato il tema della ”casa in forma di città”. Tra le sue opere: la Gehry House di Santa Monica (1978), il Vitra Design Museum, La Loyola Law School, il California Aerospace Museum di Los Angeles (1984) il Weil am Rhein, The American Center di Parigi (1994), la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, il complesso di Euro Disney a Marne-la-Vallèe, il museo Guggenheim di Bilbao (’liberal”, 22/10/1998) • «Ormai non è neanche più un architetto. un’icona della cultura popolare americana. diventato popolare e amato come Paperino, corteggiato come Humphrey Bogart, coccolato come una delle intelligenze più brillanti dell’arte architettonica contemporanea, insignito del premio Printzker, praticamente il corrispettivo del Nobel nella sua professione. [...] Frank Gehry, che il settimanale ”Newsweek” ha definito il ”Colombo degli architetti” perché, proprio come il detective televisivo, gira anche lui con un impermeabile spiegazzato [...] Voleva fare il chitarrista. Aveva anche preso lezioni di musica, ma le dodici ore al giorno di pratica architettonica hanno preso il sopravvento. Ogni tanto qualche sua costruzione ti fa venire in mente un pentagramma sconnesso, ma se la guardi attentamente ha una sua coerenza, una sua eleganza, una sua necessità d’essere. Come il Museo d’arte moderna costruito per l’Università del Minnesota, che ha fatto scrivere a Herbert Muschamp, del ”New York Times”, che siamo di fronte non a una ma a cinque - quante sono le gallerie d’arte che formano il museo - delle più belle realizzazioni archittetoniche al mondo» (Claudio Castellacci, ”Sette” n. 18/1997). «La mia architettura tenta di smitizzare il problema del dettaglio. Ho combattuto a lungo con questa questione. Peter Schjeldahl ha scritto a questo proposito una frase che voglio venga incisa sulla mia tomba: "Fare propaganda per la perfezione è alla base dell’amore di Gehry per l’imperfezione dell’umanità". Ed à proprio per questo che ho tentato di fare ricevendo molte più critiche rispetto ad altri architetti che costruiscono dettagli impeccabili e associano i materiali in maniera perfetta. Anch’io dedico molto tempo ai particolari, ma lo faccio in maniera informale e i risultati che ottengo sono più casuali. Anche per questo, probabilmente, tutto quello che faccio fuoriesce dai programmi, dai budget, dalle previsioni e dalle attese dei committenti [...] Quand’ero bambino, ogni giovedì andavo con mia nonna, Leah Caplan, al mercato ebraico di Toronto; compravamo una carpa viva e, a casa, la mettevamo nella vasca da bagno. Giocavo con il pesce tutto il giorno, sino a quando nonna lo uccideva per preparare il ”gefilte fish”, il pesce cucinato nella nostra maniera tradizionale. Mia nonna era solita giocare con me: mi portava dei pezzi di legno e insieme costruivamo sul pavimento case e città. Molte di quelle forme, compresa quella della carpa che compravamo ogni giovedì al mercato, le uso ancora oggi. Giocando con mia nonna Leah avevamo già fatto tutto, forse ora sto solo reimpiegando e raffinando quanto ho fatto a 8 anni» (Mary Linch, ”Panorama” 22/10/1998).